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Il Foglio sportivo 

Stankovic e Motta subito avversari, nel nome di Mourinho

 Edoardo Cozza

I due ex interisti si ritroveranno di fronte per un Bologna-Sampdoria, sfida salvezza. Entrambi in panchina, entrambi allenatori, entrambi figli calcistici dello stesso padre: lo Special One

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Cinquantatré partite insieme all’Inter, un assist di Stankovic per Thiago Motta, due di Thiago Motta per Stankovic: i freddi numeri non bastano a raccontare un intreccio complesso. 

 

 

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 Complesso deriva dal latino “cum plexus”: con nodi. I nodi che si scioglieranno al Dall’Ara, perché il destino mette subito di fronte due figli di Mourinho: i fratelli diversi, figli calcistici dello stesso padre, il condottiero dei sogni realizzati di tutti gli interisti. Thiago Motta e Stankovic si ritroveranno di fronte per un Bologna-Sampdoria che profuma di salvezza, entrambi in panchina, entrambi allenatori. Già strutturato in Serie A l’italo-brasiliano, dopo l’apprendistato con esonero al Genoa e la salvezza contro-pronostico allo Spezia dello scorso anno. Esordiente da guida tecnica in prima persona, invece, il serbo, che dopo aver fatto da scudiero a Stramaccioni a Udine, ha vinto 3 campionati e 2 coppe in patria con la Stella Rossa. Diversi lo erano già in campo, con stili e modi differenti di interpretare il ruolo di centrocampista, e lo sono anche in panchina: l’eleganza di Thiago Motta, veloce di pensiero e mai banale nelle scelte, si ritrova anche nell’allenatore che è diventato, con la ricerca del risultato attraverso un gioco bello ed efficace, non fine a se stesso e squadre pronte a esibirsi senza sprecare neanche una giocata; la grinta di Stankovic, che all’arrivo nella Genova blucerchiata ha parlato subito di “orgoglio da difendere senza paura”, è il suo marchio di fabbrica anche da tecnico, con squadre che corrono e coprono il campo senza risparmiare neanche una goccia di sudore. 

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I due protagonisti di questo incrocio hanno vissuto anche altre pagine interiste, ma quell’unica stagione con il tecnico portoghese ha sicuramente plasmato entrambi, a loro modo: il serbo ha subito citato “il vecchio allenatore e amico Mourinho” nella prima intervista sampdoriana, perché per lui è un modello anche tecnico. Pure Thiago Motta chiama il suo ex allenatore “amico”, forse con più distacco perché tatticamente preferisce seguire altre strade per raggiungere i propri obiettivi. L’ultima volta che i due centrocampisti misero piede insieme in campo fu nel gennaio 2012. Mou era andato via, così come Benitez e Leonardo e pure Gasperini: sembrava passata un’eternità dalle notti magiche del Triplete. Sessanta secondi per dirsi arrivederci: la storia comune in nerazzurro di Thiago Motta e Dejan Stankovic si è conclusa con un minuto insieme in campo, l’ultimo di un Cesena – Inter della stagione 2011/2012. L’ultimo fugace incontro di due fratelli così diversi da non somigliarsi per nulla, ma che hanno percorso un tratto di strada insieme, forse il più importante della loro vita calcistica. Sotto l’egida di Mou, un allenatore che, con orgoglio, guarda crescere una generazione che era di fenomeni sul campo e che in panchina vorrà esserlo altrettanto. Conquistando, innanzitutto, la salvezza. E partendo dallo scontro fratricida: perché in campo, se si diventa avversari, essere calcisticamente parenti, peraltro molto diversi, non conta poi così tanto.

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