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Lavoro da sballo che supera tutte le polemiche

Fact checker reali

Michele Masneri

La rampolla dei Sulzberger è  capo ricercatrice di "The Crown"

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Nell’era della polemica diffusa non poteva mancare quella sulla serie più seguita del momento (anzi no, la numero tre: forse è il caso di farci una polemica, sul perché non è al primo posto). “The Crown”, lo sceneggiato che tiene tutti incollati a Netflix, senza il pudore delle nostre nonne che per leggere Barbara Cartland (nonna acquisita di Diana, peraltro) o “Point de Vue” non li esibivano come consumi culturali. Insomma, pare che questa quarta serie – polemica! – non sia accurata. Le proteste vibranti sono arrivate: da Michael Fagan, lo squilibrato che si introdusse non una ma due volte nella camera della regina (“sono molto più bello di come mi hanno rappresentato”). Su Instagram, Ashley Hicks, arredatore nipote di Lord Mountbatten, ha detto indignato che “nessuno entra dal cancello principale! Solo la regina”, commentando le scene delle auto avanti e indietro da Buckingham Palace dal portone sbagliato.

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Nell’era della polemica diffusa non poteva mancare quella sulla serie più seguita del momento (anzi no, la numero tre: forse è il caso di farci una polemica, sul perché non è al primo posto). “The Crown”, lo sceneggiato che tiene tutti incollati a Netflix, senza il pudore delle nostre nonne che per leggere Barbara Cartland (nonna acquisita di Diana, peraltro) o “Point de Vue” non li esibivano come consumi culturali. Insomma, pare che questa quarta serie – polemica! – non sia accurata. Le proteste vibranti sono arrivate: da Michael Fagan, lo squilibrato che si introdusse non una ma due volte nella camera della regina (“sono molto più bello di come mi hanno rappresentato”). Su Instagram, Ashley Hicks, arredatore nipote di Lord Mountbatten, ha detto indignato che “nessuno entra dal cancello principale! Solo la regina”, commentando le scene delle auto avanti e indietro da Buckingham Palace dal portone sbagliato.

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L’ex vicesegretario del partito conservatore inglese: “la Thatcher è farsesca! (Un po’ è vero). Insomma, tante polemiche, tanto onore. Io stesso, voglioso di indignarmi nella noia del lockdown, mi sono insospettito sui fari della Jaguar XJS di Diana. Doppio faro tondo, uhm. Non era prerogativa dei modelli americani? Indago, no, è un’ultima serie, con fari speciali, dunque accuratissimo (il bello di “The Crown” è che si imparano pure un sacco di cose). Chiaramente, comunque, questo livello di polemica è segno di rilevanza: la più vista su Netflix, la Regina di Scacchi, non sembra generare questo livello di sbrocchi. E il povero scrittore della serie, Peter Morgan, ha detto di aver provato a essere veritiero al massimo, ma a volte devi tralasciare l’accuratezza per non tralasciare la verità. E certi dettagli magari veri non sarebbero credibili, e viceversa (la solita storia della verosimiglianza nell’opera d’arte). A controllare i dettagli, gli aneddoti, tutto, è Annie Sulzberger, “head of research” di The Crown. Rampolla della famiglia che possiede il New York Times dal 1896, lei fa proprio questo di lavoro: capa ricercatrice presso The Crown. Quei lavori da sogno che si pensano solo esistenti nei fumetti di Paperino, tipo collaudatore di materassi. Invece esiste, lei legge e studia tutto ciò che esiste sulla famiglia reale. Ha fatto storia dell’arte alla Brown University e poi al glorioso Courtauld Institute, dice che il suo lavoro è principalmente leggere.  Leggere e riassumere. Ha messo su un archivio di 1.000 volumi sulla famiglia reale, passa il tempo alla National Library a Londra. Dice che è appassionata di ricerca e il suo lavoro è reperire  i dettagli, i tic, i gadget, filologici, che poi fanno amare la serie (non a caso è un’appassionata pure di 007).

   

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Così lei conferma: per davvero Camilla portò Diana per un simpatico pranzetto, per conoscersi, al ristorante “Menage à trois”, a Londra. Ed è vero che un’aquila va a visitare Elisabetta in Kenya ancora ignara della morte di Giorgio VI dunque già regina a sua insaputa (o almeno così scrisse nelle sue memorie il segretario privato del re); e le cravatte usate dall’istitutore gallese di Carlo nella terza serie sono quelle vere. Sarà un segno dei tempi che con un curriculum del genere una fanciulla di massima stirpe editoriale si butti sullo sceneggiato, invece di darsi all’accademia o scrivere pensosi articoli sul giornale di famiglia? Nel dubbio, pare un fantastico tema per una polemica almeno da weekend.  

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