Elogio del diritto
Recensione del libro di Massimo Cacciari e Natalino Irti edito da La nave di Teseo (160 pp, 18 euro)
La filosofia del diritto sarebbe arrivata molto dopo, ma già i greci s’interrogavano sulla giustizia come virtù politica per eccellenza, l’unica capace di dare forza alle fondamenta della società. Nel pensiero greco la giustizia è schema ideale della vita, supremo dono degli dèi agli uomini, chiave di lettura della loro posizione nel cosmo, verità ultima sul mondo e sulla natura della realtà. Nei poemi omerici troviamo l’onnipossente Dike, Giustizia, figlia di Zeus e della sua seconda sposa, Themis, la grande dea che governa “la regola della natura, la norma della convivenza dei sessi, anzi della convivenza degli dèi e degli uomini in
Il primo analizza, dai greci a oggi, i passi della “secolarizzazione” del concetto di giustizia, la sua interpretazione ebraica e cristiana, il suo relativizzarsi sotto l’incalzare di opinioni diverse che via via rivendicano il loro spazio e le loro codificazioni. Cacciari pensa che “la dimensione del Diritto non sia concepibile al di fuori della sua inesauribile e inconcludibile ‘sete’ di Giustizia”, la quale, a sua volta, non può fare a meno di richiamarsi a Themis. Irti, dal canto suo, nota come la dissoluzione dello stesso Nomos abbia raggiunto il suo grado estremo nel mondo della tecnica, dove le leggi positive diventano frammentati prodotti finalizzati a dominare lo spazio virtuale e il mercato, con il sopravvivente Stato sempre più in affanno nella difesa della propria autorità normativa.
All’individuo ormai orfano dei “soccorrevoli dualismi del passato (legittimità e legalità, giustizia e legalità, diritto naturale e diritto positivo)”, si apre un orizzonte di “politeismo giuridico” illimitato che “può anche travolgerlo e schiacciarlo”.
Elogio del diritto
Massimo Cacciari e Natalino Irti
La nave di Teseo 160 pp, 18 euro