recensioni foglianti
Senza responsabilità personale
Lena Andersson
Edizioni e/o, 272 pp., 17 euro
Le dice quando può chiamarlo e quando no, quando possono fare sesso e quando no, quando deve sparire e quando no; la burla quando lei gli dichiara il suo amore; le consiglia di passare più tempo con i suoi amici. Ester, che è un'intellettuale di livello (è laureata in fisica e in filosofia, traduce, scrive per il teatro e per alcune prestigiose riviste scientifiche), reagisce incorniciando le briciole, traducendo ogni no di lui in un grande sì, accordandogli costantemente la scusa della paura d'amare, travisando ogni segnale, stabilendo che lui la vuole ma non ha il coraggio di andarsela a prendere e che, quindi, la sua missione è aspettarlo. E così, anno dopo anno, registra ogni minuscolo passo come un grande avanzamento nella staffetta che la porterà al podio: “Questo Capodanno mi ha chiamata, l’anno scorso aveva mandato solo un sms”, dice alle sue amiche, prima sfibrate e poi decimate (finisce col parlare solo con quelle che le danno ragione e s’illudono, con lei, che lui sarà presto suo). Anni di “ovvia quarantena” che si concludono nel modo peggiore possibile (né vincitori né vinti, si esce sconfitti a metà), ma non è questo il punto di Andersson. Il punto è che se siamo circondate ancora da storie come questa, se ci scivoliamo ancora così tanto, è perché sono funzionali all’abiura di ogni responsabilità personale, la stessa che è stata del tutto estromessa, dall’azione femminile, da un certo movimento con l’hashtag nel nome.
SENZA RESPONSABILITÀ PERSONALE
Lena Andersson
Edizioni e/o, 272 pp., 17 euro