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Il basket secondo coach Dan Peterson

Umberto Zapelloni

“Bologna e Milano favorite. Ma Tortona e Sassari sono in grande forma. Vorrei Ataman in Italia”. Intervista

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Non si smette mai di imparare da Dan Peterson. Anche oggi che ha più di 85 anni ha l’elasticità e la vivacità mentale di un ragazzino. Sarà merito delle parole incrociate, delle mail che distribuisce quotidianamente o forse dei piatti che gli cucina sua moglie Laura. In questi giorni sta arrivando in libreria il suo ultimo libro “Tutto il basket di Dan Peterson” (Centauria, 120 pagine, 18,9 euro), con schemi, aneddoti e lezioni da parte di un uomo che ha scritto la storia della pallacanestro in Italia. “Questo libro è un tributo al Gioco. Sì, lo so, voi direte che ce ne sono già tanti e avete ragione, ma io che ho dedicato a questo la vita vi rispondo che ogni giorno ho scoperto qualcosa e non mi sono mai pentito di un solo secondo consacrato al basket: giocare, allenare, insegnare, raccontare. So che ogni appassionato ha da un lato mille ricordi e dall’altro un milione di novità che lo aspettano. Questo libro è per voi che avete sempre voglia di imparare e – perché no? – di trasmettere il vostro amore a qualcuno di più giovane”, scrive nell’introduzione.

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Non si smette mai di imparare da Dan Peterson. Anche oggi che ha più di 85 anni ha l’elasticità e la vivacità mentale di un ragazzino. Sarà merito delle parole incrociate, delle mail che distribuisce quotidianamente o forse dei piatti che gli cucina sua moglie Laura. In questi giorni sta arrivando in libreria il suo ultimo libro “Tutto il basket di Dan Peterson” (Centauria, 120 pagine, 18,9 euro), con schemi, aneddoti e lezioni da parte di un uomo che ha scritto la storia della pallacanestro in Italia. “Questo libro è un tributo al Gioco. Sì, lo so, voi direte che ce ne sono già tanti e avete ragione, ma io che ho dedicato a questo la vita vi rispondo che ogni giorno ho scoperto qualcosa e non mi sono mai pentito di un solo secondo consacrato al basket: giocare, allenare, insegnare, raccontare. So che ogni appassionato ha da un lato mille ricordi e dall’altro un milione di novità che lo aspettano. Questo libro è per voi che avete sempre voglia di imparare e – perché no? – di trasmettere il vostro amore a qualcuno di più giovane”, scrive nell’introduzione.

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Avere ancora voglia di insegnare alla sua età è un esempio per tutti. Avercene di professori così. “La pallacanestro è un argomento ampio – per me quasi infinito –, per cui qualsiasi proposta seria di trattarlo deve porsi dei limiti e degli scopi precisi. Io qui voglio mettere nero su bianco alcuni approfondimenti che forniscano un buon esempio dell’approccio corretto applicabile a tutta la pallacanestro. È giusto il detto ‘Meglio insegnare a un uomo a pescare che regalargli un pesce’: io rilancio con quello che all’apparenza è un gioco di parole, e dico che è ancora ‘Meglio insegnare a imparare anziché insegnare una singola abilità’. Per questo ho creato un libro consultabile anche in ordine sparso, con l’idea che ogni frammento contenga indicazioni utili per costruire il tutto”. Per esempio guardando il campionato italiano che è arrivato alla fase calda, il coach ha qualcosa da dire: “Quello che non capisco è il turnover. Guardate Brescia, ha tenuto fuori Moss e ha perso la partita, poi non ha più recuperato. Se io chiedevo a Meneghin o a D’Antoni di prendersi un turno di riposo di ammazzavano. Oggi giocano 90 partite, vero, ma anche noi arrivavamo a 60… No, ci sono cose che non capisco”.

Io sono schiavo della semplicità. Cioè, nell’allenare o insegnare, non voglio mai complicare la vita del giocatore. Anzi, la voglio semplificare! Il giocatore, nei momenti caldi della partita, non può mai ricordare cose complesse o sofisticate. Anzi, più deve ricordare, più andrà in confusione. Sono anche schiavo del pragmatismo. Di nuovo, non voglio mai insegnare una cosa complicatissima ai miei giocatori o alla mia squadra. Quindi, quando insegno una tecnica non uso mai più di quattro concetti base. Anzi, se possibile meglio tre. Non voglio mai addentrarmi in una spiegazione macchinosa. Per esperienza ho notato che un giocatore perde la concentrazione dopo trenta secondi. Io voglio stare dentro quel limite di trenta secondi”.

Ieri sera sono cominciate le semifinali dei playoff. Virtus Bologna contro Tortona e Olimpia Milano contro Sassari. Le due regine designate contro due grandi sorprese. “No, però, basta raccontare che Tortona è una sorpresa. Una squadra che da neopromossa va in finale di coppa Italia battendo la Virtus e poi arriva quarta in stagione regolare e raggiunge le semifinali dei playoff non è una sorpresa, è una realtà. E poi gioca bene. Hanno gente duttile, versatile, gioca in contropiede, segna da tre. Lo confesso io non conoscevo Ramondino. Adesso lo conoscono tutti. E poi la società è straordinaria”. Ma il coach, abituato a fare pronostici pazzi, questa volta non esagera: “Tutto dice che la finale sarà Bologna-Milano con Bologna leggermente favorita. Ma a Scariolo e Messina dico di stare attenti perché giocano contro le squadre più in forma del momento”.
“Il basket italiano mi sembra in un buon momento. Merito anche della nazionale. Credo che la vittoria dell’anno scorso a Belgrado sia stata la partita più importante degli ultimi trent’anni. Ha ridato fiducia a tutto il movimento. E così dopo Belinelli e Datome è tornato Hackett, è arrivato Mannion e vedrete che torneranno Polonara, Flaccadori e tra un po’ anche Gallinari. E poi sono rientrati anche Messina e  Scariolo, grandi allenatori. Virtus e Olimpia sono come Real e Barcellona, ma dietro sta crescendo tutto il movimento. Di Tortona ho detto, ma pensate anche a Brescia, Sassari, Venezia e Pesaro che dopo 10 anni di sofferenza è tornata ai playoff. Le prime due sono ad un altro livello, ma dietro sta tornando un po’ di equilibrio. Comunque avere ancora due squadre italiane in Eurolega è una grande cosa per tutti. A Milano è mancato poco quest’anno e comunque ha perso contro l’Efes che poi ha vinto la coppa. Ecco guardate Ataman che allenatore, grande carisma, grande comunicatore, non cerca mai scuse. Mi piacerebbe rivedere anche lui in Italia prima o poi. Vedrete tornerà anche lui”. Parola di coach. 

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