recensioni foglianti
Ecrits sur l'art
August Strindberg
Editions Macula, 191 pp., 18 euro
Romanzo, diario, teatro? Al lettore italiano manca ancora qualche tassello per poter cogliere l’opera di August Strindberg nel suo insieme. Forse alcuni non sono avvertiti del fatto che lo scrittore svedese dipingesse, e che oltre ai paesaggi, brutali come le sue pagine scritte, desolati, in cui ogni figura umana è cancellata, si sia occupato anche di critica d’arte e di fotografia.
Evidentemente, Strindberg non temeva di spiazzare il lettore. Eppure, questo esempio centra uno degli aspetti su cui si focalizza lo sguardo dello scrittore, e cioè il colore, il suo uso, la sua declinazione infinita. L’analisi entra sempre dentro la pittura. Strindberg scompone la figura in materia cromatica, la descrive incessantemente, come uno scienziato in laboratorio alle prese con una piastrina al microscopio.
Le pagine sul paesaggio nordico, le note sui rapporti tra quadri esposti, i resoconti da Parigi, la bellissima lettera a Gauguin, quelle finali sull’azione della luce nella fotografia ci dicono proprio questo (ed è ciò che emerge dall’ottima prefazione di Jean-Louis Schefer): il realismo, il naturalismo che Strindberg invoca emergono da una coalescenza tra l’idea di natura, oggetto costante di sperimentazione scientifica, e il mondo spirituale, altro campo di sperimentazione che necessita del giusto equilibrio alchemico.
ECRITS SUR L'ART
August Strindberg
Editions Macula, 191 pp., 18 euro