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Casa di Foglie

Andrea Frateff-Gianni

Il libro di Mark Z. Danielewski, 66thand2nd, 760 pp., 29 euro

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Riuscireste a resistere a un libro la cui epigrafe iniziale è: “Questo non è per te”? E riuscireste a interrompere la lettura dopo un’introduzione di questo tipo: “Ho ancora gli incubi. A dirla tutta ne ho così spesso che ormai dovrei essermi abituato. Ma non è così. Agli incubi non ci si abitua mai. Per un po’ ho provato ogni pillola immaginabile. Qualsiasi cosa, pur di tenere a bada la paura”?

 

Se poi vi dicessero che il libro in questione è stato lungamente introvabile e addirittura oggetto di aste furibonde su ebay, scommetto che andreste di corsa a cercare di recuperarlo da qualche parte. Tranquilli. Da non molto questo è possibile grazie alla coraggiosa scommessa di 66thand2nd, stilosissima casa editrice che ha deciso di ripubblicare Casa di Foglie di Mark Z. Danielewski.

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Libro di culto e desiderio proibito dei bibliofili italiani da dieci anni a questa parte, Casa di Foglie torna in libreria con l’ottima traduzione di Sara Reggiani e Leonardo Taiuti e con una nuova veste grafica praticamente identica all’originale statunitense pubblicata nel marzo del 2000 da Pantheon Books.

 

Manifesto della letteratura ergodica il monumentale romanzo di Danielewski è un’opera che definire complessa risulterebbe addirittura riduttivo. Innanzitutto per la sua veste grafica completamente folle che comprende un susseguirsi di diversi font, pagine scritte al contrario o quasi completamente bianche, moltitudini infinite di note, porzioni di testo decifrabili solamente con l’ausilio di uno specchio più ogni follia grafica sperimentale che vi possa venire in mente. E in secondo luogo per la trama, composta da storie parallele che si intrecciano e si sovrappongono tra loro fino a sprofondare una dentro l’altra.

 

Il narratore della vicenda è un certo Johnny Truant, un giovane tossico disadattato che lavora in un negozio di tatuaggi di Los Angeles che per una serie di motivi finisce nel trasferirsi nella casa di un vecchio cieco pazzo, morto in circostanze misteriose. Sarà proprio in quella casa che, assecondando uno dei più classici cliché della letteratura, troverà in un baule un incomprensibile manoscritto di un saggio su una pellicola underground finita in clandestinità, girata da un premio Pulitzer della fotografia. Manoscritto che lo porterà alla follia. Follia nella quale verrà trascinato anche il lettore, risucchiato suo malgrado dagli stessi incubi della storia.

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Libro definito da alcuni maledetto, Casa di Foglie è stato paragonato a capolavori immortali quali sono Don Chisciotte e Moby Dick, facendo sperticare le mani a furia di applausi pesi massimi della letteratura americana del calibro di Stephen King e Bret Easton Ellis. E’ stato accostato alla poesia dadaista ai lavori di Quaneau e a quelli di Borges. Praticamente la cosa più vicina a un trip di Lsd che sia mai stata scritta. Che gli incubi abbiano inizio.

 

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Mark Z. Danielewski
Casa di foglie
66thand2nd, 760 pp., 29 euro

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