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una fogliata di libri

Il lungo inverno del 1933

Enrico Paventi

La recensione del libro di Paul Jankowski, Laterza, 462 pp., 28 euro 

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La Germania nazista invase la Polonia il 1° settembre del 1939. Nel giro di qualche giorno, in ossequio al sistema delle alleanze, sarebbe entrata in guerra tanto la Gran Bretagna quanto la Francia. Il conflitto avrebbe coinvolto in seguito molti altri paesi europei per poi assumere gradualmente dimensioni pressoché planetarie.  In questo saggio lo storico statunitense Paul Jankowski analizza con acutezza le origini di quegli avvenimenti che, per sei interminabili anni, avrebbero sconvolto il mondo intero e che, a suo parere, affondano le proprie radici in un periodo piuttosto breve: quello compreso tra il novembre del 1932 e l’aprile del 1933. Fu allora che le grandi potenze, seguite da qualche paese loro alleato, voltarono le spalle a ciò che restava dell’“ordine internazionale”, allentarono i legami reciproci e si incamminarono su una strada che le avrebbe portate a scontrarsi nella Seconda guerra mondiale.

 
Ma cosa accadde, in particolare? E’ presto detto: Hitler venne nominato cancelliere, il Giappone occupò alcune province cinesi e uscì dalla Società delle Nazioni, l’Italia fascista iniziò a preparare in gran segreto una nuova avventura coloniale, Roosevelt accentuò le tendenze isolazioniste che avevano caratterizzato le scelte dei suoi predecessori, la Gran Bretagna si ritrasse nei ben muniti confini del suo impero, la Francia non riuscì a darsi un esecutivo in grado di governare a lungo. A tutto ciò si aggiunse il fallimento delle due conferenze nell’ambito delle quali si sarebbero dovute affrontare questioni di capitale importanza come la ripresa economica e il disarmo. Osserva, al riguardo, lo studioso: “Ovunque si stavano alzando muri. Alla fine di quel lungo inverno, il mondo postbellico diventò un mondo prebellico”.  

 
Va inoltre messo in rilievo come, in diverse realtà nazionali, si sia assistito in quel periodo all’insorgere di una triade – costituita dal nazionalismo, dall’autoritarismo e dal disagio sociale – che si sarebbe rivelata in grado di travolgere più di un sistema democratico. Jankowski mette però in guardia dalla tentazione di ravvisare facili analogie con il nostro presente, giacché le differenze tra le due epoche gli sembrano davvero numerose. E’ in ogni caso interessante sottolineare come, nella crisi che connotò i primi anni Trenta, egli individui un elemento di novità: qualunque impegno internazionale che non fosse palesemente e immediatamente volto a tutelare gli interessi del singolo paese – anche i più egoistici – avrebbe trovato un ostacolo insormontabile nella contrarietà della massa. Da allora in poi la folla, spesso preda delle proprie illusioni nazionalistiche, non avrebbe mancato di esercitare la sua influenza sugli orientamenti della politica estera. 
  

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Il lungo inverno del 1933

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Paul Jankowski
Laterza, 462 pp., 28 euro 

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