recensioni foglianti
I colori dell’incendio
Pierre Lemaitre
Mondadori, 504 pp., 20 euro
Potrete anche iniziare a leggerlo distrattamente, con la solita diffidenza verso la narrativa popolare. Ma dopo qualche pagina ne verrete catturati. L’ultimo romanzo di Pierre Lemaitre è un’immensa saga nelle tinte fosche del giallo, un romanzo d’appendice dove il soldo, il sesso e il potere intrecciano una trama irresistibile, mossa da un vortice di sentimenti deleteri, azioni nefande, reazioni distruttive. Lemaitre, un autodidatta che vota Mélenchon, ex insegnante nei corsi per adulti diventato una star grazie al Prix Goncourt 2013, riprende la sua perlustrazione immaginaria di una realtà più vera del reale,
Il dramma è tutto lì, ma si dipana in una serie di colpi di scena incalzanti, sullo sfondo della crisi del 1929, della corruzione politica della Terza Repubblica, della stampa che manipola, aggioga, ricatta i lettori, mentre l’avidità dei capitalisti trionfa senza morale, perché ogni fortuna, come insegna Balzac, si fonda sul crimine. Lemaitre crea e ricrea i suoi personaggi, ne travolge il destino, facendoli precipitare dal lusso ai soldi contati, e orchestra il racconto passando dal tasso di sconto al petrolio rumeno, dai segreti di fabbricazione di un turboreattore alla vendita del progetto ai nazisti, mentre il piccolo paraplegico cresce con una governante polacca, scopre la lirica grazie a un soprano argentino, finendo per diventare un genio della pubblicità, fra la devozione di un operaio, che per amore dell’anarchia diventa spia per realizzare la vendetta di Madeleine.
I COLORI DELL'INCENDIO
Pierre Lemaitre
Mondadori, 504 pp., 20 euro