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Il Qatar ha trovato la risposta perfetta alle critiche

Jack O'Malley

Si moltiplicano le dichiarazioni di chi, non giocando il prossimo mondiale, si dissocia e dice che non sosterrà la competizione. C'è confusione nel calcio politicamente corretto. E attenti a chiedere la cacciata dell’Iran

Ve lo ricordate Romelu Lukaku? Con maliziosa perfidia ieri la Gazzetta ricordava che l’attaccante dell’Inter – in prestito dal Chelsea – costa 46 mila euro al minuto, e che per il poco che ha giocato e concluso è un investimento sbagliato. La squadra di Inzaghi nell’ultimo mese sembra poter fare a meno del giocatore che due anni fa regalò lo scudetto a Conte, e la sua parabola (per il momento) ricorda che i cavalli di ritorno sono quasi sempre zoppi, specie se se ne sono andati con roboanti dichiarazioni d’amore verso la nuova squadra.

 

Lo sa bene Cristiano Ronaldo, diventato banale comprimario in un Manchester United che sembra iniziare a trovare la quadra. CR7 ormai è il nonno della squadra, quello che fa gli assist ai ragazzini che nascevano quando lui già giocava e che lo celebrano e ringraziano su Instagram come si fa con gli ex calciatori. La sua grandezza sarà accettare questo ruolo, specie dopo l’ultimo Mondiale della sua carriera, dove difficilmente il Portogallo andrà lontano. Intanto Ronaldo aspetta di sapere se in Europa League gli toccherà incontrare la sua ex squadra – la Juventus – o magari quella del suo ex allenatore Mourinho. Devo dire che la mia coppa trash preferita, l’Europa League, quest’anno vede squadroni decaduti niente male dai sedicesimi in poi, tanto da assomigliare tantissimo a un torneo di vecchie glorie. Mica come quell’influenza intestinale della Champions League, che tra l’altro vincerà un’inglese. E a proposito di cose che vinceranno gli inglesi, più ci si avvicina al Mondiale più crescono polemiche e contropolemiche sul Qatar e chi avrebbe la patente morale per partecipare alla Coppa del Mondo.

Si moltiplicano le dichiarazioni di chi, non giocando in Qatar, si dissocia dal Qatar dicendo che non sosterrà la competizione. Gli emiri tanto hanno già trovato la risposta perfetta a ogni critica, ed è un must del nostro mondo mollaccione, il gne-gne che va di moda: “Chi ci accusa è razzista!”. Panico tra gli occidentali: ma come, proprio noi che il razzismo lo combattiamo ogni giorno con fasce da capitano ad hoc, magliette indossate nel prepartita e arrestando chiunque dica “bu” allo stadio?!? Pure il Manchester City è riuscito a dire che le parole di Klopp sul fatto che la squadra di Guardiola può permettersi tutto finanziariamente sono razziste. Il sempre correttissimo Guardian si lancia in distinguo pericolosi, dicendo che sì, l’Inghilterra ha ospitato la fase finale dell’Europeo in pieno scandalo Windrush (andate a cercarvelo, non ho spazio per spiegarlo) e gli Stati Uniti organizzarono un Mondiale mentre schieravano truppe militari in quasi tutti i continenti, ma insomma “le critiche al Qatar sono arrivate da organismi per i diritti umani, sindacati e voci di sinistra”, quindi valgono di più!

È lo stesso ragionamento che sta dietro alle pericolose richieste di escludere l’Iran dal Mondiale e mandare al suo posto l’Ucraina, che lo merita in quanto paese invaso da Putin, oppure (e qui rido molto) l’Italia, perché ha vinto l’Europeo. Dico “pericolose” non perché non pensi che l’Iran non sia un regime di merda – ma chissenefrega di cosa penso io – ma perché se il criterio per partecipare a una competizione sportiva non è più il merito sportivo sarà sempre più arbitrario e dettato dall’emozione mediatica. Prima si esclude la Russia perché fa guerra (come se fosse l’unica), poi l’Iran perché non rispetta i diritti umani (come se fosse l’unico), poi che si fa, via i paesi che eleggono governi che non piacciono al New York Times? Buon per il Brasile che sia stato rieletto Lula, in caso di conferma di Bolsonaro alla presidenza qualcuno avrebbe sicuramente proposto di escludere la Nazionale di Neymar dalla competizione. Impedendo a un sacco di tifosi transessuali di seguirla dagli spalti degli stadi in Qatar, tra l’altro.

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