recensioni foglianti
La compagnia delle illusioni
Enrico Ianniello
Feltrinelli, 271 pp., 17 euro
Le mattinate di Antonio Morra iniziano tutte allo stesso modo: rimanere per un’ora chiuso a chiave nel bagno della casa che divide con sua sorella e sua madre, tra gli strilli della prima – “il gallo di casa” che gli rimprovera di non fare “un vero lavoro” – e le comprensioni e i sorrisi della seconda che si limita ad assistere a quei siparietti famigliari dalla sedia a dondolo.
Uno come lui che non ha mai avuto personalità e che ha solo il ricordo di una donna da amare (Lea) e una con cui fantasticare (la barista Beatrice), sa che “il fiore dell’illusione – come recita il lemma della Compagnia citando Paul Claudel – produce il frutto della realtà”. Lo sa molto bene anche Enrico Ianniello che, prima di essere un traduttore e uno scrittore molto apprezzato (ricordate La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, già vincitore del Premio Campiello Opera Prima?), ha iniziato proprio sul palcoscenico che oggi alterna alla tv. Ce lo ricorda in queste pagine dolceamare come la vita, malinconiche ed esilaranti, ricche di humour partenopeo e di analisi sociale in cui, a farla da padrone, sono il gioco delle maschere, la speranza, la riflessione sull’identità e su come formiamo il nostro carattere in relazione all’altro.
L’illusione è del tutto necessaria, ma bisogna stare molto attenti perché viene da in ludere, che è lo stare in gioco, quello da cui (e dove) nasce il tutto.
LA COMPAGNIA DELLE ILLUSIONI
Enrico Ianniello
Feltrinelli, 271 pp., 17 euro