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Il Foglio sportivo

Una Serie A mai vista prima

Giuseppe Pastore

Calendario con pausa Mondiale. Chi pagherà di più la sosta per il Qatar?

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In questo campionato del Long Covid, in cui le minacciose conseguenze della pandemia non sono fisiche ma economiche; in cui i maggiori colpi di mercato riguardano calciatori svincolati oppure presi in affitto a poco più di 20 milioni per una stagione essenzialmente grazie al decreto Crescita; in cui una delle trattative più appassionanti riguarda il rinnovo del contratto di un dirigente, vicenda stiracchiata all’inverosimile per poter avere qualcosa da scrivere tutti i giorni; in cui ci è stata tolta anche la certezza di partecipare ai Mondiali; aggrappiamoci all’ultimo muro maestro rimasto in piedi. Anche quest’anno ci saranno trecentottanta partite divise in trentotto giornate, numerate in ordine crescente dalla 1 alla 38. Che “prima o poi bisogna incontrarle tutte”, come da ammuffito luogo comune sul calendario della Serie A, non è più del tutto vero. Letteralmente il concetto continua a non fare una piega, ma l’introduzione del sistema asimmetrico fa sì che il “quando” faccia sempre più la differenza. Per esempio: l’anno scorso Atalanta e Sassuolo nelle ultime due giornate potevano rappresentare due brutte gatte da pelare per il Milan, ma sono arrivate al traguardo cotte o demotivate, comunque largamente inferiori alla versione primaverile da caterpillar della banda-Pioli. Sul momento certe squadre più altisonanti possono essere più funzionali rispetto ad altre: ogni tifoso milanista saprà spiegarvi i motivi per cui la sua squadra abbia sofferto molto di più Torino e Udinese, incarogniti inquilini della medio-bassa classifica, rispetto alle spumeggianti Lazio e Verona. E a proposito, non c’è troppo bisogno di sottolineare la fortuna di chi ha incontrato il Verona nelle tre partite della gestione Di Francesco, rispetto alla versione turbo di Tudor.

 

Anche le analisi di queste ore non fanno eccezione: al momento del sorteggio si butta l’occhio soprattutto sull’inizio e sulla fine, e stavolta ruba la scena quel Juventus-Milan alla penultima giornata e proprio il 28 maggio, ovvero a vent’anni esatti dalla celebre finale di Manchester. Quando sarebbe il caso di dare una sbirciata alle zone centrali: proprio lì l’anno scorso l’Inter ci ha lasciato uno scudetto, stremata dal tour de force invernale (Lazio, Atalanta, Milan e Napoli nel giro di cinque giornate, più la Supercoppa con la Juve in mezzo), moralmente e fisicamente sulle gambe per quaranta giorni in seguito al ribaltone di Giroud – a proposito, salvo anticipi o posticipi il derby di Milano di ritorno cadrà anche quest’anno il 5 febbraio come un anno fa.

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Però è anche vero che il 40 per cento del campionato si giocherà prima dei Mondiali e il restante 60 per cento dopo, con una brutale cesura di quasi due mesi (dal 13 novembre al 4 gennaio) che, beffa delle beffe, interesserà solo marginalmente le nostre anime smarrite e rimaste a Wembley. E allora questo tracciato senza precedenti, che ricorda da lontano i campionati argentini anni Novanta che prevedevano Apertura e Clausura, rende molto più importanti i primi chilometri, specialmente ora che nessuna delle prime otto ha cambiato allenatore (non succedeva dal 2003) anche a causa dei tempi molto stretti, riducendo i rischi di partenze false stile Juventus 2021: l’anno scorso nelle prime 4 giornate i bianconeri in pieno shock post-ronaldiano lasciarono dieci punti su dodici, tesoro che avrebbe fatto molto comodo nell’utopistica rimonta del girone di ritorno. Non è affatto morbido l’inizio del Milan: i rossoneri incontreranno la prima neopromossa solamente all’undicesima giornata, un Milan-Monza all’insegna dei “certi amori non finiscono”. Juve-Sassuolo stimola suggestioni di mercato: con che maglia e con che spirito giocherà Mimmo Berardi? Lecce-Inter invece autorizza i classici corsi e ricorsi: il secondo debutto italiano di Lukaku avverrà contro la stessa avversaria del primo, un Inter-Lecce 4-0 dell’agosto 2019. Fino a novembre potrebbe prendere vantaggio una squadra meno oppressa dalle fatiche di Champions, per esempio la Roma, dove ricordano con grande speranza che lo scudetto 2001 coincise con la seconda stagione di un altro lider maximo come Capello (e noi tutti sappiamo di cosa fu capace Mourinho alla sua seconda stagione con l’Inter). Invece, a uno sguardo superficiale – come si fa a decifrare un calendario con sei mesi d’anticipo? – la ripartenza post-Mondiale sembra piuttosto equilibrata e feroce soltanto per il Napoli, atteso da Inter, Juventus e Roma nelle prime cinque giornate del 2023. Perciò la variabile impazzita si chiama come sempre mercato, che ti può privare senza preavviso di un CR7 o di un Chiesa (Fiorentina 2020) a 72 ore dal gong e vale ancora di più per le medio-piccole, che quasi sempre si presentano alle prime giornate largamente incomplete. A questo proposito, sono stati evitati troppi spargimenti di sangue nei quattro turni d’agosto, quando non si andrà oltre uno Juventus-Roma e un Lazio-Inter, con il derby di Milano d’andata celebrato il 4 settembre alla quinta giornata, già a mercato chiuso. Anche il girone di ritorno è più omogeneo rispetto alla scorsa edizione (curiosa la circostanza del doppio incrocio Roma-Milano nel giro di due settimane, tra la 32esima e la 34esima giornata), quando – a eccezione di Juventus-Inter – tutti i big match furono consumati in inverno: un’idea che aveva il suo fascino e ha reso scoppiettanti i mesi invernali del 2022, trasformando aprile e maggio in un lungo tie-break su erba tra le due milanesi in cui la prima che perdeva il servizio era spacciata: ed è successo all’Inter, cui è costato carissimo l’unico passo falso nelle ultime nove giornate, il famigerato recupero di Bologna.

 

Certamente il pensiero del Qatar sarà più trascurabile in Serie A che altrove: al netto di futuri acquisti, i campioni d’Italia in carica hanno appena quattro giocatori certi di andare ai Mondiali (Maignan, Kjaer, Theo Hernandez e Leao, mentre su Saelemaekers, Giroud e Tomori è sospeso l’asterisco dell’incertezza). Questo potrebbe aiutare il Milan ad ammortizzare meglio la pausa autunnale rispetto a un’Inter che ne ha almeno sei o sette, o a una Juve che potrebbe addirittura andare in doppia cifra, senza contare le eventuali new entry alla Di Maria. Andrà verificata l’affidabilità di due poderosi cavalli di ritorno come Lukaku e Pogba, rigettati dalla Premier League e uno contro l’altro nel mezzo del cammino del campionato, il 6 novembre e il 19 marzo. Altro non possiamo sapere, solo immaginare. Mancano ancora cinquanta giorni alla prima giornata, troppo in anticipo pure per le celebri previsioni su “palla di lardo” del compianto Gianni Mura. L’estate è iniziata da appena tre giorni: dateci tregua, e datevene un po’ anche voi.

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