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qatar 2022 - facce da mondiale

Remo Freuler è il coniglietto Duracell che non si esaurisce mai

Enrico Veronese

Il centrocampista della Svizzera è abituato a prendersi cura del pallone, ad accorciare le distanze tra i reparti, a raddoppiare il compagno più vicino, da bravo figlio di Ennenda. Ma senza il cioccolato di mezzo

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Se nasci a Ennenda, un pugno di case gettato sopra l’altopiano di Glarus in Svizzera, puoi stare certo che la ragionevole aspettativa per il tuo futuro è produrre cioccolato di prima scelta nella locale azienda Läderach. Piste da sci da turismo di prossimità, giusto qualche stalla per il formaggio: per il resto, solo cioccolato delizioso, fabbricato da maestri artigiani che hanno casa in tutta la valle. Non è un luogo comune, anche se del concetto si nutrono le tremila anime scarse del paese: a Ennenda infatti ogni famiglia storica – più o meno come nell’Ampezzo –, in quanto parte del Comune patriziale, è responsabile della manutenzione di ogni bene comune. Una regola che si manda giù col latte, da bambini, e conforma la personalità per il resto della vita. Così, se nasci a Ennenda ma ti ritrovi due piedi da calciatore più che dignitoso e un fisico indistruttibile, il senso per la gestione di ciò che è collettivo lo porti anche nel terreno di gioco. E là diventi una cassaforte, un orologio di precisione.

 

Remo Freuler, serio e misurato, è fuggito al destino della manifattura dolce per rappresentare la Svizzera come nessun altro: autoctono da generazioni, non distante dall’ortocentro geografico né da quello del campo, l’interno già dell’Atalanta e ora in forza al Nottingham Forest (dove può ammirare ogni giorno, nel museo societario, due Coppe dei Campioni) è abituato a prendersi cura del pallone, ad accorciare le distanze tra i reparti, a raddoppiare il compagno più vicino. Doti che raramente si imparano, caratteristiche tipiche di quegli atleti che tutti vorrebbero allenare: motori immobili, organizzatori perfetti anche per saper stare nell’ombra, dietro le quinte. Ma in campo Freuler si sente, oh se si sente: “Lui va dov’è il pallone”, si diceva anni fa per Sami Khedira. Prima di capire che era il pallone, ad andare dove il tedesco prima e Freuler dopo prevedevano che andasse: un 6,5 (almeno) assicurato nelle pagelle del lunedì, non di rado condito da assist preziosi, da gol decisivi. Si ricordano pochissime sue partite completamente cannate: semmai fendenti da fuori, furbizie d’inserimento, capace di sbucare all’ultimo con tempismo perfetto, sfuggendo ai radar delle difese. Anche questo è carattere: l’apprendistato nella Super League elvetica (Winterthur, Grasshopper, Lucerna) lo ha forgiato, al suo arrivo a Bergamo nell’inverno 2016 incrocia per poco tempo la parabola di Edy Reja, che comincia a dargli fiducia e ne viene ripagato da un gol in sei partite disputate.

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Avrebbe potuto essere l’ennesima meteora, di tante affossate da un campionato bulimico che non sa aspettare, se Gasperini non avesse visto in lui l’uomo che stava cercando per completare Marten de Roon. In sei stagioni piene, Remo diventa insostituibile al punto della spremitura: salta partite solo per squalifica, attraversa indenne i primi cambi di modulo fino all’assetto consolidato standard, corre quanto un mezzofondista e passa sempre, regolarmente, inosservato. In un contesto vocato alla valorizzazione della gioventù, anzianità fa grado e Remo Freuler da Ennenda si trova, suo malgrado, a diventare leader silenzioso: lo fa alla propria maniera, con il progetto in mano da geometra di provincia e di fiducia, indenne al passare delle stagioni come un coniglietto Duracell. Il calcio più ricco del mondo, quello inglese, se ne accorge e a Nottingham decidono che quel prospetto è l’ideale per esaltarsi nel box-to-box: a Bergamo esplode Koopmeiners, ma ogni tanto Percassi e il direttore sportivo Tony d’Amico in cuor loro si staranno rammaricando per averlo ceduto alla leggera e non aver resistito oltre, meglio un infermo all’uscio.

 

Ma è anche l’anno dei Mondiali, dopo un Europeo da protagonista nella Svizzera, la sorpresa dentro l’uovo di cioccolato. In Nazionale rappresenta l’elemento di coesione, l’architrave basic di una selezione multietnica come mai prima: adesso l’ottavo di finale meno scontato, contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo che sta per diventare d’Arabia. Freuler invece, se potesse, probabilmente rimarrebbe a vita nella stessa squadra, con le stesse persone accanto, le rassicuranti certezze del silenzio di montagna. E se i rossocrociati non partono battuti, è anche perché sanno di contare sopra un cervello fino che non tradisce mai.

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