PUBBLICITÁ

Il Foglio sportivo

La Pro Recco sa come si vince sempre: “Si deve morire per i compagni”

Francesco Caligaris

I segreti della squadra padrona della pallanuoto dopo il terzo successo consecutivo in Champions League a Belgrado contro il Novi Beograd. Il giovanissimo Sandro Sukno racconta il difficile percorso che lo ha portato ad allenatore dell'attuale squadra regina d'Europa

PUBBLICITÁ

Así, así, así gana el Madrid!”, cantavano Cristiano Ronaldo e compagni nel 2018 dopo la conquista della terza Champions League consecutiva in una Kyiv ancora spensierata. Così vince il Real Madrid: una squadra che nel suo Dna ha impressa solo la parola vittoria. Così vince la Pro Recco, che sabato scorso ha alzato la sua terza Champions League consecutiva nella pallanuoto maschile. Non accadeva da 53 anni, dal tris del Mladost di Zagabria tra il 1968 e il 1970. Per la città della focaccia è l’undicesimo trionfo della storia: è il club che ne ha vinte di più, seguono il Partizan di Belgrado e lo stesso Mladost a quota sette. La stagione si è conclusa con il secondo triplete (scudetto, Coppa Italia e Champions League) di fila dopo quello realizzato l’anno scorso, il sesto di sempre.

In finale la piccola Recco (neanche 10mila abitanti) ha sconfitto i serbi del Novi Beograd a Belgrado, città di oltre un milione di persone. Era la rivincita della Champions League di un anno fa, vinta sempre dalla Pro Recco ai rigori. Questa volta il risultato è stato netto, 14-11, i liguri sono partiti con un parziale di 4-1 e hanno mantenuto un vantaggio di tre o quattro gol per tutto l’incontro. Eppure c’è stato un episodio che avrebbe potuto affossare la Pro Recco. Due minuti dopo l’inizio del secondo periodo, sul punteggio di 5-2, l’attaccante Gonzalo Echenique ha ricevuto un’espulsione per brutalità che ha costretto i suoi a un’inferiorità numerica di quattro minuti. Nella pallanuoto, un’eternità. Invece, dopo il rigore trasformato dai padroni di casa, Aaron Younger e Aleksandar Ivović hanno addirittura allungato fino al 7-3. “Quattro minuti con l’uomo in meno ci hanno fortificato, sono stati i migliori della gara dove abbiamo deciso la finale. Sembra paradossale ma è così, psicologicamente li abbiamo distrutti in quel momento”, ha detto Ivović, difensore montenegrino di 37 anni e bandiera della Pro Recco.

Ivović è quattro anni più “anziano” del suo allenatore, il croato Sandro Sukno, che da quando guida la Pro Recco, cioè dal giugno 2021, ha vinto tutti i trofei a cui ha partecipato: due campionati, due Coppe Italia, due Champions League e la Supercoppa d’Europa del 2022. Sukno è nato nel 1990, ha solo 32 anni, ne compirà 33 l’ultimo giorno del mese. Nel 2012, alle Olimpiadi di Londra, ha conquistato la medaglia d’oro con la Croazia battendo l’Italia in finale. Nel 2017, ai Mondiali di Budapest, una sua tripletta ha deciso la finale contro l’Ungheria padrona di casa, e in Ungheria la pallanuoto è considerata sport nazionale. Nello stesso anno è stato premiato come miglior giocatore del mondo dalla rivista Total Waterpolo, di fatto il Pallone d’Oro del calcio. Sukno aveva 27 anni, era il pallanuotista più forte del pianeta e naturalmente giocava nella Pro Recco. Ma nell’ottobre 2017, durante una visita di routine a Milano, gli è stato diagnosticato un problema cardiaco. Nonostante un’operazione a cuore aperto negli Stati Uniti, non gli è più stata concessa l’idoneità sportiva. 

PUBBLICITÁ

“Non è stato facile dire basta all’improvviso”, racconta Sukno. “È stato un periodo difficilissimo, ho provato in tutti i modi a rientrare ma c’erano troppi rischi per l’agonismo. Così, dopo aver parlato con la mia famiglia, ho deciso che volevo rimanere nella pallanuoto, che è la mia vita. Ho cominciato nel 2019 come vice ct della nazionale croata e mi sono innamorato subito. Ho detto: voglio fare questo”. E non ha rimpianti: “Alla mia carriera da giocatore non ci penso più, sono soddisfatto, ho vinto tutto. Guardo avanti e adesso mi diverto ad allenare. Per me la chiave di tutto è il gruppo. Ai giocatori dico sempre che bisogna morire per i compagni. Con l’individualità puoi vincere qualche partita, con il gruppo vinci i trofei. Solo con un vero gruppo vinci una finale di Champions League nonostante quattro minuti di inferiorità numerica. Quella è stata una situazione difficile, anche fisicamente, tutti dovevano dare di più e ci siamo riusciti. Abbiamo dimostrato di essere una vera squadra”. “Sandro Sukno sarà con noi anche l’anno prossimo”, annuncia Maurizio Felugo, il presidente della Pro Recco. “Ripetersi in Champions League è stato straordinario, soprattutto perché abbiamo espresso una pallanuoto fantastica. Sandro ha confermato di essere un allenatore eccezionale e una persona speciale. Faremo ancora grandi cose insieme e lui le farà per sempre nel corso della sua vita”.

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ