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L'ultima sigaretta

Michele Masneri

Tra un aperiSkype e un canto sul balcone potrebbe essere arrivata l’occasione per smettere di fumare. Anche online, se sai come farlo

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Tra le varie attività online che affastellano le nostre giornate iperconnesse ai tempi del Corona (e che a taluni fanno rimpiangere la pace di un ufficio o inutili riunioni dove si poteva almeno sonnecchiare), non potevano mancare i seminari online per smettere di fumare. In attesa che il governo d’intesa con le municipalizzate e le case farmaceutiche predisponga allacciamenti per far sgorgare Xanax anche in versione generica dai rubinetti di casa, per chi non rinuncia ad andare in tabaccheria (aperta) ma è impossibilitato ad andare in libreria (chiusa) a comprare il celebre tomo, “Smettere di fumare è facile se sai come fare”, ci sono altri sistemi. Lo spiega al Foglio Francesca Cesati, traduttrice in italiano della bibbia dei non fumatori. “Ha venduto 16 milioni di copie nel mondo, oltre 1,5 milioni solo in Italia”, dice. Il libro fu scritto da Allen Carr, “un ex commercialista inglese in pensione che aveva provato tutta la vita a smettere di fumare ma non c’era mai riuscito, e alla fine elaborò il suo metodo”, dice Cesati, che non ha solo tradotto il tomo ma è stata una delle prime discepole del commercialista-guru e oggi ne diffonde il verbo alle genti italiche.

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Tra le varie attività online che affastellano le nostre giornate iperconnesse ai tempi del Corona (e che a taluni fanno rimpiangere la pace di un ufficio o inutili riunioni dove si poteva almeno sonnecchiare), non potevano mancare i seminari online per smettere di fumare. In attesa che il governo d’intesa con le municipalizzate e le case farmaceutiche predisponga allacciamenti per far sgorgare Xanax anche in versione generica dai rubinetti di casa, per chi non rinuncia ad andare in tabaccheria (aperta) ma è impossibilitato ad andare in libreria (chiusa) a comprare il celebre tomo, “Smettere di fumare è facile se sai come fare”, ci sono altri sistemi. Lo spiega al Foglio Francesca Cesati, traduttrice in italiano della bibbia dei non fumatori. “Ha venduto 16 milioni di copie nel mondo, oltre 1,5 milioni solo in Italia”, dice. Il libro fu scritto da Allen Carr, “un ex commercialista inglese in pensione che aveva provato tutta la vita a smettere di fumare ma non c’era mai riuscito, e alla fine elaborò il suo metodo”, dice Cesati, che non ha solo tradotto il tomo ma è stata una delle prime discepole del commercialista-guru e oggi ne diffonde il verbo alle genti italiche.

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“Ero in Inghilterra a studiare da pittrice quando per caso incontrai una persona che aveva smesso grazie a questo oscuro personaggio”. Lei smise gli studi artistici, folgorata sulla via della nicotina, e poi ha portato la buona novella pure in Italia, dove il libro è uscito nel 2003 e da allora non è mai uscito dalle classifiche generando anche vasti indotti (su come smettere di bere, smettere di ingrassare, eccetera). Cesati e la sua squadra, tutta di donne, tipo Charlie’s Angels della nicotina, hanno base a Milano, e organizzano da anni anche i famosi seminari di gruppo, che sono una versione “live” del libro.

 

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Io l’ho provato e tra i ricordi scampati alla rimozione ricordo che approdai al seminario dopo aver letto una decina di volte il libro, comprandone tutte le edizioni possibili: avevo anche l’ebook e la versione tascabile e pure l’audiolibro con voce di attore pastosa che si sarebbe detto da ex fumatore, e versione mini da viaggio, rilegato e paperback, in inglese e italiano. Avevo insomma la casa piena di questi volumi, tipo moglie di Fantozzi col pane, e alla terza lettura continuavo comunque a fumare, sentendomi però terribilmente in colpa, perché “il libro”, che nella setta di ex fumatori e aspiranti tali viene così definito, ti spiega quanto sia facile, smettere, e dunque ti senti pure un demente a continuare a spendere in tabaccheria. Quindi avevo preso il coraggio a due mani e mi ero finalmente presentando a uno di questi seminari organizzati dalla Allen Carr, che si teneva in un tragico albergo per viaggiatori di commercio vicino alla stazione Termini. In una saletta tipo panic room, mi ero ritrovato insieme a una decina di personaggi i più vari, dal ragazzino brufoloso alla matrona romana, messi a cerchio tipo Alcolisti Anonimi attorno a lei, la Cesati, la Papessa antifumo, che con piglio molto british-milanese gestisce queste riunioni un po' carbonare in questi tipi di posto (non solo alberghi ma anche cliniche un po' penitenziali). Ricordo che era consentito fumare anche prima e durante, e che a un certo punto, però, lei piombava su di noi con un saccone nero della monnezza e ti faceva buttare tutto, sigarette e accendini. E poi intimava: appena usciti di qua tornerete a essere non ex fumatori ma “non fumatori”, che è la condizione di natura, come spiega il Verbo. 

 

“Quando nacquero, i seminari duravano pochissimo ma col tempo sono diventati sempre più lunghi, in Inghilterra cinque ore, in Italia sei, in Grecia sette”, dice adesso la Cesati. Diversità forse dovute alle prolisse lingue mediterranee.

 

Chi nonostante il verboso seminario continua a fumare può rifarlo quasi all’infinito con altri due “ripassi” sempre più tosti. Io avevo fatto i due seminari di sostegno e infine ce l’avevo fatta, finalmente cedendo ai princìpi che ti vengono ripetuti all’infinito e che sono più o meno gli stessi che aveva inventato Carr quarant’anni fa: l’inesistenza di una dipendenza fisica dalla nicotina, il lavaggio del cervello delle case del tabacco, l’idea che è molto facile tornare allo stato di natura di non fumatore “non analizzando i motivi per cui non si dovrebbe fumare ma smontando invece quelli per cui lo si fa”. La voglia di fumare – ma lei ti fulminava se la chiamavi così – non era altro che un “piccolo mostro”, quella cosa che dava gli spasmi, ed era la dipendenza da nicotina, velocissima da sviluppare ma anche velocissima da perdere (“vi svegliate forse di notte per andare a fumare?”). “La grande trappola del fumo”, altro topos del libro e dei seminari e dell’universo carriano, dice che la dipendenza da nicotina ha sintomi lievi, e che consistono in un’ansia da placare, per tornare a una condizione primigenia di pace; ansia che chi non ha mai fumato non conosce. Fumare, dice il seminario, è come infilarsi degli scarponi molto stretti per il solo gusto di toglierli poi e far distendere i piedi doloranti.

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Al terzo seminario, quello in cui avevo ceduto, quello per gli irriducibili, venivano mostrate anche vecchie campagne pubblicitarie americane per spiegare come “big tobacco” ha scolpito negli anni l’immaginario – sensuali attrici avvolte in un filo di fumo, l’omino virilone della Marlboro nel deserto (poi stecchito come si sa per cancro ai polmoni). Alla fine aveva funzionato, e, come intima il libro, non ho mai più toccato una sigaretta. Normalmente questi mistici incontri si svolgono a Milano, Roma e in varie altre città, ma adesso causa coronavirus sono ovviamente sospesi. Ma ecco che la Cesati cala l’asso digitale. “Abbiamo appena predisposto dei seminari online che si possono fare in piccoli gruppi, di cinque-sei persone, che interagiscono tra loro e col terapeuta”. Certo non ci sarà il rito di buttare le sigarette nel cestone, ma almeno si può approfittare della quarantena per fare qualcosa di utile, evitando di appestare anche i partner o la famiglia affumicata.

 

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“Anche perché la prima cosa da fare per rafforzare il sistema immunitario e difendere i polmoni in questi tempi è proprio buttare la sigaretta”, mi dice la Cesati. “E’ provato che i fumatori corrono rischi dalle 2 alle 4 volte maggiori di contrarre malattie polmonari da pneumococco. E il rischio di influenza è doppio e più severo di quello corso dai non fumatori”. Con buona pace dei tanti che si vedono in giro in questi giorni con mascherina e zac, se la abbassano per un attimo per fare un bel tiro di sigaretta. “Poveri, io li capisco. In Cina ho visto anche qualcuno con una mascherina con un buchetto, direttamente per far passare la sigaretta”. Non sanno che smettere è facile (se sai come farlo, ovviamente, vabbè).

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