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Cosa ci dice della salute della Nazionale di volley lo scudetto dell'Itas Trentino

Gabriele Spangaro

La vittoria di Trento, come l’andamento generale di questi playoff, ha dimostrato che i ragazzi della “bella Italia” di Ferdinando De Giorgi giocano a un livello più alto man mano che la tensione e la posta in gioco si alzano

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Il campionato di Superlega di pallavolo di quest’anno si è chiuso con la vittoria dell’Itas Trentino che ha vinto nettamente (3-0) la quinta gara, la “bella”, della serie di finale scudetto contro la Lube Civitanova.

La vittoria di Trento è la quinta della storia del club e la prima dopo 8 anni dall’ultimo scudetto, conquistato nel 2015. Quel che salta all’occhio del roster di Trento è la presenza nella formazione titolare di giocatori giovani come Alessandro Michieletto, Daniele Lavia e Riccardo Sbertoli, alla prima vittoria di un campionato seppur già campioni del mondo e d’Europa con la Nazionale, e giocatori molto esperti come il capitano Matej Kazijski, che di scudetti a Trento ne aveva già vinti quattro, e Marko Podraščanin che a sua volta ne contava già tre con la Lube e Perugia. In mezzo, letteralmente, c’è il libero Gabriele Laurenzano, 2003 alla prima annata a Trento e già trionfatore.

Con questa vittoria è come se Trento avesse finito di scrivere e firmato un capitolo della propria storia sportiva, dato che sia Kazijski sia il coach Angelo Lorenzetti, andranno altrove nella prossima stagione, lasciando tuttavia un gruppo forte, molto giovane e rodatissimo alla difesa del titolo.

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Ma si può dire di più. Dal momento che il fitto calendario della pallavolo maschile internazionale prevede una Volleyball Nations League a partire da giugno, la cui fase finale si disputerà alla fine di luglio, e un Europeo a partire dalla fine di agosto, che si giocherà anche in Italia, è senz’altro utile ragionare anche in ottica nazionale.

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E la vittoria di Trento, come un po’ l’andamento generale di questi playoff scudetto, oltre a confermare le qualità dei giocatori che vestiranno la maglia azzurra, che sono stati protagonisti e che in alcuni casi hanno mostrato anche più di quel che già si sapeva, ha dimostrato che i ragazzi della “bella Italia” di Ferdinando De Giorgi giocano a un livello più alto man mano che la tensione e la posta in gioco si alzano a loro volta, com’era stato all’ultimo mondiale.

Sostanzialmente tutte le serie dei playoff sin dai quarti di finale si sono prolungate fino a gara cinque, dando vita a una fase finale di campionato molto equilibrata e combattuta.

La Lube nei momenti di massima difficoltà ha invertito l’inerzia delle singole partite e delle serie arrivando così all’ultimo atto in finale contro Trento, e spesso ha ringraziato il suo centrale Simone Anzani, molto impattante a muro in momenti chiave delle sfide. Allo stesso tempo Mattia Bottolo, su cui inevitabilmente verrà costruita la Lube del futuro, si è dimostrato un’ottima alternativa a Ivan Zaytsev, che si è infortunato da gara quattro della finale.

Yuri Romanò a Piacenza ha trovato la continuità di prestazioni che non aveva mai avuto finora, motivo per cui ci si era così sorpresi del suo rendimento in nazionale, e ha conquistato la partecipazione alla Champions league del prossimo anno da opposto titolare di una formazione che ha anche vinto la Coppa Italia.

A Trento Sbertoli, il palleggiatore “vice” di Giannelli in nazionale, ha raggiunto il livello più alto della sua pallavolo fin qui e si è regalato la bella cartolina di mettere a terra il punto scudetto; ci sono poi Alessandro Michieletto e Daniele Lavia che formano nel proprio club e in nazionale una coppia affidabile ed efficace per il presente, e allo stesso tempo di lunga prospettiva per il futuro, data la loro giovane età (rispettivamente classe 2001 e 1999). In gara cinque contro Civitanova hanno terminato con il 69 e il 64 per cento di ricezione positiva, fondamentale che fa una reale differenza quando si parla di ali. Ma soprattutto Trento si è abituata a giocare le finali, e pure molte le ha perse prima di questo scudetto, anche nella stagione in corso.

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Angelo Lorenzetti ha detto che vincere la finale è stata la ciliegina finale sulla torta ma “chi perde ha comunque confezionato una buona torta e non la deve buttare via”. L’Italia del Volley nel recente passato non ha badato all’estetica in pasticceria e quella torta se l’è goduta, raccogliendo i risultati che ora ha raccolto anche Trento.

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Ora si apre uno scenario, se si vuole, nuovo, in cui l’Italia dovrà difendere i titoli conquistati negli scorsi due anni grazie alla spavalderia e alla solidità di un gruppo molto unito e che aveva nulla da perdere. L’Italia ha vinto ciò che ha vinto (e come ha vinto) anche se si è sempre parlato di un gruppo di campioni in prospettiva, i cui famosi “margini di miglioramento” erano molto ampi. La Superlega di quest’anno qualcosa cambia. Vale a dire: ci saranno più aspettative e pretese, ma questa fase finale è sembrata in tutto e per tutto un gradino in più nel cammino di crescita dei ragazzi della nazionale di De Giorgi.

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