Olimpiadi

Tita e Banti, la coppia d'oro della vela azzurra entra nella leggenda olimpica

Stefano Vegliani

Così diversi eppure così affiatati. Dopo il successo a Tokyo, i due velisti italiani trionfano ancora nella Medal Race con il catamarano Nacra 17. Nonostante il vento capriccioso

Ruggero Tita e Caterina Banti. Come loro nessuno mai. Neppure Agostino Straulino, nemmeno Alessandra Sensini. Nomi che hanno fatto la storia della vela olimpica italiana, ma che non sono mai riusciti a conquistare due ori a cinque cerchi. Loro sì, dopo Tokyo ecco Marsiglia, il mare scelto per le regate delle Olimpiadi di Parigi 2024. Un mare con un vento capriccioso che ha un po’ deluso le aspettative perché il famoso Mistral, che la fa da padrone da queste parti, non ha regalato quelle giornate spettacolari che rendono la vela uno sport avvincente.

 

Nell’ultima prova, la Medal Race che accoglie solo I dieci migliori della classifica e che dà punteggio doppio, si sono presentati con un buon vantaggio, quattordici punti, meglio che a Tokyo dove ne avevano solo dodici. La Medal era in programma già mercoledì, ma il vento era stato insufficiente e quindi tutto rimandato a giovedì, ma sempre con l’incognita della generosità di Eolo. Il dio del vento non si è sforzato un granché, ma la regata è stata portata a casa. Questo catamarano, con a bordo un uomo e una donna, classe olimpica da Rio, è stata  la prima prima classe olimpica mista. Poi a Tokyo è stata la prima classe dotata di foil che permettono agli scafi di rimanere sollevati dalla superficie, proprio come un aliscafo oppure, per rimanere in campo velico, come le barche che oggi corrono l’Americas Cup. Certo, ci vuole un po’ di vento perchè questo accada e così non è stato nelle ultime regate. Diciamolo, questo rende tutti i velisti del Nacra 17 un po’ nervosetti, i nostri Ruggero e Caterina un po’ di più. Tanto che è vero che nei primi due giorni di regata, quelli caratterizzati dal Mistral, avevano dominato vincendo sei prove su sette, peggior risultato un secondo posto. La medaglia era insomma in cassaforte, bastava arrivare settimi se gli argentini Matteo Majdalani ed Eugenia Bosco avessero vinto. I neozelandesi Micah Wilkinson ed Erica Dawson e i britannici John Gimson e Anna Burnet non potevano più superarli.

   

Dicevamo insomma che al momento della partenza e per tutta la regata c’è stato giusto un soffio di vento, abbastanza per percorrere i quattro lati del percorso ma non per far volare le barche. Tita e Banti hanno controllato prima degli avversari la loro tensione nervosa e così già alla prima boa si sono presentati secondi dietro agli inoffensivi francesi, che hanno comunque goduto del loro giorno di gloria sul mare di casa mentre gli argentini non riuscivano a fare meglio di un modesto settimo posto davanti ai neozelandesi, mentre gli inglesi (già argento a Tokyo) venivano fermati per partenza anticipata.

  

foto Martina Orsini 
 

La tensione poco a poco si allentava. Ruggero Tita, il timoniere ingegnere informatico, e Caterina Banti, il prodiere laureata a Napoli in lingue orientali, riuscivano nel momento dell’arrivo a lasciarsi andare a quell’entusiasmo che tre anni fa era mancato. A Tokyo sembrava che avessero fatto il compitino (anche se sappiamo che non è stato questo il sentimento di quel momento): anche se due persone più diverse di così è difficile trovarle, sono accumunate da una certa riservatezza nell’esprimere le emozioni. Tutto il contrario del loro tecnico Ganga Bruni e del direttore tecnico Michele Marchesini che, siamo sicuri, non avrà trattenuto una lacrima. Con due ori in una sola Olimpiade, con questa c’è anche la vittoria dei Marta Maggetti nella tavola a vela, ha battuto tutti i suoi predecessori.

  

Insomma, finalmente un bell’abbraccio. Su questa medaglia pesava una sorta di editto lanciato dal presidente del Coni Giovanni Malagò che l’aveva definita la medaglia più certa di tutto l’olimpo francese, dopo che i ragazzi avevano vinto gli ultimi tre mondiali. E per fortuna che Ruggero e Caterina non sono particolarmente superstiziosi come la maggior parte dei velisti, cui già dire “buon vento” è una iattura. Ora chissà se Ruggero stringerà tra le mani il timone di Luna Rossa, che a fine agosto comincia le selezione per l’America’s Cup. Straulino, ammiraglio di Marina, è rimasto famoso oltre che per le medaglie olimpiche per aver portato a vela l’Amerigo Vespucci fuori dal porto di Taranto. Chissà se a questo ragazzo di Rovereto, cresciuto sui laghi trentini, riuscirà qualcosa di altrettanto epico.

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