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botte da orbi via pagine (di carta!) pubblicitarie

Nel bisticcio tra Facebook e Apple forse ci guadagna la nostra privacy

Francesco Oggiano

Il colosso di Tim Cook verso una novità epocale, iPhone tracciabili solo a richiesta. Un servizio agli utenti (e sgambetto a Facebook)? Tutte scuse, dice Zuckerberg: Apple punta a stroncare ogni concorrenza

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Un bisticcio così, nella Silicon Valley, non si era ancora visto. Segno che almeno uno dei due battaglianti, tra Facebook e Apple, ha davvero paura. La mossa più spettacolare l’ha fatta Mark Zuckerberg. L’uomo che ha portato sui social due miliardi di persone s’è comprato tre paginate di giornali di carta (New York Times, Wall Street Journal e Washington Post) per cantargliele alla vecchia maniera al ceo nemico Tim Cook.

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Un bisticcio così, nella Silicon Valley, non si era ancora visto. Segno che almeno uno dei due battaglianti, tra Facebook e Apple, ha davvero paura. La mossa più spettacolare l’ha fatta Mark Zuckerberg. L’uomo che ha portato sui social due miliardi di persone s’è comprato tre paginate di giornali di carta (New York Times, Wall Street Journal e Washington Post) per cantargliele alla vecchia maniera al ceo nemico Tim Cook.

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Grafica delle paginate: testo lungo su sfondo arancione. Titolo: “Apple è contro l’internet libero”. Svolgimento: le novità annunciate dal colosso di Cupertino “cambieranno la rete come la conosciamo, ma in peggio”, e distruggeranno i piccoli imprenditori. Le novità di Apple stanno tutte in una spunta: quella che permette o no di tracciare i nostri dati. Avete presente quando state pensando di comprare un bellissimo bilanciere con pesi che non userete mai, e qualche ora dopo vi ritrovate il vostro feed di Facebook o Instagram pieno di pubblicità di bellissimi bilancieri con pesi? Ecco, è perché il vostro iPhone, di default, permette alle app che avete scaricato di tracciare i vostri comportamenti, e di condividerli con altre app o siti web. Magari avete cercato “bilancieri con pesi” su un app di vendite di oggetti di seconda mano; o magari avete scaricato una nuovissima (e gratuita) app per il fitness casalingo.

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La “novità di Apple” temuta da Zuck è che quel tracciamento sugli iPhone non sarà più automatico, ma richiesto. Con il nuovo sistema operativo previsto a inizio anno, ogni volta che scaricheremo sull’iPhone una nuova app ci vedremo porre una domanda specifica e piuttosto antipatica. Tipo: “Questa app vuole tracciare i tuoi dati e preferenze a scopi pubblicitari. Vuoi tu permetterglielo?”. In caso (probabilissimo) di diniego, l’app non potrà più tracciarci. E tanti saluti al modello di pubblicità online prevalente negli ultimi dieci anni: quello di Facebook. E’ l’ultimo passo, il più esplicito, di una strategia comunicativa e commerciale di Apple che va avanti ormai da anni. A differenza di Facebook, il cui fatturato da 70 miliardi è realizzato proprio grazie alle pubblicità personalizzate, il colosso di Cupertino non ha grossi interessi nell’advertising. Secondo gli analisti, dalla pubblicità potrebbero arrivare circa 11 miliardi l’anno entro il 2025. Noccioline, se comparate ai 260 miliardi di fatturato 2019 realizzato grazie ai prodotti venduti (iPhone, Mac, iPad e App Store).

 

Per questo Apple può vantarsi di produrre smartphone più attenti alla privacy dei propri utenti rispetto agli Android. Nel 2018 Tim Cook, il ceo venuto dopo Steve Jobs, ha definito quello alla privacy “un fondamentale diritto umano” e ha fatto più di qualche sgambetto a quelli di Facebook. Come quando ha vietato agli sviluppatori di Zuck l’accesso alle versioni beta dei suoi sistemi operativi (tradotto: gli ha chiuso le porte dei suoi uffici sviluppo). O quando ha bannato un app “di ricerca” di Facebook, che voleva pagare dei volontari disposti a lasciarsi tracciare per ogni movimento che facevano sul cellulare. O quando ha annunciato un nuovo sistema di etichettatura che elenca le informazioni raccolte dalle app.

 

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Adesso l’arrivo della novità più temuta. “Pensiamo che gli utenti abbiano il diritto di scegliere quando e come i loro dati vengono raccolti”, ha detto qualche settimana fa il capo della privacy di Cupertino Jane Horvath. “Al contrario, quelli di Facebook vogliono solo raccogliere più dati possibili”. Mark, non senza qualche ragione, non se l’è bevuta: la privacy è una scusa, ha detto, che Apple usa per rafforzare la sua posizione dominante e dare una legnata alla concorrenza. Così facendo non danneggia me, ma tutti i piccoli imprenditori che stanno cercando di riprendersi. Commercianti, proprietari di bar, startupper che specie durante la pandemia hanno intensificato l’uso delle pubblicità personalizzate su Facebook, per raggiungere nuovi potenziali clienti. Un portavoce della Mela ha spiegato che questa novità “non obbliga mica Facebook a cambiare il suo approccio di tracciare gli utenti. Semplicemente la obbliga a dare la possibilità di scelta”. Aggressività passiva in puro stile Silicon Valley.

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