recensioni foglianti
Le assaggiatrici
di Rosella Postorino, Feltrinelli, 285 pp., 17 euro
La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”.
Proprio la contraddizione è uno degli elementi portanti, forse il principale, del nuovo romanzo di Rosella Postorino che parte dallo spunto della storia vera di Margot Wölk, berlinese che per novantasei anni ha taciuto di essere stata un’assaggiatrice per il Führer e di cui l’autrice ha romanzato la vicenda. Contraddizione che si concreta nella continua oscillazione tra il privilegio e il senso di colpa, tra la sopravvivenza e il desiderio di vivere davvero, tra l’essere vittima e il sentirsi paradossalmente forte della propria condizione, tra la colpa collettiva e la vergogna che è sempre un sentimento individuale. E’ una storia ricca e piena di risvolti emotivi e drammaturgici quella che l’autrice riesce a tracciare, dove emerge un profondo rispetto per i personaggi messi in scena di cui le traiettorie narrative rappresentano a pieno le consapevolezze emotive. Rosa incarna a pieno queste contraddizioni, Rosa che è incline a cercare la morte ma che con il pensiero resta attaccata alla vita. “Noi siamo ciò su cui manteniamo il silenzio”, scriveva Sándor Márai; ed è nel silenzio stratificato di Rosa che troviamo la sua speranza ineffabile. La speranza di dire per un solo instante a sé stessa che vale la pena resistere, che non tutto è ancora perduto.
LE ASSAGGIATRICI
Rosella Postorino
Feltrinelli, 285 pp., 17 euro