Varoufakis vs Bonolis
“Ciao Darwin” finisce sotto il fuoco incrociato dei neopuritani. Il “white trash” indigna ancora
Varoufakis più #Blacklivesmatter contro le repliche di “Ciao Darwin” su Canale 5. La fantasia non è mai stata così al Potere come in quest’epoca formidabile. Si comincia con Churchill, Roosevelt, Cristoforo Colombo, si finisce con Paolo Bonolis. E’ il nostro cosmicomico contributo alla battaglia culturale in corso, l’impareggiabile arte di buttarla in caciara. Perché è facile prendersela con Shakespeare o “Via col vento” ma con il “white trash” di “Ciao Darwin” siamo davvero nel cuore del sistema patriarcale, del razzismo, dell’imperialismo occidentale, della mercificazione del corpo della donna e di Luca Laurenti.
Varoufakis più #Blacklivesmatter contro le repliche di “Ciao Darwin” su Canale 5. La fantasia non è mai stata così al Potere come in quest’epoca formidabile. Si comincia con Churchill, Roosevelt, Cristoforo Colombo, si finisce con Paolo Bonolis. E’ il nostro cosmicomico contributo alla battaglia culturale in corso, l’impareggiabile arte di buttarla in caciara. Perché è facile prendersela con Shakespeare o “Via col vento” ma con il “white trash” di “Ciao Darwin” siamo davvero nel cuore del sistema patriarcale, del razzismo, dell’imperialismo occidentale, della mercificazione del corpo della donna e di Luca Laurenti.
Questi i fatti: David Adler, giovane economista americano, membro del “movimento transnazionale e paneuropeo” fondato da Varoufakis, guarda la tv e finisce su Canale 5. C’è una puntata (in replica) di “Ciao Darwin”. Tema: “Italiani vs stranieri”. Il protocollo è il solito, tette giganti, chiappe all’aria, battutacce, doppi sensi, giochi scemi, canzoni stonate, umiliazioni dei concorrenti, sempre intorno a una sfida tra gruppi sociali opposti (magri contro grassi, alti contro bassi, credenti contro nichilisti, ecc…). Ma Adler non lo sa. Inorridito piazza su Twitter uno screenshot con concorrente nera in costume da bagno infilata in un cilindrone di plexiglas che si riempie d’acqua a ogni risposta sbagliata. Varoufakis fiuta il suo quarto d’ora di celebrità “I can’t breathe” e chiede che il movimento “Black Lives Matter” organizzi una campagna globale contro l’oltraggio dell’impero televisivo di Berlusconi. La sfida del neopuritanesimo manda le lancette sempre più indietro. Si torna alla battaglia contro le tv commerciali, le vallette scosciate, lo streaptease.
Soluzioni possibili: disclaimer prima di ogni puntata di “Ciao Darwin” con Michela Murgia che spiega il contesto e illustra la “cornice” della comicità del programma, ricordando allo spettatore che tutto è metafora di altro: i due gruppi sociali che si sfidano rappresentano “la volontà antinomica del potere”, l’acqua che sale nel cilindrone è la metafora del “liquido amniotico dell’utero materno”, la prova “a spasso nel tempo” è metafora del “collasso temporale” della civiltà e dell’involuzione della specie, mentre il culo di “Madre Natura” è proprio un culo. Oppure si organizza una puntata riparatrice di “Ciao Darwin”, con gara senza esclusione di colpi tra poliziotti americani e rapper neri incazzati. Alle brutte, basterà attendere il 2054 e andare tutti insieme a buttare giù la statua di Bonolis eretta alle pendici di Collina Fleming. Nel frattempo, si rimandi subito in bozze il manifestato degli intellettuali su “Harper’s Magazine”, infilando Bonolis e Laurenti tra Martin Amis e Noam Chomsky.