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Abbiamo tutti un concerto da piangere, non ci resta che il live di X Factor. E sarà bello

Simonetta Sciandivasci

Abbiamo le squadre! Raton promette di tirar fuori l'indios che si porta dentro, Emma è già vestita da nativa americana, Mika ci delude. Da casa vorremmo chiamare Vincenzo De Luca

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Abbiamo tutti un blues da piangere e pure la sindrome post traumatica da prima ondata. Tale sindrome, spieghiamo per i pochi ancora asintomatici (disgraziati delinquenti, ma chi vi credete d’essere?), si manifesta con inconsulte reazioni di sdegno e protesta dinnanzi a riproduzioni fonografiche o audiovisive di abbracci, baci, incontri ravvicinati di qualsiasi tipo, infrangimento della distanza sociale. Il post traumatizzato da prima ondata, in sostanza, non riesce a guardare un film, un tg, un documentario, una serie tv degli anni Novanta, senza provare un enorme disagio giacché nessuno indossa la mascherina, tutti si stringono la mano, s’accarezzano, si scambiano fluidi, e urla contro la tv di fare attenzione, ed è tentato di chiamare la polizia, Burioni, il Papa (no, il Papa no, vatti a fidare, vedrai se non apre anche ai non mascherinati), Vincenzo De Luca, tua madre, e denunciare tutti.

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Abbiamo tutti un blues da piangere e pure la sindrome post traumatica da prima ondata. Tale sindrome, spieghiamo per i pochi ancora asintomatici (disgraziati delinquenti, ma chi vi credete d’essere?), si manifesta con inconsulte reazioni di sdegno e protesta dinnanzi a riproduzioni fonografiche o audiovisive di abbracci, baci, incontri ravvicinati di qualsiasi tipo, infrangimento della distanza sociale. Il post traumatizzato da prima ondata, in sostanza, non riesce a guardare un film, un tg, un documentario, una serie tv degli anni Novanta, senza provare un enorme disagio giacché nessuno indossa la mascherina, tutti si stringono la mano, s’accarezzano, si scambiano fluidi, e urla contro la tv di fare attenzione, ed è tentato di chiamare la polizia, Burioni, il Papa (no, il Papa no, vatti a fidare, vedrai se non apre anche ai non mascherinati), Vincenzo De Luca, tua madre, e denunciare tutti.

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Ieri sera a X Factor il post traumatizzato ha molto sofferto tutte le volte che ha sentito pronunciare la parola LIVE, figurandosi palco, spalchi, platee, gallerie piene di esseri umani assembrati e danzanti, e ha abbracciato il divano, sudando freddo e però confidando nel fatto che, da giovedì prossimo, quando cominceranno i concertini in vista del concertone finale, il pubblico non ci sarà o sarà debitamente distanziato – o magari incapsulato, imbavagliato, legato alle sedute: quanto sarebbe bello. Sapeste che fatica, amici asintomatici, una fatica solo in parte ricambiata dalle scelte dei giudici, che hanno finalmente composto le loro squadre: quest’anno non c’è nessuno di odiabile, almeno non ancora, e quindi un’inclusione valeva un’esclusione. Certamente noi scemi da casa avremmo preferito che Eda Maria se ne tornasse nella sua scuola di danza in Calabria, ché la sua aura da donna che ha sofferto le pene d’amore e di periferia ci stucca, ma riconosciamo che è brava, e a parte l’orrida treccia con la quale si presenta e l’orrida matita che si passa sulle palpebre come fosse rossetto, non ha niente di troppo disturbante, quindi Inshallah – del resto dopo lo spot di Muccino sulla Calabria sarebbe forse malvagio rispedire laggiù chicchessia.

 

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Ci trova dolcemente discordi anche l’ammissione dei Manitoba, con quella cantante bella e sempre incazzata, d’un biondo assai scenico, tra Sandra Nasic dei Guano Apes e Nina Persson dei Cardigans, che però hanno cantato quella meraviglia di “The last Goodbye” dei Kills, e fa niente se lo hanno fatto maluccio: è una di quelle canzoni a prova di storpiatura, di quelle che restano belle anche se a cantarle è un muto. 

 

Siamo stati felici e ci abbiamo fatto caso quando i Wime hanno devastato “Curami” dei CCCP, suonandola come fosse un pezzo sulla schizofrenia, e sono stati rimandati a casa.

 

Quant’è bella la giustizia.

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Mika è il giudice più interessante ma ha la squadra meno interessante: succede, è come quando in Pastorale Americana la figlia di quel brav’uomo dello Svedese comincia a fare la stronza. Siamo stati infelici quando M ha tenuto in squadra Michelangelo, che ha straziato “Bandiera Bianca” di Battiato con il suo solito modo di suonare wannabe Soerba e/o Quintorigo e/o Area. Va bene che è scenografico, ma in un programma dove tutti i giudici si chiedono non più dove sia, quando c’è, il talento, bensì dove lo piazzo, questo, nel mercato discografico italiano, ci domandiamo se Mika si sia reso conto che un disco di Michelangelo farebbe la fine di certi dischi di Frank Zappa che uno che ami la musica seria compra per dovere e non per piacere, praticamente lo zero virgola sei per cento della popolazione. Ma magari a noi sfugge il potenziale pop di questo talentuoso signore che di non studiato non ha niente, neppure i calzini, e perbacco se è impegnativo. Pazienza.

 

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Manuel Agnelli è il giudice più fastidioso (ha detto che vuole essere divisivo, mandiamolo da Calenda) ma ha la squadra migliore, gli vorremo un po’ bene per sempre per aver tenuto i due ragazzini molto arrabbiati che fanno URLO METAL e ieri hanno cantato “Helter Skelter” dei Beatles perché “è il pezzo più fico di tutti”. Al fianco di Agnelli, per aiutarlo nella selezione, c’era Gipi, sempre bello e prezioso e raro e gentile, presentato come “l’artista migliore della sua generazione”.

 

Ed è proprio così, Gipi è il più grande.

 

Emma Marrone è Emma Marrone, non le si può fare un appunto nemmeno quando sbaglia camicetta, come ha fatto giovedì scorso – ieri comunque era vestita magnificamente, sembrava un pochino la Pawnee che sposa Kevin Costner in “Balla coi lupi”. È stata molto brava e ha fatto una cosa molto difficile: liquidare Roccuzzo il sentimentale, che ieri ha cantato male sebbene avesse scelto “La notte” di Arisa, pezzo totalmente nelle sue corde, ma che ha cantato come se non avesse mai perso un amore, neanch fosse Sofia Tornambene, quella che ha vinto l’edizione passata per colpa della bambinizzazione della società. Emma ha anche mandato a casa, aiutata da Dardust, Leo Meconi, che poverino ha fatto “Piazza Grande” pietosamente, cosa bizzarra per lui, che è stato sempre stato convincente, e però che cosa ci puoi fare se la sola sedicenne al mondo capace di fare Dalla a X Factor è Camilla Musso: vuolsi così colà dove si puote. Ve la ricordate, vero, Camilla Musso? Cantò “La sera dei miracoli” e fece piangere pure i poster, ma Angelli – imperdonabile, in questa rubrica non smettiamo di ricordarlo, soffrendone – le preferì la furbacchiona con la cherofobia.

 

Facciamo poi presente alla produzione che niente è più indigeribile dei commenti dei concorrenti agli altri concorrenti: cascate di ipocriti “perfetto, geniale, eccezionale”, sembrano tutti noialtri quando scriviamo “Bellissimi” su Facebook, sotto le foto degli sgorbi che si sposano.

 

Ci avviamo, solenni, verso il primo live, che guarderemo confinati dal coprifuoco e chissà che effetto ci farà, ora che In girum imus nocte et consumimur igni non è che il palindromo di una lontana utopia.

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