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Il senso di Rem per Brasilia

Michele Masneri

Il disegnatore del postmoderno riflessivo globale ha scritto qualche giorno fa un lungo saggio in cui denuncia che proprio Brasilia ha fatto di lui un architetto

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Tra gli anniversari di questi giorni fatali, anche la fondazione di Brasilia, la fatalissima città-esperimento del modernismo australe. Stesso giorno di Roma, 21 aprile, però qui nuovissima, solo 60 anni. Fu costruita come leggenda narra in quattro, con gli sforzi di Lucio Costa e del suo allievo poi archistar non solo australe Oscar Niemeyer. Anche, partecipazione d’italiani augusti, come Pierluigi Nervi, che fece la nostra ambasciata, incaricato da Pietro Nenni ministro degli Esteri (Nenni vs Di Maio, che confronti). L’orgoglio brasileiro era democratico e architettonico, come ricordò il fondatore Costa alla Triennale di Milano del 1964 con l’esposizione “Riposatevi”, fatta di amache provocatorie, per dire anche ai milanesi che i brasiliani son quelli della pennica, sì, ma anche quelli in grado di costruire una capitale dal nulla in quattro anni. Ma poi, per sfiga suprema, proprio allora prese il via la micidiale dittatura. Corsi e ricorsi: oggi, a Brasilia, città che sarebbe ideale per i distanziamenti sociali, Bolsonaro arringa le folle ad ammassarsi, contro il sottovalutato virus (che però in Brasile miete già 40.000 contagi).

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Tra gli anniversari di questi giorni fatali, anche la fondazione di Brasilia, la fatalissima città-esperimento del modernismo australe. Stesso giorno di Roma, 21 aprile, però qui nuovissima, solo 60 anni. Fu costruita come leggenda narra in quattro, con gli sforzi di Lucio Costa e del suo allievo poi archistar non solo australe Oscar Niemeyer. Anche, partecipazione d’italiani augusti, come Pierluigi Nervi, che fece la nostra ambasciata, incaricato da Pietro Nenni ministro degli Esteri (Nenni vs Di Maio, che confronti). L’orgoglio brasileiro era democratico e architettonico, come ricordò il fondatore Costa alla Triennale di Milano del 1964 con l’esposizione “Riposatevi”, fatta di amache provocatorie, per dire anche ai milanesi che i brasiliani son quelli della pennica, sì, ma anche quelli in grado di costruire una capitale dal nulla in quattro anni. Ma poi, per sfiga suprema, proprio allora prese il via la micidiale dittatura. Corsi e ricorsi: oggi, a Brasilia, città che sarebbe ideale per i distanziamenti sociali, Bolsonaro arringa le folle ad ammassarsi, contro il sottovalutato virus (che però in Brasile miete già 40.000 contagi).

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Intanto Rem Koolhaas denuncia che proprio Brasilia ha fatto di lui un architetto. Già giornalista e sceneggiatore, il disegnatore del postmoderno riflessivo globale ha scritto qualche giorno fa un lungo saggio sulla brasiliana Revista Centro. “Nel 1956 mi capitò di imbattermi in un articolo sulla rivista Time sulla nuova Brasilia. L’articolo svelava i piani per una futura città, proprio nel centro del paese; un sogno di una città che presto sarebbe diventata realtà. Fu lì che poi il mio sé di 11 anni prese una decisione: dovevo diventare un architetto. E non un qualsiasi architetto, un architetto brasiliano”. Nel frattempo farà altro. “La praticità mi raggiunse e per otto anni riuscii a ignorare l’attrazione brasiliana. Sono diventato giornalista e co-autore di sceneggiature cinematografiche. Fino al giorno in cui mi sono reso conto – e questo non era altro che una rivelazione per me – che un architetto è colui che decide le sceneggiature della vita quotidiana”. Intanto ci si mette pure la contestazione; “molte cose erano successe tra il 1956 – l’anno in cui Time pubblicò il suo articolo – e il 1968. Sono diventato un architetto in un momento in cui le basi dell’architettura stessa sembravano sgretolarsi”. “La città come ‘ideale’ modernista non era più concepibile, né rilevante. ‘Ordine’ era una parolaccia. Le utopie si erano trasformate in cupe fiabe, utilizzate per scongiurare l’incurabile idealismo dell’architettura”.

 

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“Personalmente non mi sono unito a questa abdicazione collettiva”, scrive Koolhaas. “Al contrario: ho studiato il Muro di Berlino, la cui costruzione è stata completata nello stesso anno di Brasilia, per dimostrare il potere continuo dell’architettura – il potere di tagliare città e vite in due”. Ma “questo era un argomento che non sembrava convincere nessuno al momento”. Koolhaas ricorda come “il design di Brasilia ha la forma di un aeroplano con le ali rivolte in avanti. La fusoliera dell’aereo è composta da due file di cinque edifici identici a dieci piani: uno per ciascun ministero. Le ali sono costituite da oltre 130 cosiddetti ‘superblocchi’ (superquadras): appezzamenti di terra rettangolari con una media di nove condomini disposti ciascuno ortogonalmente, tutti diversi ma omogenei – una città di 1.500 condomini”. “L’aeroplano è stato progettato da Lucio Costa in 15 giorni, con carta e inchiostro”. La fusoliera è stata invece interamente costruita con edifici di Oscar Niemeyer, che però andava avanti e indietro da Rio de Janeiro in Land Rover, avendo paura di volare.

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