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recensioni foglianti

La differenziazione dell’umido e altre storie politiche

Nadia Terranova

Giovanni Nucci, Italo Svevo, 79 pp., 12,50 euro

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C’è solo un valore che la letteratura può contrapporre al potere o alla realtà, quindi alla politica, ed è la finzione”, scrive Goffredo Mainardi, vecchio poeta nominato senatore a vita, nel suo discorso di insediamento. E’ un discorso che ripercorre il Giulio Cesare di Shakespeare interrogandosi, e interrogando l’opera, su questioni che ruotano intorno all’inutilità della letteratura (“Piccola biblioteca dell’inutile” è, del resto, il nome della collana diretta da Giovanni Nucci, qui anche autore, per l’editore Italo Svevo). Come dialogano fra loro la poesia e la politica, l’utilitarismo e l’inutilità, la finzione che si confonde reale e la realtà quando diventa inimmaginabile? “Shakespeare prendeva delle storie vere con l’idea di renderle finte e in tal modo poteva metterle nei suoi drammi”, spiega Mainardi: perché se la verità è incredibile, la letteratura, ovvero il regno in cui si pattuisce la menzogna, ha il potere di inverarla. Non posso credere che tutto ciò stia accadendo realmente, ma se qualcuno lo racconta, e lo racconta con parole così alte, così perfette, allora dovrò crederci per forza – ecco cosa accade al nostro cervello quando leggiamo.
In questa disamina che passa attraverso tre personaggi (Giulio Cesare, Bruto, Marco Antonio) si arriva a narrare una storia paradossale: una sindaca, per arrivare a ricoprire la sua carica, passa attraverso i gruppi d’acquisto e un praticantato in uno studio legale. Passa attraverso un piccolo compromesso che le presenterà un giorno il conto. Un’idea stramba, no? Come stramba è la rappresentazione di una Roma in cui gli autobus prendono fuoco da sé e i cassonetti non vengono svuotati mai e poi mai.
La differenziazione dell’umido e altre storie politiche offre molti spunti di riflessione, come la poesia sa fare quando legge la politica dichiarando distacco e ironia ma in realtà rigirandola a suo piacere. L’autore chiama in causa il diritto a cospirare contro la dittatura, ma anche quello a non accontentarsi di “una congiura da quattro soldi per contenere un tiranno davvero mal riuscito”. Attraverso il lavoro del drammaturgo Damien Hirsch, che ha lavorato a un riadattamento del Giulio Cesare mai completato e mai andato in scena, pone l’eterna questione dell’attualità del fascismo e dell’altrettanto eterno richiamo all’antifascismo, per concludere che “non si può chiamare in causa Matteotti ogni volta che sono gli altri a vincere le elezioni”. Attraverso Bruto, Mainardi discute anche del valore che hanno le omissioni: la politica è quel territorio nel quale il “non fare” è grave quanto il “fare”, si risponde non solo di ciò che si è compiuto ma anche e soprattutto di ciò che si è trascurato.
Questo denso libretto, nella sua prima parte, si conclude a pagina cinquantasei. Seguono venti pagine di “Nota del curatore”, che costituiscono un altro e ulteriore punto di vista, di cui non scriveremo nulla per non togliere felicità alla lettura: ce n’è parecchia, in questo gioco letterario elegante e riuscito.

 

LA DIFFERENZIAZIONE DELL'UMIDO E ALTRE STORIE POLITICHE
Giovanni Nucci
Italo Svevo, 79 pp., 12,50 euro

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