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Una fogliata di libri

Fifty-Fifty. Warum e le avventure Conerotiche

Simonetta Sciandivasci

La recensione del libro di Ezio Sinigaglia (Terrarossa, 268 pp., 15,90 euro)

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Ezio Sinigaglia ha scritto un bizzarro libro d’amore sulla passione, il tempo, un uomo e un altro uomo, le parole. Ci si mette un po’ a capire che i protagonisti sono soltanto due, perché di nomi, invece, ce ne sono decine, talvolta per ricordarli e associarli alla storia si fa fatica, quella fatica che si fa con i russi, e allora si deve prendere un quadernino e appuntare le voci, le occorrenze, vita, opere, mestieri. Questo di Sinigaglia è soprattutto un libro sull’identità, su tutte le sue parti, particelle, navicelle, e su come l’amore riesce a farle convivere, che è cosa diversa dal mescolarle, su come le crea e le sostanzia. L’incontro con l’altro questo è: l’occasione per allargare il coro di voci che tutti abbiamo dentro, per snaturarci diventando il nostro opposto e proprio in quell’opposto scoprirci, conoscerci o soltanto riconoscerci.

Quando ci si innamora e ancora di più quando si sta insieme a lungo e da tanto, come i protagonisti di questa storia, il processo di moltiplicazione della propria identità è un fatto non certo, ma, quando accade, fortunatissimo, anche se talvolta nevrotico. Sinigaglia ha scelto di raccontare un caso fortunato, felice, e se n’è servito per dire com’è amare senza dire cosa sia l’amore – cosa difficilissima, che gli è riuscita seguendo il tempo di un viaggio, esplorandone tutti i momenti di riposo, di stasi, di niente. Fifì e Aram, la voce narrante, sono due amanti, si chiamano anche Warum, Ramy, Ramino, Am-am, Stefano, Fefano, Phephen. Sono entrambi giovani, anche se tra loro c’è uno scarto che sembra temporale da tanto è profondo ed è dato dal fatto che uno vuole l’altro in modo assoluto e quell’altro, invece, non vuole o non riesce a concedersi completamente.

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Uno tenta, l’altro tentenna. Giocano. S’inseguono. Senza malizia o sfiducia. E’ un amore ed è un’amicizia, è una relazione che si costruisce prendendo molte strade, le stesse dell’identità dei protagonisti, una delle quali è anche la negazione. Li vediamo partire, in tenda, per il Conero, tra l’Umbria e le Marche che però emergono poco: la telecamera è quasi sempre dentro, gli occhi sono sempre puntati sugli occhi. E li vediamo passare il tempo insieme: “Ci proponevamo a vicenda gli indovinelli più astrusi, ridevamo di continuo, gonfiando lo spazio striminzito della tenda di un argento enorme, tintinnante come l’interno di una legumiera di Sheffield colpita da un cucchiaio con lo stesso marchio aristocratico, un suono ch’era la musica stessa della gioia”. E’ la scrittura, la vera avventura erotica di questo libro che è una lunghissima poesia. Non un poema, proprio una poesia. 

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