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Nei piani di Stellantis forse torna la Lancia

Auto-biografia d’Italia

Michele Masneri

Per gli appassionati si riapre un capitolo  di storia. Epopea della Thema, la macchina della borghesia  (e della Prima Repubblica)

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E insomma siamo veramente all’eterogenesi dei fini: nessuno avrebbe pensato che da una fusione molto temuta sarebbe sbucato fuori un vecchio marchio leggendario e amatissimo ma spacciato, la Lancia.

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E insomma siamo veramente all’eterogenesi dei fini: nessuno avrebbe pensato che da una fusione molto temuta sarebbe sbucato fuori un vecchio marchio leggendario e amatissimo ma spacciato, la Lancia.

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Carlos Tavares, il nuovo gran capo di Stellantis, cioè il gruppone nato dalla fusione Fca-Peugeot, pare infatti voler rilanciare il marchio, destinandolo al settore “premium” e dunque i più attenti sospettano che ci saranno sviluppi di nuove berline, e non solo una specie di accompagnamento alla consunzione finale per la  misera e vetusta Y che ancora alligna nelle strade e nei parcheggi.

 

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Per i lancisti, legione di appassionati che non si sono disperati negli anni solo perché dotati di sprezzatura, la scomparsa di questo brand era stata però dolorosa. Nel 2014 l’ufficializzazione della fine. “Abbiamo constatato che il marchio Lancia non ha capacità attrattiva al di fuori dall’Italia”, disse Marchionne. “La Lancia non ha storia né in Europa né negli Usa. Noi crediamo che Alfa Romeo superi di molto la Lancia”. Affronto durissimo, perché lancisti e alfisti sono due gruppi antropologici inconciliabili, classicisti i primi, sportivi-tamarri i secondi. 


Qualcuno però tirò anche un sospiro di sollievo: era meglio staccare la spina piuttosto che continuare con l’accanimento terapeutico e nello specifico col travestimento lancistico di scassoni americani, nello specifico di placide Chrysler 300 in “Thema”, travestimento che non convinceva nessuno, e andava a toccare tra l’altro un modello come si dice iconico della casa torinese. La Thema nasceva nel 1984 come declinazione signorile del Pianale Tipo 4, che con la stessa struttura generava quattro versioni diverse, per quattro pubblici diversi – Fiat Croma, Saab 9000, Alfa 164 e appunto Lancia Thema; quest’ultima diventando “la” macchina dei gloriosi anni Ottanta italiani, in cui le auto italiane ancora restavano alternativa credibile a quelle tedesche.

 

Era l’auto del professor Sassaroli nell’ultimo “Amici miei”, era l’auto scelta dalla allora Sip per pubblicizzare i suoi autotelefoni:  la prima campagna, correva l’anno 1990, mostra proprio una Thema (seconda serie) a bordo della quale un distinto manager rispondeva a una chiamata: “Problemi? No, sto andando a cena per discuterne col direttore commerciale. Sarà un incontro decisivo”. Il tutto su un traghetto sul lago Maggiore (mah).

 

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Tra le varie versioni, una turbo, esagerata e compensatoria: 218 km orari, poco risparmiosa, con scritta sul radiatore in bella vista (per non lasciare spazio a equivoci). La popolare tds, il turbodiesel più veloce dell’epoca, per viaggiatori di commercio comme il faut. Poi una provocatoria 6V (sei cilindri benzina, 2.800 cc.) che violava la soglia psicologica dei 2.000 di cilindrata, oltre cui si andava all’inferno in un paese cattocomunista anche alla guida.

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Infine la 8:32, dove 8 erano i cilindri e 32 le valvole, ma soprattutto con un motore Ferrari e alcune finiture precipue: cruscottone in radica di noce che la faceva assomigliare a un mobile bar per Chivas Regal; sediloni in pelle dalle cuciture sportive; con scritta che indicava: Pelle Poltrona Frau for Lancia. E soprattutto un brutale alettone che fuoriusciva dal bagagliaio sopraggiunta una certa velocità (ma era anche possibile alzarlo d’imperio, azionando una levetta. In provincia quella levetta si azionava spesso e volentieri).

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Agnelli ottenne, unico, una 8:32 Station Wagon, argento metallizzato, e fu probabilmente anche l’unico non residente al Quirinale a possedere la più pazza delle Thema: la Limousine, costruita solo su ordinazione a partire dal 1987. Ne ebbe quattro diverse, nelle varie case. In quest’ultima, una versione speciale blu con tettuccio in vinile nero, trasportò anche Madonna nel suo primo concerto a Torino (quello di “Siete pronti, siete caldi”, 1987). La Thema finì con la Prima Repubblica, andando in pensione nel 1994 (era anche l’auto che sgommava con Craxi a bordo sotto la pioggia di monetine al Raphaël). Poi, la contaminazione americana e l’oblio. 

 

Adesso, forse, gli insperati sviluppi (visto che nel segmento sportivo c’è Alfa, in quello elegante o supposto tale c’è il marchio Ds, Lancia potrebbe andare a occupare il tassello lasciato libero del “full electric”). E magari, elettrificata, ecco una prossima Thema italo-francese ritornare ai fasti del passato. 

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