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MakerFaire 2016, viaggio tra i geni nerd che sognano di cambiarci la vita

Enrico Cicchetti
L’evento attira quest’anno centinaia di progetti, startupper, imprenditori e curiosi. La sfida è applicare tecnologia ad artigianato. Il Foglio è andato dare un’occhiata tra le invenzioni del futuro
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Roma. Per farsi un'idea del successo della Maker Faire di Roma, il più grande evento europeo sull'innovazione, basta raggiungerla in macchina: non si tiene più nel centralissimo Auditorium né al Palazzo delle Esposizioni. Le sciocche polemiche dell'edizione 2015 l'hanno fatta fuggire anche dalle sale dell'Università La Sapienza. Quest'anno i 700 progetti selezionati tra i 1.500 raccolti nelle varie ''call'', sono ospitati negli oltre 55mila metri quadrati di superficie coperta della nuova fiera di Roma a Ponte Galeria. Fuori dal raccordo, quasi Fiumicino, lì dove la metropoli incontra il mare. Ma le file di auto e i parcheggi strapieni la dicono lunga: la posizione più scomoda rispetto alle precedenti  edizioni non ha allontanato il pubblico, anzi. Addetti ai lavori e curiosi, famiglie e professionisti hanno riempito i sei padiglioni dedicati a scienza, tecnologia, divertimento e business: la manifestazione internazionale (40 i paesi coinvolti) è pensata per far conoscere dal vivo le invenzioni dei maker; startupper e piccoli imprenditori che attraverso idee innovative realizzano progetti che guardano al futuro. Il loro manifesto è Make Magazine, la rivista che nel 2006 a San Mateo, in California, ha portato alla prima edizione della fiera. Dalle bizzarre invenzioni partorite in garage polverosi da nerd  genialoidi, alle proposte di oggi, che puntano al biomedicale, alla manifattura digitale, all'internet delle cose, alimentazione, clima e automazione. "Quella della Fiera di Roma è una sfida vinta - conferma Riccardo Luna, digital champion italiano e tra i curatori dell'evento - la cosa davvero bella è che c'è fila fuori ma non dentro, segno che questo è lo spazio giusto per un evento del genere. C'è tutto quello che serve per passare un'intera giornata fra gli stand, in tranquillità, e godersi la manifestazione". E insieme a bambini che scorrazzano incuriositi tra robot barman e corse di doni,  anche grandi aziende e business tengono gli occhi aperti, a caccia di potenziali affari. Google e Intel hanno i loro affollatissimi stand, accanto al sistema informativo Excelsior di Unioncamere, che conferma un dato: "Sono 91mila le figure professionali con profilo e competenze digitali che le imprese italiane intendono assumere entro l'anno". Maker Faire è un'occasione che vale più di mille curriculum. 
 
 
(foto:makerfairrome.eu)
 
 
"Se per Milano il Salone del Mobile è diventato uno strumento di crescita economica incredibile, perché porta investitori da tutto il mondo, Maker Faire potrebbe avere la stessa funzione per Roma, diventando un altro momento in cui la stampa internazionale si ritrova per vedere il meglio del Made in Italy", spiega Luna al Messaggero. E per Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio di Roma, in questa quarta edizione "c'è stato un salto di qualità: alla manifestazione hanno iniziato a partecipare gli imprenditori, anche piccoli, perché nelle nuove tecnologie si trovano grandi opportunità anche per quanto riguarda le piccole imprese artigiane". Forse, fra i bambini che oggi si affacciano entusiasti agli stand, alcuni si interesseranno di innovazione sin dalla scuola, avranno idee che saranno in grado di concretizzare, creando nuove aziende e lavoro. 
 
 
(foto:makerfairrome.eu)
 
 
Sono giovanissimi, ad esempio, i creatori di  StayActive, una clip da attaccare alla camicia, in grado di segnalare se si sta seduti nella postura corretta: "Un rompiscatole tascabile ma molto utile", spiegano Luca, Susanna e Francesco, che pensano di venderlo anche alle scuole. Oppure Deed, startup di Emiliano ed Edoardo Parini, due gemelli romani ventiseienne, uno smartwatch a conduzione ossea: basta indossarlo e appoggiare un dito all'orecchio per ascoltare musica e telefonate. E ad aggiudicarsi i 100mila euro in palio alla migliore invenzione sono stati due ragazzi marchigiani, Francesco Pezzuoli e Dario Corona, con il loro Talking Hands, un guanto capace di tradurre in parole il linguaggio dei segni. L'impatto delle nuove tecnologie in un settore antico come l'artigianato è dirompente, ma anche faticoso: Massimo Ottavio Pavan, che a Pordenone produce le biciclette elettriche autoalimentate più leggere sul mercato, invitato a Roma da Confartigianato, spiega al Foglio: "E’ difficile far cambiare mentalità agli artigiani, anche giovani, che spesso rimangono fossilizzati su produzioni anacronistiche. Ancora più difficile è trovare finanziatori". 
 
 
Sull'onda della tradizione imprenditoriale italiana, alla Maker Faire di Roma c'è molto design, cibo e moda: stampanti 3d per la cioccolata, sellini per bici numerati e foderati in tessuti di Hermes,  barrette energetiche a base di alghe e bacche di goji, una macchina per spremere olio d’oliva espresso, fresco in tutte le stagioni o funghi prodotti dai fondi di caffè. Ma i più premiati sono i sistemi che possono operare in ambito sanitario, come la bici per non vedenti  o il progetto BOB, l’incubatrice neonatale open source, a basso costo e stampata in 3D, una tecnologia onnipresente tra i sei padiglioni.
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