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X Factor, come Roma, va dove può arrivare

Simonetta Sciandivasci

Quest'anno agli autori la pausa pranzo con cacio e pepe ha aguzzato l'ingegno. Hell Raton è emotivo ma non fesso. Mika è pazzo e lucidissimo. Concorrenti troppo bravi, mandateci un punk

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Sapete quel sollievo che non era soltanto sollievo, ma una felicità vasta e completa, che ci attraversava quando, da piccole, a scuola, ci avvicinavamo a una nuova arrivata, che era bellissima, e scoprivamo che aveva una voce, o un nome, o un accento pessimi, insomma qualcosa che la disinnescava e la rendeva umana, fallibile, una di noi? Deve avere a che fare con la ragione per la quale a X Factor continuano a nominare molto male cose fatte molto bene: non vorranno metterci in difficoltà, dopo innumerevoli edizioni insostenibili, con questa di quest’anno che è finalmente più che sostenibile, anche se appassionante no, ma quale talent show riesce ancora a esserlo (è la formula che è stanca). E magari è anche una strana forma di scaramanzia: le brutture sono amuleti, e lo sappiamo.

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Sapete quel sollievo che non era soltanto sollievo, ma una felicità vasta e completa, che ci attraversava quando, da piccole, a scuola, ci avvicinavamo a una nuova arrivata, che era bellissima, e scoprivamo che aveva una voce, o un nome, o un accento pessimi, insomma qualcosa che la disinnescava e la rendeva umana, fallibile, una di noi? Deve avere a che fare con la ragione per la quale a X Factor continuano a nominare molto male cose fatte molto bene: non vorranno metterci in difficoltà, dopo innumerevoli edizioni insostenibili, con questa di quest’anno che è finalmente più che sostenibile, anche se appassionante no, ma quale talent show riesce ancora a esserlo (è la formula che è stanca). E magari è anche una strana forma di scaramanzia: le brutture sono amuleti, e lo sappiamo.

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E insomma non c’è verso di liberarsi da parole e diciture orrende come “Bootcamp”, “Audition”, “under uomini” (quant’è Zeitgeist), “under donne” (non è un po’ sminuente? Pensiamoci!), neanche ora che il programma è così piacevolmente guardabile. Forse persino troppo: si rischia il bello senz’anima, ma forse è inevitabile, ché il “bello senz’anima” è una condizione generale, un prodotto dell’esautorazione del talento, della sua scolarizzazione. Facciamocene una ragione.

Ieri sera sono cominciati i bootcamp (no, scusate, ma come si fa farsene una ragione, ma perché dobbiamo usare questa parola da scarpiera, da miniera, da lavori forzati?). Come da regolamento, sono state fatte le squadre. Le prime due: quella di Hell Raton, che ha le under donne (sessistometro, urla!) e quella di Mika, che ha gli under uomini. Gli autori si sono svegliati o forse semplicemente hanno cominciato a risentire dei benefici effetti di fare la pausa pranzo a Roma anziché a Milano, con la cacio e pepe invece che col poke, e così ne ha giovato la scrittura del programma, che l’anno scorso era abbandonato alla sua propria forza inerziale, come un Sanremo dei primi anni Dieci, e adesso sembra guidato da un esercito di bighe alate. Quest’anno e soprattutto il prossimo, d’altronde, pandemia e apocalisse permettendo, si porta Roma: Calenda diventa sindaco, arrivano i soldi del recovery fund, Baglioni fa il disco nuovo. Non è ancora successo niente, ma la città già si sente fucina, hub, best workplace – al Mandrione quasi si teme un quadrilatero della moda. 

Essendosi svegliati gli autori, ogni dettaglio è curato, l’assegnazione delle categorie è stata divertente e ha evidenziato quali saranno i giudici più divertenti, Emma e Mika, quello più professionale, Hell Raton, quello più inaspettato, Manuel Agnelli, che sembra finalmente tornato in sé, sarà stato merito dell’accettazione della barba brizzolata. Migliore assegnazione: Mika, fermato mentre saliva in macchina da Cattelan che, da un affaccio degli studi di Cinecittà, lo chiama e gli mostra un cartello con su scritto “under donne” e sembra un po’ Christian Raimo ospite di Nicola Porro (sempre perché quest’anno si porta Roma).

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Hell Raton è un po’ troppo emotivo, ha detto qualche volta di troppo quanto era agitato e ha fatto fuori una biondina buskers che forse non meritava di entrare in squadra ma lui le ha rifilato una motivazione che non merita parole, ovvero “Non ho percepito la sincerità”. Va bene che il rap e la trap come li fanno i ragazzini sono tutti un “me” e un “io”, va bene che David Bowie è non replicabile e purtroppo impensabile, ma non sarà forse il caso di smetterla di intendere la musica come blog? Chissenefrega della sincerità quando c’è l’arte? HR però ieri sera ha fatto una cosa molto difficile, praticamente eroica per questi nostri tempi con la morale redatta dal Moige, e ha mandato a casa, dopo averla selezionata, e quindi ripensandoci e volendo un’altra al posto suo, Beatrice, l’adolescente dislessica che tutti gli altri giudici gli invidiavano – ricordiamo che Manuel Agnelli era riuscito a propinarci fino alla finale una ragazzina che scriveva lagne sulla cherofobia, la paura di essere felici, spacciandola per un disturbo. Hell Raton ha scelto di fare il produttore e non lo psicologo, ben sapendo che gli verrà rimproverato.

A proposito di Agnelli: ha borbottato tutto il tempo dietro le quinte, contestando quasi tutte le scelte di Mika ed HR, campione mondiale di alpostismo, quella tendenza degli italiani al bar di dire come avrebbero vinto i Mondiali, se solo fossero stati al posto di Conte. E noi da casa lì a perdonarlo perché ha pur sempre scritto “Bye Bye Bombay” – cosa che non lo emenda dall’aver detto più d’una volta “la mia prefe” e “il mio prefe”, come un influencer qualsiasi (e lo hanno fatto anche tutti gli altri giudici, che non hanno neppure scritto un “Quello che non c’è”: qualcuno li fermi).

Mika è fantastico e affidabile, lo dipingono come un matto troppo esigente, ma è soltanto uno che ha il pieno controllo di sé e delle sue intenzioni, e quindi aspettiamo con ansia di capire cosa crede di tirar fuori dalla cantautrice calabrese che ha una scuola di danza ed ha avuto molti fidanzati stronzi (in Calabria succede, è una peculiarità del posto) e ieri è riuscita a pseudorappare “ho la Campania e la Calabria nelle vene” senza arrossire – anche noi abbiamo evitato di arrossire, pietrificati dal suo sguardo e dai suoi zigomi che ci hanno riportato alla mente Rosalinda Celentano in “The Passion” di Mel Gibson: faceva Satana. Siamo altresì curiosi di vedere cosa sarà dell’inspiegabilmente selezionato e poltronato N.A.I.P., che è certamente divertente, ma un disco intero di uno così, uno che si sforza tanto di essere intelligente e geniale, di non fare mai quello che t’aspetti, a parte i suoi zii e le ex fidanzate molto orgogliose, chi lo ascolta per intero? Chissà cosa ci ha fatto di male il prevedibile, e dire che mezzo mondo spende fior di quattrini in astrologhe e cartomanti.

Portiamo a casa una risposta molto intelligente a una domanda così e così: dove andiamo, chiede Hell Raton a Casadilego, la quale gli risponde, andiamo dove si può arrivare.

Facciamo anche noi, nel fine settimana e poi magari anche nella vita.

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