dopo l'audizione al congresso usa

Londra discute una legge per aumentare la sicurezza sui social

Micol Flammini

Multe proporzionate ai guadagni e un occhio agli algoritmi. La proposta britannica sui social potrebbe essere quella definitiva e punta a intervenire sul rapporto tra sicurezza e profitti 

Roma. Che l’audizione al Congresso di Frances Haugen, esperta di dati ed ex dipendente di Facebook, sarebbe stata l’occasione di iniziare ad agire seriamente per regolamentare l’azienda era stata la prima impressione dopo aver sentito una settimana fa le sue parole davanti al Congresso americano. Quando si tratta di sicurezza, come in tutte le aree a cui è meno interessato, Facebook impiega poco personale. Quindi la piattaforma social deve essere in qualche modo costretta a investire di più nella sicurezza. Come? Inserendo un elemento di rischio legato ai suoi profitti. Il Regno Unito è al lavoro su un disegno di legge sulla sicurezza online che potrebbe ispirare la futura regolamentazione del social da parte dei governi in tutto il mondo. La legge sulla sicurezza online non è diretta soltanto a Facebook, ma anche agli altri social e saranno inclusi anche motori di ricerca come Google e siti di pornografia. L’obiettivo è imporre alle aziende l’obbligo di proteggere gli  utenti da contenuti dannosi. A vigilare ci penserà Ofcom, il regolatore britannico delle comunicazioni. I doveri delle aziende sono: prevenire la proliferazione di contenuti illegali, materiale terroristico e crimini d’odio; proteggere i bambini e anche gli adulti che usano Facebook, Twitter e YouTube. I legislatori di Londra nel disegno di legge hanno inserito una multa per chi non rispetta le regole. La multa prevista è proporzionale ai guadagni: il 10 per cento del fatturato annuo. Quindi Facebook, se non rispetta gli obblighi, sarà chiamato a pagare più di 9 miliardi di euro. E’ l’elemento di rischio menzionato prima: non rispettare gli obblighi e le regole della sicurezza comporterebbe una diminuzione dei profitti. Il quotidiano britannico Guardian ha definito la proposta inglese una legge con i denti, ma la cosa rilevante è che potrebbe essere la legge definitiva, quella che anche altri prenderanno a modello. 

Rimane da risolvere quello che è sempre stato il nodo fondamentale. La linea di demarcazione dietro alla quale Facebook, più degli altri, si è sempre trincerato: la libertà di espressione. Ofcom sarà il garante che le limitazioni attuate per tutelare la sicurezza non ledano la libertà di espressione. Agli utenti dovrà essere data la possibilità di fare ricorso se un post viene eliminato – ci si aspetta che saranno molto difficili da gestire per quantità – e le aziende dovranno pubblicare dei rapporti. Saranno gli algoritmi a decidere cosa eliminare e cosa no, di questo il governo è consapevole, e categorie come la satira o l’arte potrebbero anche subire eliminazioni eccessive perché magari scambiate per contenuti offensivi o pornografici. Le aziende dovranno anche proteggere contenuti “democraticamente importanti” e sarà complesso stabilire un criterio: un video cruento che però sensibilizza o aumenta la consapevolezza su una materia come il razzismo è da rimuovere? La legge è interessante e potrebbe aprire la strada, ma rimane uno scoglio importante: gli algoritmi e le loro decisioni. La materia più controversa del rapporto tra stati, democrazie e piattaforme social. C’è una disposizione nel disegno di questa legge con i denti per richiedere l’accesso alle informazioni sugli algoritmi. Sarebbe come commissariare un social.  

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.