Una fogliata di libri

Swinging Stravinsky

Enrico Paventi

La recensione del libro di Biagio Bagini, Oligo, 192 pp., 16,90 euro

Quest’opera narrativa, basata su una miscela di dati biografici ed elementi di pura invenzione, costituisce una lettura intrigante che mescola la vicenda di Igor Stravinsky e quella di Benny Goodman. Spaziando felicemente tra gli ambiti, le epoche e le esperienze musicali che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento, l’autore ci porta a rivivere un clima artistico assai vivace, nel quale la creatività ha consentito di annullare la distanza esistente tra mondi apparentemente lontani, tra “colto” e “popolare”, “alto” e “basso”.  

Mentre la grande storia del “secolo breve” si dispiega tra guerre e illusori sprazzi di pace, il romanzo ripercorre l’itinerario di due personaggi che si incontrano, condividono più di una passione e poi, nel 1965, realizzano una memorabile registrazione dell’Ebony Concert. Oltre a ciò ne viene narrato il retroterra, da San Pietroburgo alle città americane – in primis  Chicago e New York – la formazione, la maturità, l’apogeo, il tramonto. 
Va però rilevato come il romanzo presenti anche una dimensione corale: dal momento che, insieme ai tanti musicisti e compositori citati, non mancano i frequentatori dei salotti di Coco Chanel né gli estimatori dei film dei Fratelli Marx, ai quali si aggiungono i danzatori dei balletti russi e gli strumentisti che suonano nelle orchestrine chiamate a esibirsi sui battelli.

 

Tra continue battute e azzeccate metafore (“un ragtime gioioso come un’automobile che scappa di mano”), costanti riferimenti alla grammatica musicale e alle composizioni più disparate, la storia si dipana con tono leggero, al quale fornisce il proprio contributo la presenza di un “terzo incomodo”: il diavolo che, sotto vari travestimenti, svolge la funzione di io narrante.  Numerosi sono inoltre i brani capaci di evocare atmosfere suggestive. Riguardo alla Chicago in cui il giovanissimo clarinettista inizia a mettersi in luce Bagini, per esempio, scrive: “La musica si diffondeva per le strade, girava per i vicoli del ghetto, come il vento e i gatti. E arricchiva di nuove canzoni la città, trasformata in pochi anni in una metropoli sonora. C’era perfino un blues che celebrava la ‘dolce Chicago’, dove i soldi crescono sugli alberi”.  

A proposito infine del profilo stilistico, occorre sottolineare la scorrevolezza della prosa, la concisione e incisività dei dialoghi, la ricchezza del lessico, il plurilinguismo, la varietà dei registri espressivi. Qualità, queste, che contribuiscono a fare di Swinging Stravinsky un romanzo gradevolissimo e meritevole di attenzione. (Enrico Paventi)  


Swinging Stravinsky
Biagio Bagini
Oligo, 192 pp., 16,90 euro

 

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