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Il Foglio sportivo - that win the best

Guardiola adesso è pronto per allenare la Juve

Jack O’Malley

Insopportabile la retorica che ci racconta di atmosfere uniche dal Bernabeu fino all’Arechi. La verità è che le curve sono il posto più bello in cui stare, e il calcio resta lo sport più fottutamente bello del mondo

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È sempre colpa di Pep Guardiola. È stata una settimana dolorosa, ho dato fondo alle scorte di brandy guardando il Manchester City suicidarsi con la stessa irresponsabile passione che Antonio Cassano mette nelle sue analisi delle partite sui social network (roba che un adolescente ubriaco farebbe con più profondità); sono rimasto affranto di fronte al naufragio del Leicester nella semifinale della coppa dei mediocri; ho aperto il peggior whisky che avevo in casa per riprendermi dall’eliminazione del West Ham; ho percepito un improvviso afflato di fratellanza britannica brindando ai Rangers in finale di Europa League; meglio mi è andata con il Liverpool, nel quale ripongo ogni speranza residua, e che ho guardato vincere mescolando birra bionda e champagne, in onore della finale in quel di Parigi, vera capitale del calcio del popolo che offre 50 milioni all’anno a Mbappé per rimanere a giocare nel campionato più brutto del mondo. 


È sempre colpa di Pep Guardiola ma anche di Ceferin. Il boss della Uefa aveva detto di augurarsi una finale di Champions League tutta inglese (invito alla Bobo Tv subito!), e infatti sarà Spagna-Inghilterra. Francia assente da tutte le finali, ma coreografia della curva dell’Olympique Marsiglia da brindisi nudi in piedi sul tavolo: UEFA MAFIA, e via. È sempre colpa di Pep Guardiola, che per anni abbiamo spacciato come uno specialista della Champions e invece no, ci eravamo sbagliati, dopo questa ennesima eliminazione è pronto per allenare la Juventus. 
È sempre colpa di Pep Guardiola, e di noi giornalisti sportivi che non capiamo talmente un cazzo che da un paio d’anni ripetevamo sicuri che sì, Ancelotti grandissimo allenatore, ma insomma ormai ha dato, più che un Napoli e un Everton a cui far fare campionati dignitosi cosa vuoi che combini ancora? 


È sempre colpa di Pep Guardiola, e io confesso che quando Pep Guardiola viene eliminato non riesco a dispiacermene fino in fondo. Così come non posso non brindare a Mourinho, che probabilmente non vincerà mai più una Champions ma è riuscito a trovare e gasare un posto per cui la finale in Albania di Conference League vale come quella di Champions. Sono allergico all’eccesso di sentimento, tutte quelle lacrime durante Roma-Leicester (di Ranieri prima e di Mourinho poi) sono state insopportabili. Quasi quanto la retorica di chi ogni volta che si collega da uno stadio ci tiene a farci sapere che il clima di passione che si vive lì non c’è da nessuna altra parte. Fateci caso: al Bernabeu mercoledì sera c’era “un’atmosfera unica”, una “bolgia”, gli “spalti che tremavano”. Nello stadio del Villarreal la sera prima l’atmosfera era “unica” anche lì, per non parlare dell’atmosfera unica dell’Olimpico di Roma, di quella unica di Ibrox Park, dei tifosi unici dell’Eintracht di Francoforte, del calore unico dello stadio di Marsiglia, dell’atmosfera unica di Anfield quando si canta You’ll never walk alone e ovviamente delle atmosfere uniche dell’Arechi di Salerno e di San Siro. La verità è che le curve sono il posto più bello in cui stare, e il calcio resta lo sport più fottutamente bello del mondo nonostante da anni lo abbiano trasformato in una parodia di se stesso. Brindo a lui, e a tutti i mediocri in finale che si sentono i più fighi del mondo. E lo sono.

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