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naufraghi a saxa rubra

Alla Rai (disperati) si domandano: “Come si fa a parlare con Draghi”

Lorenzo Marini 

Scadono l’amministratore delegato e il direttore del Tg1, e tutti a Viale Mazzini sono diventati draghiani anche se non sanno nemmeno come si raggiunge il professore di Palazzo Chigi

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“Con chi si parla ora che è arrivato Mario Draghi?”. Questo è l’interrogativo che affligge gli uomini e le donne di mamma Rai, per lo meno quelli che brigano costantemente con la politica, e sono tanti, per assicurarsi un posto al sole. Perché il governo è cambiato e ancora una volta tocca trovare gli interlocutori giusti. Raccontano, per esempio, che in questi giorni a Saxa Rubra siano portati in palmo di mano i cronisti economici dei tiggì. Tutti li chiamano e tutti li cercano, per via dei loro rapporti con Bankitalia. “Ma tu la conosci questa Paola Ansuini? Che tipa è?”, la domanda che si sono sentiti rivolgere dai colleghi, compresi direttori di rete e testata. Insomma, si cerca un canale di comunicazione con il nuovo presidente del Consiglio. Perché non tutto potrà avvenire tramite gli intermediari dei partiti: Buffagni per i 5 stelle, Franceschini per il Pd, Gasparri per FI, Morelli per la Lega, eccetera.

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“Con chi si parla ora che è arrivato Mario Draghi?”. Questo è l’interrogativo che affligge gli uomini e le donne di mamma Rai, per lo meno quelli che brigano costantemente con la politica, e sono tanti, per assicurarsi un posto al sole. Perché il governo è cambiato e ancora una volta tocca trovare gli interlocutori giusti. Raccontano, per esempio, che in questi giorni a Saxa Rubra siano portati in palmo di mano i cronisti economici dei tiggì. Tutti li chiamano e tutti li cercano, per via dei loro rapporti con Bankitalia. “Ma tu la conosci questa Paola Ansuini? Che tipa è?”, la domanda che si sono sentiti rivolgere dai colleghi, compresi direttori di rete e testata. Insomma, si cerca un canale di comunicazione con il nuovo presidente del Consiglio. Perché non tutto potrà avvenire tramite gli intermediari dei partiti: Buffagni per i 5 stelle, Franceschini per il Pd, Gasparri per FI, Morelli per la Lega, eccetera.

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Dunque in azienda si sta come naufraghi in balìa della tempesta. E per ora l’unico appiglio cui aggrapparsi sembra essere Antonio Funiciello, neo capo di gabinetto del premier, che da ex uomo di comunicazione del Pd qualcuno a Viale Mazzini conosce. Ma neanche troppo. E così si compulsano smartphone per vedere se il suo numero sta ancora in rubrica. “Carissimo, come stai. Volevo complimentarmi con te…”, il tono di qualche chiamata già partita. Ai più maliziosi non è sfuggito un commento assai benevolo nei confronti dell’ex presidente della Bce comparso sul Sole 24 Ore a firma di Francesco Giorgino. “Chissà, quando ci sarà da nominare il nuovo direttore del Tg1, magari qualcuno se ne ricorderà…”, si sussurra ridacchiando a Saxa.

   

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Comunque non ci si straccia le vesti. “Dai due passaggi parlamentari si è capito che la Rai non sarà in testa alle preoccupazioni di Mario Draghi. Questo da una parte è un bene, perché non ci sarà la solita furiosa corsa ad accreditarsi. Ma è anche un male, perché lascia l’azienda nelle mani dei partiti: Pd, M5S, Lega e FdI in primis”, racconta una fonte di Viale Mazzini. Dunque anche Fabrizio Salini potrà navigare senza scosse in vista della scadenza del suo mandato, a luglio. Il vertice, a quel che si sa, verrà rinnovato, anche perché la partita Rai rientra nel risiko delle decine di nomine pubbliche da comporsi da qui all’autunno. Ci sono anche voci secondo cui Salini punterebbe a una proroga, ma per alcuni sono veleni messi in giro ad arte. Chi invece non fa mistero di voler restare nel prossimo Cda è Giampaolo Rossi. E non è impresa impossibile, dato che quello di Giorgia Meloni è l’unico partito di opposizione. Anche se gli ascolti della rete di destra, Raidue, vanno maluccio. E a breve arriverà un nuovo talk, Anni Venti, condotto dalla neofita Francesca Parisella: titolo che sul quel canale può far pensare a certe nostalgie passate. Mentre Giuseppe Carboni, la cui testa è sempre richiesta dal Pd, resterà al suo posto, forte dei buoni ascolti del Tg1. La Meloni, tra l’altro, vorrebbe anche la presidenza della Vigilanza Rai, con Daniela Santanché, e ne avrebbe pure diritto dato che quella poltrona spetterebbe all’opposizione, mentre Forza Italia, partito di Alberto Barachini, è passata maggioranza.

    

Archiviato mestamente il piano industriale, a Salini resta un ultimo compito: portare a casa i diritti dei mondiali del 2022 in Qatar, che fanno gola perché saranno i primi a svolgersi tra novembre e dicembre, quando gli spot valgono oro. La Rai avrebbe messo sul piatto 135 milioni per 28 partite, compresa la fase finale. Il suo competitor maggiore questa volta non è Sky e nemmeno Mediaset (la Rai, tra l’altro, porterà in tribunale Striscia per i servizi sugli sprechi nelle sede estere), ma Amazon. Ci sarà da divertirsi. 

 

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