PUBBLICITÁ

È guerra su Sanremo, e ora c'è il rischio che salti. Cosa succede a Viale Mazzini

Franceschini e Speranza dicono che, causa Covid, il Festival con il pubblico non si può fare. Ma Amadeus e Fiorello così non lo condurranno

Lorenzo Marini

Da una parte la Rai e i conduttori che spingono per una kermesse il più normale possibile, pur nel rispetto delle norme anti contagio. Dall’altra il governo e il Cts, cui spetterà l’ultima parola su tutto, che invece sono per la linea dura. Così l'evento clou della stagione rischia di essere cancellato. E di fare perdere all'azienda una bella fetta di introiti pubblicitari

PUBBLICITÁ

Sanremo col pubblico non si può fare, nemmeno con una platea di figuranti”. Nel giorno in cui il cda di Viale Mazzini affronta il capitolo Festival, la bomba sulla kermesse la sgancia il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, con un tweet di prima mattina. “L’Ariston è un teatro come tutti gli altri e quindi il pubblico, sia esso pagante o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e i cinema. Speriamo il prima possibile”, ha scritto il ministro. Che è sulla stessa linea del suo collega di governo, Roberto Speranza. Il quale ha inviato una lettera al Cts per ribadire che le norme vigenti, valide fino al 5 marzo, consentono “lo svolgimento degli spettacoli in assenza di pubblico”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Sanremo col pubblico non si può fare, nemmeno con una platea di figuranti”. Nel giorno in cui il cda di Viale Mazzini affronta il capitolo Festival, la bomba sulla kermesse la sgancia il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, con un tweet di prima mattina. “L’Ariston è un teatro come tutti gli altri e quindi il pubblico, sia esso pagante o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e i cinema. Speriamo il prima possibile”, ha scritto il ministro. Che è sulla stessa linea del suo collega di governo, Roberto Speranza. Il quale ha inviato una lettera al Cts per ribadire che le norme vigenti, valide fino al 5 marzo, consentono “lo svolgimento degli spettacoli in assenza di pubblico”.

PUBBLICITÁ

   

   

Il problema è che Amadeus (e Fiorello) ha legato la sua conduzione del Festival proprio alla presenza del pubblico, fosse anche finto. E quindi ora la sua conduzione è a rischio. “Senza pubblico il Festival non ha senso e io non lo farei”, ha detto il conduttore in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi. “Così non lo faccio”, ha ribadito questa mattina. Ma il caso ormai è anche politico. “Amadeus non minacci e si metta l’anima in pace. Sanremo non può godere di extraterritorialità”, gli ha risposto il piddino Michele Bordo.

PUBBLICITÁ

  

E infatti da questa mattina a Viale Mazzini è in corso una riunione permanente tra i vertici di Raiuno, con il direttore Stefano Coletta, e Amadeus col suo manager Lucio Presta, per tentare di trovare una mediazione. Ma al settimo piano è in corso anche il cda, con l’ad Fabrizio Salini che sta informando i consiglieri su un protocollo che però ora sarà tutto da rivedere. Sempre in mattinata Amadeus si è visto anche con Salini. Stando così le cose, il Festival, in programma dal 2 al 6 marzo, potrebbe saltare, con un danno enorme per la Rai che ha già venduto gli spazi pubblicitari. E così Presta, su Twitter, scrive un commento molto duro contro i ministri: "Governo caduto, ristori non approvati, recovery in alto mare, mancanza di vaccini, economia a pezzi e vedo ministri importanti, giornalisti importanti, parlare solo di Sanremo e figuranti. Ora capisco perché un grande Paese come il nostro è a rotoli. Inadeguati".

   

    

Sulla manifestazione da settimane è in corso una guerra. Da una parte la Rai, Amadeus, Fiorello e Presta che spingono per un Festival il più normale possibile, pur nel rispetto delle norme anti Covid. Dall’altra il governo, con Speranza e Franceschini, e il Comitato tecnico scientifico, cui spetterà l’ultima parola su tutto, che invece sono per la linea dura. “Sanremo non si può considerare al di sopra delle regole”, dicono. E difficilmente il Cts prenderà decisioni contrarie alle norme decise dall’esecutivo. Supportati in questo dalle associazioni di discografici, secondo cui “le norme di sicurezza non ci sono”. Col Festival che ha scatenato la rivolta degli altri teatri italiani. “Noi siamo costretti a stare chiusi mentre Sanremo resta aperto. Non è possibile”, hanno detto in molti. Su questo la Rai ha risposto che “Sanremo è un evento soprattutto televisivo e non può essere paragonato agli spettacoli e ai concerti dal vivo”. Ma il dibattito è aperto e la kermesse canora ormai è diventata un caso di stato.

PUBBLICITÁ

   

PUBBLICITÁ

La questione sul pubblico va avanti da settimane. All’inizio si era pensato a una nave da crociera Covid-free ormeggiata in riviera dove le persone avrebbero potuto soggiornare per poi essere portate, la sera, al teatro Ariston. Poi si è pensato di ospitare il personale medico e sanitario già vaccinato. Tutte ipotesi scartate, per arrivare alla decisione di un pubblico di 380 figuranti, da reperire in zona e possibilmente composto da coppie conviventi. Quasi una barzelletta.

   

PUBBLICITÁ

Poi ci sono i giornalisti: saranno al massimo 80 invece dei soliti 1.300. Ma c’è anche il resto: basti pensare che ogni anno arrivano in riviera circa 5 mila persone tra personale Rai, maestranze, discografici, staff degli artisti (26 big e 8 giovani) e inviati di altri programmi televisivi. “Un numero che quest’anno dovrà essere ridotto a un terzo”, fanno sapere da Viale Mazzini. Ma i problemi organizzativi sono tanti. Dai ristoranti chiusi (con le persone costrette a pranzi e cene in hotel o con delivery) al fare tamponi in continuazione. Una delle soluzioni trovate dal vertice Rai sarebbe quella di un badge della durata di 36 ore: quando scade bisogna sottoporsi a un nuovo tampone. Insomma, un gran caos.

    

Il Festival è l’evento clou della stagione e rinunciarvi significa perdere una bella fetta di introiti. Basti pensare che nel 2020 la kermesse ha portato nelle casse della tv pubblica 37,4 milioni (costandone 20), l’8% del totale degli incassi pubblicitari dell’azienda. E quest’anno ci si aspetta di più. Se nel 2020 la serata finale, il 9 febbraio (uno degli ultimi eventi prima dello scoppio della pandemia), fu vista da 11,4 milioni di telespettatori per il 60% di share, quest’anno, con gli italiani costretti a casa dal coprifuoco, si prevedono numeri più alti.

     

Per questo l’ad Fabrizio Salini, il dg Alberto Matassino e Stefano Coletta faranno di tutto per andare avanti. Ma a questo punto il rischio che la kermesse salti è alto. Come ha detto proprio oggi Al Bano: “E’ giusto che il pubblico non ci sia. Ma per rispettare veramente il Festival sarebbe meglio rinviarlo. Del resto si è annullato il Carnevale di Rio e altre importanti manifestazioni…”.

   

PUBBLICITÁ