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Ecco “WandaVision”, un omaggio Marvel alle commedie domestiche

Mariarosa Mancuso
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Supereroi da tinello. La mutante Wanda Maximoff (in arte Scarlet come Scarlet Witch) e l’androide Vision son finiti – poi scopriremo come – in un quartiere di casette con la staccionata bianca e la macchina nel giardino. Da sitcom televisiva anni 50: le vicine suonano alla porta per scambiare pettegolezzi, il marito rientra dal lavoro gorgheggiando “Honey, I’m home”. La consorte aspetta con il grembiulino da cucina sulla gonna ampia, i tacchi, i capelli cotonati, e la caraffa del Martini (il salutismo è un’invenzione molto più recente, come le tute per stare in casa).
     

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Accade in “WandaVision”, da oggi su Disney +. Si fatica a chiamarla serie, nove puntate corrispondono a una brevissima stagione (prima della peak tv, o affollamento che costringe alle uscite a raffica, una stagione poteva durare 24 episodi, o 13 come “Mad Men” o “I Soprano”). Il modello della sitcom punta sull’abitudine più di altri generi: “Vita da strega” – a cui “WandaVision” ruba tutto quel che può – era un appuntamento settimanale per gli spettatori affezionati da settembre a marzo, negli anni dal 1964 al 1972. Non proprio la stagione scolastica, ma quasi. Raccontava una strega che sposa un comune mortale e giura che vivrà una tranquilla esistenza casalinga. Ma è difficile non usare i poteri magici quando l’arrosto si è bruciato nel forno.
     

Nel mondo all’incontrario causato dal coronavirus stanno a casetta sul divano anche i supereroi. Altro paradosso: la Disney non puntava certo su “WandaVision” – che sembra più un esperimento o un ballon d’essai – per cominciare la nuova stagione dopo “Avengers: Endgame” (nell’universo dei fumetti Marvel nulla finisce mai davvero, quando ci si poteva affollare al cinema erano una perfetta macchina per fare soldi, come andrà a finire è presto per dirlo). C’erano in programma “Black Widow” con Scarlett Johansson e “Eternals” con Angelina Jolie diretta da Chloé Zhao, nata a Pechino e vincitrice del Leone d’oro a Venezia con “Nomadland”, ora favoritissimo agli Oscar assieme all’attrice Frances McDormand. Neanche i passaggi tra registi da festival e registi da blockbuster sono più tabù. Il vincitore del 2019 – il Todd Phillips di “Joker” – aveva imparato il mestiere girando “Una notte da leoni”. 
     

Con le sale chiuse sarebbe stato uno spreco – e non son tempi per sperperare il patrimonio di famiglia, dopo che il virus ha fatto chiudere Disneyland e Disney World (viene in mente la disputa familiare nella serie “Succession” di Jesse Armstrong, su Sky on demand: i parchi a tema possono offrire a un giovanotto l’occasione per mostrare il proprio valore). A Disney + era destinata la serie “The Falcon and the Winter Soldier”: la solita strana coppia di supereroi maschi, molto meno interessante.
   

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“WandaVision” è un omaggio alle commedie domestiche, girata come una sitcom della golden age televisiva: sia il produttore Kevin Feige sia lo sceneggiatore Jac Schaeffer sono fan sfegatati del genere  Dal vivo, con il pubblico in studio, gli obiettivi che si usavano allora, e i tecnici vestiti retrò per raddoppiare lo spettacolo (un po’ è scena: “The Big Bang Theory” viene filmata con il pubblico in studio, e non se ne fanno una bandiera). Cresceva l’ansia degli attori, Elizabeth Olsen e Paul Bettany: oltre a imparare le battute, dovevano entrare e uscire a tempo come si fa in teatro. Lavoravano come 70 anni fa anche i tecnici degli effetti speciali: non c’è strega casalinga che prima o poi non faccia volar per aria gli utensili di cucina. Bianco e nero, naturalmente. Ma Vision lo hanno dovuto ridipingere di blu: il suo solito rosso, tra le placche metalliche, risultava un pessimo grigio.
 

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