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Una app per fare il vaccino. L'ultima idea di Arcuri

Maria Carla Sicilia

I recenti disastri digitali non hanno scoraggiato il commissario straordinario che pensa a una nuova piattaforma per prenotare gli appuntamenti e monitorare eventuali reazioni avverse nel tentativo di creare un registro elettronico. Cosa potrà mai andare storto?

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Mano a mano che emergono i dettagli sul piano vaccini che il governo ha consegnato nelle mani del commissario straordinario Domenico Arcuri, emergono anche nuovi dubbi. L’ultima novità a destare perplessità è la modalità con cui si pensa di gestire le vaccinazioni: ci si dovrà prenotare e lo si dovrà fare tramite una app, che una volta scaricata servirà anche a monitorare eventuali reazioni avverse e inviare un avviso per il successivo richiamo. Ma il progetto va oltre l’idea di fornire un semplice servizio di promemoria. Se l’app avesse successo si otterrebbe un registro elettronico (il condizionale è d’obbligo) con una lista di dati su quando, dove e a chi è stato somministrato il vaccino. Tutto questo, insieme al sistema informativo sul tracciamento delle fiale già messo in cantiere, andrebbe a comporre una sorta di infrastruttura digitale del piano su cui lavora in questi giorni Arcuri.

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Mano a mano che emergono i dettagli sul piano vaccini che il governo ha consegnato nelle mani del commissario straordinario Domenico Arcuri, emergono anche nuovi dubbi. L’ultima novità a destare perplessità è la modalità con cui si pensa di gestire le vaccinazioni: ci si dovrà prenotare e lo si dovrà fare tramite una app, che una volta scaricata servirà anche a monitorare eventuali reazioni avverse e inviare un avviso per il successivo richiamo. Ma il progetto va oltre l’idea di fornire un semplice servizio di promemoria. Se l’app avesse successo si otterrebbe un registro elettronico (il condizionale è d’obbligo) con una lista di dati su quando, dove e a chi è stato somministrato il vaccino. Tutto questo, insieme al sistema informativo sul tracciamento delle fiale già messo in cantiere, andrebbe a comporre una sorta di infrastruttura digitale del piano su cui lavora in questi giorni Arcuri.

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L’app, dice oggi il Corriere della Sera, è più di una ipotesi: è “in corso di realizzazione”. E tuttavia, dopo le ultime esperienze dello stato in tema di sviluppo digitale appare una scelta quantomeno coraggiosa quella di affidare un’impresa così delicata come la campagna di vaccinazione contro il Covid a una nuova applicazione. Non solo perché di app che registrano i vaccini ce n’è già più di una: quella creata nel 2013 dal ministero della Salute ma anche le varie declinazioni regionali, legate ai fascicoli sanitari elettronici. Ma anche perché gli ultimi mesi hanno offerto più di uno spunto per dubitare della buona riuscita di un’ennesima piattaforma digitale creata o gestita dallo stato.

 

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L’ultima è l’app IO, che da due giorni rende impossibile a migliaia di persone la registrazione delle proprie carte di credito per accedere al programma di cashback promosso dal governo. Quella di IO è certamente una storia diversa da molte altre che si sono verificate nei mesi precedenti, e il perché lo hanno spiegato David Allegranti qui e Carlo Alberto Carnevale Maffè qui. Tuttavia è solo l’ultimo di una serie di sfortunati esperimenti digitali, dal crash del sito dell’Inps al fallimento della piattaforma per prenotare il bonus mobilità, in tilt anche a causa dello stress a cui sono stati sottoposti i provider delle identità digitali (Spid). C’è poi l’esperienza di Immuni da tenere presente, che ben si presta a misurare la risposta dei cittadini quando c’è da scaricare una app che non serve a erogare bonus ma a fornire un servizio di sicurezza sanitaria. Dopo sei mesi e una faticosa campagna di sensibilizzazione, al 3 dicembre i download sfiorano i 10 milioni (9.959.136). Per avere una misura di paragone, in un solo giorno IO ha superato i 6,6 milioni di download. Prima di mettere in cantiere un’altra app è bene ripassare questi numeri e trarne qualche lezione.

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