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Fenomenologia di Ballando con le stelle

Andrea Minuz

Conservatore ma anche un po’ queer. Lezioni e orchestre sul Titanic. La tv sarà anche morta ma c’è più plot in mezz’ora di “Ballando” che in tutti i film italiani visti a Venezia

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Sabato scorso, mentre il pm di Catania Andrea Bonomo chiedeva l’archiviazione per Matteo Salvini, il caso Gregoretti passava nelle mani della giuria di “Ballando con le stelle”. Il verdetto era pronunciato da Guillermo Mariotto, stilista venezuelano, ex direttore creativo di Gattinoni e giudice in carica da quindici anni nel programma di Milly Carlucci. Verdetto netto, chiarissimo, senza zone d’ombra né omissioni: “Il gesto di Salvini contro i migranti è anticostituzionale e un abuso di potere”. Ben detto! La giustizia faceva finalmente il suo corso e a Salvini non pareva vero di poter impugnare la sentenza infilandosi con l’hashtag #ballandoconlestelle nel sabato sera di Twitter, battibeccando su Instagram con l’altro giudice, Selvaggia Lucarelli, perculando quindi Mariotto sui social e aizzando l’indignazione della parte sovranista del pubblico di “Ballando”.

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Sabato scorso, mentre il pm di Catania Andrea Bonomo chiedeva l’archiviazione per Matteo Salvini, il caso Gregoretti passava nelle mani della giuria di “Ballando con le stelle”. Il verdetto era pronunciato da Guillermo Mariotto, stilista venezuelano, ex direttore creativo di Gattinoni e giudice in carica da quindici anni nel programma di Milly Carlucci. Verdetto netto, chiarissimo, senza zone d’ombra né omissioni: “Il gesto di Salvini contro i migranti è anticostituzionale e un abuso di potere”. Ben detto! La giustizia faceva finalmente il suo corso e a Salvini non pareva vero di poter impugnare la sentenza infilandosi con l’hashtag #ballandoconlestelle nel sabato sera di Twitter, battibeccando su Instagram con l’altro giudice, Selvaggia Lucarelli, perculando quindi Mariotto sui social e aizzando l’indignazione della parte sovranista del pubblico di “Ballando”.

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I fan di Salvini, d’altro canto, erano già provati e sfiancati dal tango davvero molto lascivo e sfrenato di Elisa Isoardi, sudatissima, scosciatissima, avvinghiata al suo nuovo partner e forse già nuovo fidanzato, Raimondo Todaro, prima ricoverato all’improvviso in ospedale, poi rientrato in pista contro ogni pronostico. La televisione sarà anche morta ma c’era più plot, c’erano più trame e sottotrame incrociate in mezz’ora di “Ballando” che in tutti i film italiani visti a Venezia. “Ballando” è una formidabile “estasi del pecoreccio” italiano, direbbe Labranca, un programma che in questi anni si è candidato a diventare l’anello di congiunzione tra un Sanremo degli anni Ottanta, “Holiday on Ice” e il Gay Pride.

 

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“Ballando” è molto conservatore ma anche un po’ queer, adatto alle famiglie naturali e a quelle omogenitoriali, sa manovrare con cura le leve nazional-popolari ma ha anche una “clamorosa carica erotica”, come dice la criminologa, nonché membro della giuria parallela o “antigiuria”, Roberta Bruzzone. L’antigiuria (Alberto Matano del Tg1, Antonio Razzi e la suddetta Bruzzone) è la novità di quest’anno. Una giuria che “potrà fornire un ulteriore giudizio rispetto ai vari step del programma, anche diametralmente opposto a quello espresso dalla giuria classica”; la separazione dei poteri si annebbia, il meccanismo si fa sempre più orizzontale, à la Rousseau. “Ballando” è un programma che “abbraccia tutto l’arco costituzionale” e in cui “il filo diretto con la pancia del paese è garantito”, scrive Aldo Grasso. E in effetti tutti ormai vogliono andarci: politici, vip in declino, attori dimenticati, icone della società civile, aspiranti influencer. A “Ballando” tutti gli schieramenti e i détournement sono possibili. Alessandra Mussolini “querela chi offende il Duce” ma si lancia in una “sensualissima” bachata e sbaciucchiata col suo partner afrocubano, Maykel Fonts, in quota #blacklivesmatter all’italiana. Rosalinda Celentano cambia partner in corsa e balla con una donna, sperando anche in un recupero dell’affaire Zazzaroni, il giurato che si rifiutò di votare la coppia di ballerini maschi, Ciacci-Todaro, perché “fuori contesto” ed “esteticamente dubbia”. Perché “Ballando” è gender fluid, old style e all’occorrenza un po’ omofobico, cioè è “l’unico modo che RaiUno conosce per entrare nel ritmo della realtà e dei reality” (sempre Grasso). E’ infondo il programma perfetto per questo momento. Se l’ultimo Decreto vieta i balli anche nei matrimoni e nelle feste private, non resta che sublimare le danze guardando RaiUno. “Ballando” è uno specchio dell’Italia populista non più populista ma che ha sempre tanta voglia di ballare, e crede ancora con ostinazione nel sogno italiano: come chiedeva qualcuno sulla pagina Facebook dell’Inps, “si può pagare la scuola di ballo latino con il reddito di cittadinanza?” (ringraziamo Guia Soncini per aver immortalato la domanda su Twitter). La risposta naturalmente è sì, certo che sì, ci mancherebbe altro, poi quando arrivano i soldi del Mes, sono previsti pacchetti di abbonamenti annuali gratis, anche per finti invalidi, con maestro privato a domicilio, salsa, rumba cubana, rueda de casino.

 

“Ballando con le stelle” può essere in effetti visto anche come un elogio dello Stato sociale e del posto fisso: Paolo Belli è accampato dal 2005 nella hall dove si scaldano i ballerini, Guillermo Mariotto, nato televisivamente con “Ballando” e mai rimosso, potrebbe candidarsi a presidente della Corte di cassazione delle giurie televisive. Quest’anno, per la prima edizione Covid, i giudici di “Ballando” hanno i separé di plexiglas. Anche i membri dell’antigiuria sono ben distanziati. I concorrenti sono invece come sempre immersi in coreografie incredibili, tra boschi fantasy, tetre balere virate in seppia, un po’ di New York-New York fatta coi lustrini, come all’Ambra Jovinelli del Dopoguerra. Lo zapping del sabato sera può regalare epifanie lisergiche: Paolo Conticini fluttua nello spazio sulle note di Johann Strauss; Alessandra Mussolini cammina in vestaglia con grappoli d’uva in mano nei sentieri infuocati di una fazenda, Ninetto Davoli, tangheiro borgataro e “mejo tacco der Prenestino”, si aggira in una periferia romana stilizzata, tra palazzine glitterate, baracche, graffiti di Pasolini, dove i tram non vanno avanti più. Partono i filmati di repertorio: borgate, tuguri, ragazzini che corrono appresso alle motorette, “Accattone”, persino un reading di “Ragazzi di vita”.

 

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“Ballando con le stelle” si ammanta di un mood neorealistico e Ninetto Davoli, amareggiato, dice, che il mondo di oggi “nun m’appartiene più”. La Bruzzone confessa un debole per lui. La partner invece si lamenta: “Non votano il ballo, votano quello che lui dice dopo il ballo”. Per il giudice Mariotto, “Nino Davoli siamo noi. Siamo questa Italia burlesca, e lui ha fatto la storia dell’Italia e chissenefrega, che canti e balli e faccia un po’ come gli pare”. Ci sembra giusto. Dopo la performance di Lina Sastri, il giudice Fabio Canino legge invece un messaggio inviato giusto in quel momento da Gigi D’Alessio su WhatsApp: “Quando Lina canta si vedono i panni stesi nei vicoli” (è un complimento). Ma la giuria è perplessa: “Dovresti cambiare, allontanarti un po’ da te stessa, ci sono altre Lina Sastri”: Selvaggia Lucarelli dice che è una “Barbara Alberti napoletana”, qualunque cosa voglia dire. Lei “rispetta il verdetto della giuria”, che è un po’ la versione “Ballando” di “ho fiducia nella magistratura”. Dopo un Pino Daniele versione charleston calato in un circo Barnum, Mussolini si infila una mascherina con divieto di sosta in chiave “bavaglio”. Quindi la getta per protesta sul banco della giuria, come Trump appena rientrato alla Casa Bianca, come Enrico Montesano neo “disobbediente civile” in testa alla marcia della Liberazione contro il distanziamento sociale e il neoliberismo. Mussolini e Lucarelli si incartano sugli sconfinamenti semantici di “popolana” e “vaiassa”, il giudice Mariotto cerca il significato su Google, in una nostalgica reprise della lite Mussolini-Carfagna nel 2010, perché a “Ballando” anche le risse sembrano delle repliche.

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Tema decisivo di questa edizione è però soprattutto il rebranding di Elisa Isoardi: non più first lady sovranista che stira le camicie al capitano, ma gnocca solare, indipendente, ammaliante. “Isoardi è bona”, dice la giudice Lucarelli (l’unica che può dirlo senza creare polemiche di genere). Isoardi ha in effetti trovato la sua vocazione, via i fornelli, via Salvini, dentro la balera, la pista, il ballo, la seduzione, i tormenti bollenti del tango. Noi però facciamo il tifo per Costantino della Gherardesca, agitatore “avantgarde” del programma, che alla terza puntata si presenta in versione Disco Queen sfrenata, con un formidabile omaggio a Sylvester e alla scena lgbt della San Francisco anni Settanta. Il giudice Canino sale in piedi sul banco, si balla un po’ tutti sul falsetto ultrasonico di “You Make me Feel”. E’ l’apoteosi del programma, lo scompiglio, un’euforia pazza e libertaria, il performing gender in prima serata su RaiUno: c’è più rivoluzione in Costantino/Sylvester a “Ballando” che in tutti i Gay Pride italiani. “La giuria è una giunta militare, da oggi comincia la resistenza liberale e democratica per il ballo”, dice Costantino, che reclama a gran voce “un Ballando libero e globalista e cosmopolita”. Ma la giuria non capisce, “non capiscono l’ironia, non capiscono l’arte”. La giuria non è aggiornata: “Basta guardare la capigliatura pre-Tangentopoli di Zazzaroni”, dice Costantino. Grazie a un formidabile declino demografico, l’incartapecorito palinsesto del sabato sera resta ancora oggi una rappresentazione plastica del paese: vecchio, decrepito, molto pazzo e in mano ai giudici.

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Nell’epoca dei talent sono infatti loro i veri protagonisti dei format: i giudici militari e incazzosi di “Masterchef”, i giudici manager di “X-Factor”, i giudici magnanimi di “Tu si que vales” e “Italia’s got Talent”, i giudici molto “camp” di “Ballando con le stelle”. Prima c’erano i “court show”, programmi con giudici in pensione immersi in finte aule di tribunale, chiamati a risolvere controversie condominiali, beghe familiari, storie di corna. “Giudice televisivo” significa Sante Licheri a “Forum”, rimasto in carica a Mediaset fino a novantuno anni. Ma i talent hanno aperto la strada a nuove carriere. In una tv costruita su provini, gare, audizioni, la giuria è diventata un personaggio decisivo, la vera star del programma. Essere giudice di “X Factor” o “Masterchef” o “Ballando con le stelle” garantisce una visibilità (o un compenso) superiore ai concorrenti. Le competenze non contano più di tanto e una volta che si comincia si può essere assegnati a vari tribunali. Selvaggia Lucarelli è stata giudice della terza edizione di “Notti sul ghiaccio”, poi giudice del talent comico, “Eccezziunale veramente”, e da quattro anni è in carica a “Ballando con le stelle”. Le analisi della giuria sono il pezzo forte del format e tutto ruota attorno ai loro siparietti. Il commento tecnico è affidato alla presidente della giuria, Carolyne Smith, coreografa, ballerina, giudice internazionale di competizioni salsa, già membro della giuria di “Strictly Come Dancing”, format britannico e versione originale di “Ballando”. E’ chiaro che per il pubblico l’accento di Carolyne Smith funziona anche come ultimo strascico della “galassia Don Lurio” (anche lo speaker del programma usa, non si capisce bene perché, l’accento donlurico, ma quando c’è di mezzo il ballo in Rai va così, è tutta un’operazione ripescaggi e nostalgia di StudioUno). Ogni giuria naturalmente ha il suo lessico e l’“x-factor” di “Ballando” è il “mood”: i concorrenti fanno un “percorso”, si “mettono in gioco”, scoprono un “lato di sé stessi”, ma soprattutto cercano il giusto “mood”.

 

Dopo ogni puntata del sabato sera, la giuria di “Ballando” diventa nutrimento di mezzo palinsesto Rai. I giudici vengono portati in trionfo a “Domenica In”, come il pool di Mani Pulite quando andava da Gad Lerner a “Milano, Italia”. Qui, ospiti da Mara Venier, continuano le loro analisi, si riprendono battibecchi, possibili flirt, arrivano i dispacci dell’infermeria (a “Ballando” ci si infortuna molto: emorragia al naso per Mussolini, risonanza magnetica al ginocchio per Rosalinda Celentano, appendicite per Raimondo Todaro, oltre al tampone positivo per Samuel Peron e Daniele Scardina). Dopo “Domenica In” i giudici si ritrovano a “Oggi è un altro giorno”, il nuovo talk di Serena Bortone, dove abbiamo già ammirato Travaglio versione “costume & società” che analizzava il fenomeno Renato Zero (sogniamo, anzi chiediamo a gran voce un rimpasto Pupo-Travaglio per il ruolo di commentatore GF). Le analisi, i giudizi delle prove di ballo si spostano dal banco della giuria al salotto. C’è anche una videochiamata alla filosofia Michela Marzano, nonché amica geniale di Elisa Isoardi: “Ero pronta a parlare di tutte le cose che mi ha insegnato”, spiega Isoardi, “ma adesso c’è lei quindi parlate con lei” e Marzano allora spiega come si fa a riconoscere nell’“Altro” ciò che è “più simile a te”. Sabina Ciuffini alza il tiro e analizza la rissa Mussolini-Lucarelli con Debord e “La Société du spectacle”, ma s’è fatto tardi, non c’è più tempo, pesa forse anche tutto questo clima di incertezza. I ballerini di RaiUno sono la nostra orchestra del Titanic. Si sta come i Decreti sulla presidenza del Consiglio dei ministri, un po’ in attesa del lockdown, ballando con le stelle, danzando sull’abisso.

 

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