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Cecchi Paone e la strana idea di cultura che esce dal Grande Fratello Vip

Manuel Peruzzo

La discussione tra il giornalista, Fabio Basile e le Provvedi e tutti i luoghi comuni nella casa a proposito di studi e successo che ci fanno chiedere se è la realtà o è la televisione a essere distopica

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Se nel 2000 ci avessero detto che nel futuro avremmo visto Donald Trump presidente, Asia Argento e Fabrizio Corona insieme in una storia d’amore e divisi nelle interviste tv (non che Argento paladina dei diritti delle donne con l’attrice di un telefilm minore, Streghe, Rose McGowan fosse tanto più verosimile), Lele Mora che vuole comprare l’Unità e farne un giornale vicino ai giovani moderati di sinistra grazie a un “noto opinionista televisivo”, Matteo Salvini in cattedra che spiega il sovranismo ai bambini di una scuola su Rai Tre, avremmo chiesto di ridarci Orwell. Di certo nessuno avrebbe previsto Rocco Casalino intervistato da Fabio Fazio su Rai Uno, mentre un ministro del lavoro che ha lavorato pochissimo in vita sua dava degli sciacalli ai giornalisti su una rete avversaria. È la realtà o è la televisione a essere distopica?

 

Nel 2000 Alessandro Cecchi Paone conduceva programmi di divulgazione scientifica, era ancora segretamente omosessuale, non pensava che un giorno sarebbe finito all’edizione del Grande Fratello Vip a discutere con dei ventiquattrenni su quanto siano impreparati al mondo del lavoro (evidentemente non ha visto il video in cui Casalino spiega che quando ha capito che una letterina guadagna più di un professore s’è messa a “fare la cretina in tv” perché “lavori poco e guadagni molto”). La prima grande litigata è venuta fuori qualche giorno fa, quando Paone era già nominato e forse s’è giocato le ultime carte tornando nel suo personaggio di pedagogo moralista. Ha rimproverato a Fabio Basile, il judoka insignito di onorificenza di Commendatore dal Presidente della Repubblica (Paone ci tiene particolarmente a questo punto), di comportarsi in modo immaturo e inadeguato abbassandosi al livello di Giulia Provvedi, giocando a tirarsi i cuscini. Cecchi Power, come lo chiamano nella casa, non s’è mai sognato di fare a cuscinate: a quindici anni già dirigeva il TG dei ragazzi per Mediaset. È sempre stato un pre-vecchio.

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Come tutti quelli che scoprono il sesso a cinquant’anni, Paone ha perso la testa. In un’intervista al Corriere ha raccontato che “ho sempre solo lavorato e studiato. Riconoscendo la mia natura, è venuta fuori la voglia di fare le altre cose che non mi ero mai concesso di desiderare: le vacanze, la discoteca, gli innamoramenti sconsiderati. Non ero mai stato a ballare, mai a Mykonos né a Ibiza, non mi ero mai concesso un chilo in più”. Quindi è ingrassato, s’è infilato agli happy hour vestito da commercialista, s’è annoiato in discoteca come tutti gli altri ragazzi: un giovane cinquantasettenne. Vi dico questo per inquadrare la faccenda. Per lui Fabio Basile rappresenta il merito, la dedizione, l’onorificenza e le sorelle Provvedi rappresentano quei giovani disgraziati che finiscono a sognare il reddito di cittadinanza. E quindi “se non trovano lavoro è perché non hanno studiato”, ne conclude lui che frequentando i divani di Barbara D’Urso vede i vip caduti in disgrazia che chiedono la Bacchelli perché dormono in camper.

 

Non si capisce quale tra le due cose Cecchi Paone feticizzi di più: la cultura o i modelli televisivi. Le accuse mosse da Paone possono essere così riassunte:

a) Una che è famosa per essere stata la ex di Fabrizio Corona può essere in qualche modo un modello per le giovani ragazze?

b) “È giusto che giovani che non sappiano fare niente abbiano successo?”.

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Siccome Paone s’è lamentato che gli rinfacciano i toni e mai i contenuti partiamo dal secondo punto, che riguarda la giustizia distributiva (cariche, onorificenze, onori), e della differenza tra due idee di giustizia di due filosofi, quella di John Rawls e quella di Robert Nozick. Il primo, semplificando molto, nella sua teoria della giustizia immagina che una società giusta sia quella in cui nessuno si arricchisce a scapito di altri. Per Nozick invece c’è giustizia se c’è libertà, cioè se uno è libero di dare i suoi soldi a chi crede, e quindi è giusto arricchire qualcuno a scapito di altri. Ad esempio, se uno preferisce pagare di più volontariamente un giocatore di calcio (pensate a Ronaldo), guardando i suoi video, comprando le sue magliette, frequentando i suoi social media rispetto a dare i propri soldi a qualcun altro. Quindi è giusto che dei ragazzi che non sanno fare niente vengano pagati più di uno che ha studiato molto? In una prospettiva libertaria sì, nella misura in cui i soldi che ricevono sono dati volontariamente dalle persone che li guardano. Pensate agli youtuber, quelli più ricchi sono ragazzini che passano il tempo a registrarsi mentre giocano a videogiochi e guadagnano più di chi ha il master e sa quattro lingue. È ingiusto? No.

 

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Purtroppo la risposta dei ragazzi a questa prima domanda è una serie di frasi fatte che fanno più o meno così: “Sì, siamo ignoranti ma di buon cuore”. In particolare Silvia Provvedi si difende con una serie di luoghi comuni imparati dalla nonna che ci fanno capire che è persino più vecchia di Cecchi Paone, ve li segno qui: seguo il mio cuore, non ho paura di farmi giudicare, nessuno è santo, la perfezione non esiste, quando vedi il marcio ovunque ce l’hai a casa tua il marcio, se tu ti mostri per quella che sei non sbagli mai, io sono qui per mostrare me stessa, sono fiera della persona che sono, Cecchi Paone predica bene e razzola male, mi sono messa in gioco.

  

 

Mi sono messa in gioco è il modo in cui i sotto istruiti giustificano l’essere deludenti intellettualmente perché “sono veri” o “sono sé stessi”, che non vuol dire niente. A un certo punto chiedono l’intervento di Fabio Basile, il quale si alza e dice “un uomo vero non si vede dalla cultura che ha ma si vede da cosa ha dentro”. Nessuno applaude. Altro cliché dei senza cultura: l’uomo vero e le sue viscere. Alfonso Signorini interviene e dice che la cultura non va usata come clava ma per vivere meglio. Di sicuro serve a sapere come pensare e come vincere una discussione con buoni argomenti che non siano mettersi a piangere, dire che l’istruzione in Italia costa (speriamo che non ci fossero inglesi o americani a guardare) e usare argomenti più sofisticati di “io resto me stessa”. Ma per fortuna finisce lì e si passa alla prova di cultura generale in cui se sbagli vai a sbattere contro la pancia di un obeso con la faccia. Ci si mette in gioco.

 

  

Tra professori e capre ci sono due forme di feticizzazione della cultura. Da una parte Cecchi Paone che immagina che il problema dell’Italia sia il fatto di avere pochi laureati e non sapere dove si trova il Nilo, e ciò ti condanna alla marginalità (facendosi portavoce di tutti quelli che guardano il GF come guilty pelasure); dall’altra le Donatella che pensano alla cultura come a un territorio criptico e ostile a loro precluso e quindi usano il cuore, i sentimenti, il portare le arance ai fidanzati galeotti come forme di emancipazione (a questo punto Paone fa notare che con l’Associazione Radicale Nessuno Tocchi Caino, anche lui per anni è andato a trovare i carcerati e non ha avuto il bisogno di frequentare Fabrizio Corona). Di tutta questa discussione cosa resterà? Paone che esce dalla casa sconfitto dal televoto, forse immaginandosi martire della cultura (ancora), le Donatella dentro che si immagineranno capite dal pubblico, e chissenefrega se nelle discussioni paiono Tina Cipollari, l’importante è straparlare.

 

Se sul ruolo della cultura e dell’istruzione si può discutere (abbiamo i peggiori istituti tecnici d’Europa? i giovani si laureano poco e male in settori sovraffollati? è ancora diffusa la falsa percezione di un lavoro impiegatizio superiore all’alto artigianato?) sui modelli televisivi Cecchi Paone ha torto. Non solo i giovani guardando le Donatella non penseranno che non sapere niente sia figo (anzi, più probabilmente continueranno a non sapere niente e a mitizzare chi ha una laurea come tutti i veri ignoranti), ma non sono affari suoi di come una donna adulta preferisce complicarsi la vita. Avere studiato molto, avere una carriera, costruirsi una famiglia non ti protegge da una relazione tossica o da scelte sbagliate (anche se avere più cervello e meno cuore aiuta). Fortunatamente per giungere a queste conclusioni non serve aver letto Nozick, basta dar retta a Ivan Cattaneo che gli dice: “Rilassati, fai un altro tipo di vita”.

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