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Il Foglio sportivo

Lookman, l'ultima invenzione del Gasp

Marco Gaetani

Il calciatore nigeriano conferma una tendenza del nostro campionato: i giocatori dal grande impatto fisico che arrivano in Italia dalla Premier si trovano a loro agio. I lanci di Koopmeiners e le sue sfuriate sono il nuovo marchio di fabbrica dell'Atalanta, una squadra tornata a sognare

Durante questi anni di grandeur gasperiniana, gli occhi dei tifosi dell’Atalanta si sono abituati a un certo tipo di bellezza. Oltre alla ricerca ossessiva della riconquista del pallone, con un’aggressione a tutto campo che a tratti diventava insostenibile per gli avversari, c’era infatti una precisa scelta stilistica, da dividere in base alle zone di competenza: le serpentine di Gomez a sinistra, le traiettorie impossibili di Ilicic da destra.

Un tocco d’eleganza, l’attore che esce dalla rigidità del copione per stupire il pubblico e dare un respiro diverso alla rappresentazione teatrale. Oggi il calcio dell’Atalanta che insidia la leadership del Napoli è diverso, meno esasperato ed esasperante, cucito sull’abilità di alcune individualità. La più sorprendente ha appena compiuto 25 anni e vissuto almeno due vite. Ademola Lookman è un attaccante che conferma una tendenza recente del nostro campionato: i giocatori dal grande impatto fisico che arrivano in Italia dalla Premier si trovano perfettamente a loro agio, lontani dalle difficoltà che avevano i loro omologhi qualche decennio fa. Nato in Inghilterra da genitori nigeriani, Lookman vive un’infanzia quantomeno complessa: unico della sua famiglia a essere stato dato alla luce nel Regno Unito, mentre le sue sorelle più grandi erano nate in Nigeria. Cresce a Peckham, uno di quei luoghi che nominalmente ricadono sotto il grande ombrello londinese pur essendo in realtà un sobborgo della capitale, insieme alla madre, mentre l’altra metà della famiglia continua a vivere in Nigeria. Ha una devozione totale nei confronti della donna che gli ha consentito di crescere al riparo da rischi e tentazioni, accettando lavori su lavori pur di riuscire a mettere in tavola il cibo e proteggere il figlio. Nonostante un talento fisico evidente, Lookman per anni viene ignorato da tutte le Academy calcistiche londinesi, finendo a giocare per il Waterloo Fc.

Nel 2013 la chiamata del Charlton, dopo un’amichevole organizzata quasi per caso. Inizia così la seconda vita di Lookman, da sconosciuto a ragazzo prodigio: l’esordio in prima squadra a 18 anni, il passaggio all’Everton a neanche 20, con gol alla prima gara in Premier League contro il Manchester City. Ma il suo talento si smarrisce all’improvviso, con l’esperienza poco fruttuosa al Lipsia, fortemente voluto da Ralf Rangnick. Un prestito con esiti discreti al Fulham, un altro leggermente migliore al Leicester. Ma il ruolino, in termini di gol, ci dice che Lookman non ha mai segnato più di sei gol in campionato. Poi arriva Gasperini. Senza più Gomez, senza più Ilicic, senza un genio creativo in grado di fare la differenza, il tecnico decide di reinventare la sua Atalanta. Un po’ più accorta, un po’ più italiana, mortifera se c’è da attaccare la profondità. I lanci di Koopmeiners e le sfuriate di Lookman sono il nuovo marchio di fabbrica di una squadra tornata a sognare. Il nigeriano è finito sulle prime pagine per l’esultanza dell’uomo che guarda, traduzione scolastica del suo cognome, equivocata a Udine, con cartellino giallo punitivo, dall’arbitro Doveri. Intanto i gol in campionato sono già quattro, l’Atalanta vola, Lookman guarda avanti. E i tifosi della Dea stanno scoprendo che esistono anche altri tipi di bellezza.

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