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Il Foglio sportivo

Le colpe di Ettore Messina nella crisi infinita dell’Olimpia Milano

Umberto Zapelloni

Sbagliare le scelte, fidarsi di giocatori che poi non rendono come dovrebbero è un peccato grave. Gli hanno consegnato le chiavi di una Ferrari, ma sta guidando come su una Cinquecento. Le resposabilità di una stagione fallimentare

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Magari a maggio l’Olimpia vincerà anche lo scudetto e farà cifra tonda festeggiando il suo trentesimo tricolore. Ma anche la terza stella, per bella che potrebbe essere, non cancellerebbe una stagione fallimentare cominciata con la sconfitta in Supercoppa a Brescia e arrivata all’eliminazione alla prima partita nelle Final 8 di Coppa Italia contro la Germani Brescia. Da Brescia a Brescia con in mezzo una serie infinita di figuracce in Eurolega. Quella che nelle parole del suo allenatore avrebbe potuto diventare la miglior Olimpia di Messina sta trasformandosi nella peggiore. Giorgio Armani è abituato a disegnare e vendere bellezza, ma questa squadra gli sta regalando solo una serie infinita di delusioni.

Lui e Leo Dell’Orco, il suo braccio operativo nello sport si sono fidati di Ettore Messina, gli hanno consegnato le chiavi di una Ferrari, ma lui sta guidando come una Cinquecento. Ancora pochi mesi fa pensavano: se Ettore ha cercato questi ragazzi, li ha ingaggiati, li ha pagati profumatamente strappandoli alla concorrenza, una ragione valida ci sarà e prima o poi la squadra si sveglierà e cambierà marcia. Dopo l’arrivo dell’ex play della Nba Shabazz Napier, Milano aveva vinto quattro partite di fila, mettendo in campo un gioco d’attacco con una circolazione di palla e un equilibrio offensivo mai visto prima in stagione anche per colpa degli infortuni. Si era risvegliato pure Johannes Voigtmann, il tedescone arrivato come una certezza e diventato un oggetto misterioso.  Ma appena l’altra sera Petrucelli ha spento la luce in casa Napier, l’Olimpia si è ritrovata al buio e ha resuscitato una squadra come Brescia che arrivava fin lì dopo sei sconfitte di fila in campionato.

 

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“Una difesa indecente e poi troppe palle perse e troppi falli inutili”, l’analisi del coach-presidente più pagato della nostra Serie A. Ma una stagione come questa è solo responsabilità sua. La squadra l’ha costruita lui mettendo insieme un puzzle che avrebbe dovuto trascinarla alle Final Four di Eurolega e invece non è arrivato neppure quelle della Coppa Italia che domani verrà assegnata a Torino. Milano ha un budget che può portarla sempre a giocarsi l’ingresso tra le prime quattro d’Europa. Sbagliare le scelte, fidarsi di giocatori che poi non rendono come dovrebbero è un peccato grave. Non riuscire poi neppure a far girare al minimo il motore che si ha disposizione è ancora più grave. Forse all’Olimpia la pazienza sta davvero finendo.
Umberto Zapelloni

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