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L’innocenza fluida di “We Are Who We Are”

Annalena Benini

Due ragazzi e la serie che vale la nuova scoperta che ciò che siamo è quel che non sappiamo

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L’adolescenza è una storia d’amore, molte volte è una guerra d’amore: è una lotta per l’amore. L’amore degli altri, l’odio di sé, la scoperta sempre sconvolgente di piacere a qualcuno. Ma proprio io, con questo corpo, con questa faccia, con questa maglietta, con questi genitori? Io che non so nemmeno chi sono? “C’è una cazzo di rivoluzione dentro di te”, dice il quattordicenne Fraser a Caitlin nella nuova serie di Luca Guadagnino, “We Are Who We Are” (scritta con Paolo Giordano e Francesca Manieri), otto puntate in onda su Sky da domani. C’è questa rivoluzione, che da fuori è come la febbre, e ce l’hanno proprio tutti (e in realtà ce l’hanno anche gli adulti, non passa mai). Esplode il desiderio, esplode il caos e ti gira la testa e non sei mai stato tanto vitale e tanto spaventato: perché questo è solo l’inizio. Raccontare l’inizio, la potenza inconsapevole dei corpi, la confusione, l’attrazione verso l’unicità, le interferenze continue degli altri e il terrore di non essere amati in questo caos: che bellezza, che paura. Caitlin è la ragazza più popolare della base militare americana in Italia, vive qui da anni e la cercano tutti. Si guarda le tette e non sa se le piace che stiano crescendo. “Auguri per il ciclo, troietta”, le dice la sua migliore amica.

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L’adolescenza è una storia d’amore, molte volte è una guerra d’amore: è una lotta per l’amore. L’amore degli altri, l’odio di sé, la scoperta sempre sconvolgente di piacere a qualcuno. Ma proprio io, con questo corpo, con questa faccia, con questa maglietta, con questi genitori? Io che non so nemmeno chi sono? “C’è una cazzo di rivoluzione dentro di te”, dice il quattordicenne Fraser a Caitlin nella nuova serie di Luca Guadagnino, “We Are Who We Are” (scritta con Paolo Giordano e Francesca Manieri), otto puntate in onda su Sky da domani. C’è questa rivoluzione, che da fuori è come la febbre, e ce l’hanno proprio tutti (e in realtà ce l’hanno anche gli adulti, non passa mai). Esplode il desiderio, esplode il caos e ti gira la testa e non sei mai stato tanto vitale e tanto spaventato: perché questo è solo l’inizio. Raccontare l’inizio, la potenza inconsapevole dei corpi, la confusione, l’attrazione verso l’unicità, le interferenze continue degli altri e il terrore di non essere amati in questo caos: che bellezza, che paura. Caitlin è la ragazza più popolare della base militare americana in Italia, vive qui da anni e la cercano tutti. Si guarda le tette e non sa se le piace che stiano crescendo. “Auguri per il ciclo, troietta”, le dice la sua migliore amica.

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Fraser è appena arrivato, nevroticissimo, da New York con le sue due madri, e a quella che l’ha partorito urla e scrive di continuo: ti odio sei una strega, ma poi va a farsi cullare di notte nel suo letto, è un maniaco dell’ordine e dei vestiti, è turbato da un giovane ufficiale che ha visto nudo nello spogliatoio (questi soldati hanno una grande facilità a mostrarsi nudi ovunque), ma in realtà è turbato e colpito dal mondo intero. (segue a pagina due) “Non devo essere gay solo perché ho due madri lesbiche”. “Ma non devi neanche non esserlo”, gli sorride Caitlin dentro la stella danzante che è la loro nuova amicizia, la loro giovinezza esplosiva in una base militare con le marce, le flessioni e tutti questi adulti in divisa che non corrispondono mai a uno stereotipo, ma lo rompono a ogni nuova puntata. E’ molto affascinante entrare nel nuovo mondo e partecipare alla scoperta di sé attraverso il romanzo di formazione fluida di due ragazzi (e di tutto il gruppo) alle prese con la propria disperata innocenza, in questa infanzia che è sparita per sempre ma ha lasciato molte tracce: si buttano in piscina nudi, si cercano, si seducono e si toccano ed esibiscono una potenza che non sanno di avere, che li sovrasta e che ci ipnotizza. Ci sembra di capirli, finalmente, stiamo dalla loro parte perché a ogni puntata cresce la verità, si arricchisce di dettagli. Fraser all’inizio è insopportabile, come un vero adolescente incasinato, e a poco a poco diventa irresistibile, come un vero adolescente incasinato. Man mano che li conosciamo, tutti, ci commuovono e ci portano indietro parti di noi che avevamo dimenticato, o mai osato. Siamo quello che siamo: abbiamo ricevuto in regalo questo corpo, questa faccia, questo disagio, questi quattordici o quarant’anni, e stiamo sempre cercando di capire che cosa farne. Stiamo sempre ascoltando una canzone, una conversazione, leggendo un messaggio, guardandoci allo specchio e pensando a qualcun altro. “We Are Who We Are” riesce a mostrare il continuo sovrapporsi di voci, emozioni e interferenze, e a portarlo a compimento: riesce a farci partecipare al loro mondo, quindi a farlo sentire nostro. Inquieto, selvaggio, pieno di desideri, patetico, contraddittorio, bellissimo.

 

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