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Il quinto live di X Factor è la radiografia del negazionismo

Simonetta Sciandivasci

Il pubblico manda a casa Melancholia e CmqMartina perché è stanco di rivoluzionari che non lo erano, ma i giudici non sanno accettarlo e per poco non stracciano la tessera elettorale

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Come sei emotiva, mamma mia.

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Come sei emotiva, mamma mia.

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È un verso di “Madame”, un pezzo (splendido, e pieno di splendide banalità) di Marracash e Madame, e anche se sarebbe bello e giusto che parlasse di umanità nel triennio 2017/2020, o anche solamente di prima serata televisiva del servizio pubblico e pure di quello a pagamento, purtroppo non è così. Parla di una ragazza, una e basta.

 

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Ma che importa, appropriamocene. Quinto live di X factor, come sei emotiva, mamma mia – sì, al femminile, è tutto lì, non ci scassate. Emma, come sei emotiva, mamma mia. Manuel Agnelli, come sei emotiva, mamma mia. Hell Raton, come sei emotiva, mamma mia. Eccetera. Vale per tutti, mamma mia. Tutti, tutti emotivi, mamma mia. Ieri sera il tracciamento del “mi sei arrivato” è saltato (2020, l’anno dei tracciamenti che saltano, poiché anch’essi emotivi, mamma mia), il sentimentalismometro è andato in tilt, e il solo che non ha versato lacrime s’è quasi accecato – il batterista dei Little Pieces of Marmalade, mentre ascoltava, annoiato quanto il compare suo, i giudizi dei giudici, che finalmente litigavano, si è involontariamente (ma vai a sapere) ficcato una bacchetta in un occhio, speriamo che Recalcati abbia visto la scena e ci scriva un bel pezzo sul moto edipico.

 

La giuria professionale, divertente, divertita, sinergica, energica delle prime puntate di questa edizione s’è trasformata in un battaglione di psicologisti e coach d’autostima del tutto o quasi del tutto disinteressati all’aspetto musicale delle performance che sono chiamati a valutare. Emma a un certo punto ha detto, quando s’è trattato di eliminare una concorrente, Cmqmartina: “La mia scelta non ha a che fare solo con un giudizio musicale, elimino la ragazza più pronta a gestire la carneficina cui andremo incontro nelle prossime settimane”. La carneficina. Addirittura.

 

Questo virgolettato è l’epitome di una serata che ha tutti i requisiti per finire in un film di Matteo Garrone, il sequel di "Reality": scusi Garrone, lei che siede alla destra degli Studios di via Tiburtina, ascolti la nostra supplica, non si deve nemmeno sprecare a trovare uno sceneggiatore, basta sbobinare.

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Cos’è successo? Prima le cose belle: Mika ha detto a Blind, candidato a starci sul cazzo più di Naip se mai Naip sparirà delle nostre vite, che l’altra volta è stato un bambinetto e meno male che stavolta no. Proprio così, bambinetto. Emma lo aveva presentato come “un ragazzo partito dalla sua cameretta”, con il medesimo tono con cui qualche fortunato decennio fa dicevamo, di nevrili bisnonni emigrati a far fortuna nelle Americhe, che erano partiti con la valigia di cartone. Ernia ospite speciale insieme a Guè Pequeno. Ernia vestito da delinquente serbo, trascuratissima minoranza etnica ora finalmente riscattata: chiodo marrone e codino.

MyDrama (cambiatele il nome, per piacere) che canta “Crudelia” di Marracash. Pezzo splendido, lei brava davvero. Hell Raton, introducendola, ha detto che se Marracash vivesse negli Stati Uniti vincerebbe il Pulitzer come Kendrick Lamar (che lo ebbe nel 2018). Come sei emotiva, mamma mia.

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Fine.

 

Il resto è stato un susseguirsi di colpi di preadolescenza, riunioni di partito scissionista, escandescenze in fila all’Apple Store, sedute psicoterapiche, e Maria apro la busta no aspetta non la apro fammi piangere un altro po’.

 

Il pubblico ha scelto di salvare ancora una volta Naip, che continua a mesmerizzare i giudici e gli italiani da casa, persino quando urla in piedi su una poltrona su sfondo domiciliare tetro, urla perché sì, urla pagliaccio sul tuo amore infranto, e tutto sembra una scena di "Hostel", quel film dove dei ragazzetti vengono torturati in un vecchio ostello slavo.

 

Gli eliminati illustri sono stati i Melancholia, quelli del centro Italia con la cantante metà Sinéad O’ Connor e metà Irene Pivetti, e dei quali ci eravamo tutti innamorati all’inizio, stufandocene presto come accade alla seconda o terza cena con un professore di filologia romanza, quando capisci che non è un genio, ma soltanto un secchione. Agnelli ha reagito con la maturità che gli è propria, ovverosia dicendo che mandare a casa una band così eccezionale e inedita è un grosso fallimento, suo, del pubblico, del programma, del paese (per poco non ha tirato in ballo Azzolina chiedendole di chiudere le scuole, ché tanto questo è un paese ingovernabile e ineducabile, tu in prima serata gli dai il noise raffinato e quello ti vota Toto Cotugno). Un fallimento inasprito dall’illusione (di Agnelli) che stavolta tutto stava cambiando, che “la rivoluzione” di cui parla da settimane e della quale si dà ogni merito, credendola ormai quasi compiuta, si sia sgretolata. Praticamente, secondo Agnelli chi ha eliminato i Melancholia (voi, pubblico di merda) è come se fosse andato a menare un travestito dopo aver votato a favore della legge contro l’omofobia. Per più di un quarto d’ora, ha smesso di fare il giudice e ha preso a fare il seienne indispettito, dicendo frasi fatte a metà, a significare: è questo che ti meriti, pubblico di merda, ti meriti che io ti parli come un bacio Perugina. Ci è mancato poco che stracciasse la tessera elettorale.

 

 

Che gli italiani abbiano commesso una imperdonabile ingiustizia è stato sottolineato da tutti i giudici e pure dai concorrenti: nessuna performance è stata esentata dal “purtroppo non è facile suonare ora, dopo quello che è successo, dopo quello che è stato fatto ai Melancholia”. In Italia la rivoluzione non si può fare perché viene mandato a fare i cartoni un trio con una cantante che si contorce sul palco nella speranza di convincerci che ha una psiche conturbante e disturbante, che è “un folletto disturbato”. Ma come ti permetti, immeritevole popolo, di non scegliere la fuffa, di preferire sempre la trattoria, il bel canto, Sanremo, la canzonetta, la DC? Lo shock di Agnelli s’espande e irradia lo studio, sembra una rappresentazione dell’America quando vinse Trump dopo Obama, da una parte, ma dall’altra pure di quell’America che non accetta la vittoria di Biden.

 

Ad Agnelli ora per fare il ministro del cambiamento che va al primo maggio a Taranto, comunque, restano i Little Pieces of Marmalade, duo noise hard rock presentato come l’alba di una nuova era  - Stefano Cappellini ha scritto: “Giurerei che quando nei Novanta ero studente universitario, ho visto suonare dal vivo in certi localini a San Lorenzo in Roma gruppi di fuorisede che facevano quella roba lì, forse meno bene, più raffazzonata, ma quella roba lì” (provate a dare torto a Cappellini, tanti auguri).

 

Benedetta, la cantante dei Melancholia non mancherà a nessuno, nemmeno a quelli che oggi credono di essere dispiaciuti, che viviamo in un paese che non è pronto (Emma Marrone, al quarto live, ha commentato così l’eliminazione di Blue Phelix, dimenticando che gli italiani di travestiti sul palco ne hanno visti e amati parecchi, suvvia). Se aveste dei dubbi, consigliamo visione dell’Hot Factor, il quarto d’ora che segue X Factor, dove agli eliminati si dà qualche minuto per accomiatarsi meglio, dire la loro, eventualmente litigare con i giudici. Lei, con una fierezza di sé di cui era sprovvisto pure Morgan quando era Morgan, ha detto: “Siete scemi per la settimana prossima avevamo in mente una cosa enorme vaffanculo”, dopo aver detto che non avrebbe detto niente, ma solo cantato, e infatti ha pure cantato una canzone bella e dimenticabile, bella e piena di trucco emotivo. Come sei emotiva, mamma mia. Emotiva senza emozioni, come tutto ieri sera. Come questa rivoluzione che non si può fare perché non ci sono i rivoluzionari, Agnelli se ne faccia una ragione.

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