I Segreti di Bologna

Maria Sole Sanasi d'Arpe

Valerio Cutonilli e Rosario Priore, Chiarelettere, 288 pp., 16 euro

Secondo Valerio Cutonilli e Rosario Priore, autori de “I segreti di Bologna”, “La verità non ha tempo” e non è mai troppo tardi per raccontarla. La sua intrinseca soggettività si pone quale cronaca lucida e asciutta che conduce a più spunti di riflessione. Sono passati trentasei anni da quel sabato 2 agosto 1980. Quel giorno l’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna ha provocato ottantacinque morti e duecento feriti in seguito all’esplosione di una bomba di ventitré chilogrammi. La totale astrazione concettuale del principio di verità, sostituita fattualmente dall’analisi del tempo e degli avvenimenti, ovvero, nel caso specifico, da indagini che nel trascorrere del tempo si sono rincorse sempre uguali, ammantate di schemi e modelli della società: i soliti colpevoli del sistema di quell’epoca.

 

Quella di Priore, magistrato che ha indagato su alcuni grandi casi italiani (da Ustica al caso Moro) e Cutonilli, avvocato civilista e portavoce da anni di un comitato per l’estraneità dei Nuclei armati rivoluzionari alla strage, è una contestazione; una voce che si oppone alla condanna definitiva dei Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Il tutto sezionando i fatti, elementi della verità processuale, per costruirne e affermarne un’altra. Per affermare la possibilità di legare l’esplosione dell’ordigno a un patto non scritto e violato nel settembre del 1979 con l’arresto di Abu Anzeh Saleh a Bologna, esponente del Fplp (Fronte popolare per la liberazione della Palestina): il cosiddetto lodo Moro, un presunto accordo secondo cui gli arabi potevano trasportare armi in Italia in cambio dell’immunità del nostro paese dagli attentati. Dunque, “il punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui cospirano tutta una molteplicità di causali convergenti” (C. E. Gadda) ne dirime almeno una, quella che ha fatto la differenza; l’ambiguità di una circostanza che precede soltanto di un mese il rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse, che lo uccisero il 9 maggio. Una prova concreta dell’avvenuta intesa tra Italia e palestinesi emerge nella notte del 9 gennaio 1982, quando a Roma viene arrestato il leader brigatista Giovanni Senzani: un suo appunto che riassume i contenuti di un colloquio a Parigi con il capo dei servizi segreti dell’Olp, Abu Ayad. C’è scritto che l’Urss, in contatto con i terroristi rossi e celata regista degli attentati in Europa tra il ’73 e il ‘77, ha voluto opporsi alla politica dei paesi europei in medio oriente. La trama internazionale, more solito in Italia, cede il passo alle questioni di natura politica del paese, all’origine della condanna di Mambro, Fioravanti e Ciavardini (nel 2007, data la minore età all’epoca dei fatti) e nemmeno la riapertura delle indagini da parte della procura della Repubblica di Bologna nel 2005 rappresenta una svolta nella pista palestinese.

 

“La persistente ambiguità di un elemento di fatto, storicamente accertato e non compiutamente giustificato: la presenza a Bologna del terrorista tedesco Thomas Kram, la mattina del 2 agosto 1980”: Kram, definito da Priore come “l’esplosivista di Carlos” (Carlos lo Sciacallo, famigerato terrorista internazionale legato a doppio filo all’Fplp) è il nome rivelato dal pm Enrico Cieri in seguito all’archiviazione dell’inchiesta nel febbraio 2015 e al contempo il motopropulsore che dà vita a questo libro, una ricerca dettagliata – per mezzo di un’esaustiva consultazione degli atti della vecchia istruttoria bolognese con la documentazione delle commissioni parlamentari d’inchiesta e degli archivi dei paesi del vecchio blocco sovietico – che si presenta al lettore in due parti differenti, per volontà dei due autori, con l’intenzione di fornire tutti i dati necessari affinché sviluppi una critica personale.

 

I SEGRETI DI BOLOGNA
Valerio Cutonilli e Rosario Priore
Chiarelettere, 288 pp., 16 euro

 

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