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“L'atletica ha ribaltato un cliché. Ora siamo un modello”. Parla Antonio La Torre

Fausto Narducci

Il direttore tecnico e scientifico della federazione ci racconta com'è cambiata la nostra atletica leggera: "Ora ci copiano. La Iapichino sarà la nostra rockstar”

“Vincere aiuta a vincere”. È questo lo slogan di Antonio La Torre che della Nazionale più vincente di Tokyo 2020, quella di atletica, è direttore tecnico e scientifico appena confermato fino alla fine del 2024. Il direttore d’orchestra dei 5 ori di Tokyo che Mauro Berruto e Moris Gasparri hanno inserito fra i cento “Sport Thinkers 2021” scelti a fine anno per il Foglio Sportivo.

Col ritorno in pedana di Larissa Iapichino ad Ancona oggi inizia ufficialmente la prima stagione indoor post-olimpica ed è l’occasione per riattaccare la spina all’atletica azzurra più bella di sempre. Le leggiamo la motivazione del Foglio per l’inserimento fra i 100 Sport Thinkers del 2021. “Per il ruolo chiave nella resurrezione dell’atletica italiana dopo quindici anni di triste declino”.

Si riconosce?
“L’ho saputo e non me l’aspettavo. Ringrazio Mauro Berruto, con cui ho partecipato a tanti talk durante la pandemia, ed è una figura di alto profilo della nostra cultura, direi un intellettuale prestato allo sport. Ma io, da un minuto dopo Tokyo, guardo solo al futuro. Non penso ai 15 anni di declino precedenti: se siamo saliti su queste vette himalayane è perché da quando mi sono insediato, il 2 ottobre 2018, abbiamo fatto un grande lavoro preparatorio”.

Del secondo posto dietro agli Stati Uniti nel medagliere olimpico se ne sono accorti anche all’estero.
“Siamo abituati a pensare all’atletica come a uno sport individuale, invece ora all’estero si parla di Squadra Italia. ‘Come avete fatto?’, questa domanda me la sono sentito ripetere in tre momenti ufficiali del dopo Tokyo: ad agosto in un simposio organizzato da World Athletic con i responsabili tecnici delle dieci potenze mondiali, poi nella sessione della federazione europea intitolata “Italian Job” e infine nei webinar di inizio gennaio in cui abbiamo illustrato la nostra piattaforma tecnica online che durante la pandemia è diventata un modello che ora tutti vogliono copiarci. Eravamo la nazione dello Stellone ora siamo quelli che non fanno niente per caso, con l’atletica abbiamo ribaltato un cliché”.

Al di là dei 5 ori, in cosa si vede l’effetto Tokyo nell’atletica?
“A livello base questi risultati stanno ispirando una generazione. È la voglia di emulare i campioni, non la paura del lockdown, a far iscrivere i ragazzi alle scuole di atletica dove i genitori mettono i figli al sicuro senza spese eccessive. Le cifre parlano chiaro: in questa stagione abbiamo il 50 per cento di iscritti in più fra i dodicenni e un incremento medio del 30-40 % rispetto alle stagioni pre-Tokyo”.

E allora analizziamo come il settore tecnico gestirà i suoi fenomeni. Cominciamo da Marcell Jacobs, oro nei 100 e 4x100.
“Esordirà il 4 febbraio a Berlino per poi decidere se fare i Mondiali indoor di Belgrado. Ho condiviso in pieno la sua scelta di non gareggiare dopo Tokyo perché aveva bisogno di riposarsi. Ora il mantra non è diventare leggenda ma dimostrare che nulla è successo per caso. Il suo allenatore Paolo Camossi sta facendo un lavoro tecnico molto creativo. Ai Mondiali outdoor di Eugene non sarà facile confermarsi perché gli americani saranno più agguerriti ma Jacobs nel raduno di Tenerife sta già tornando quello di Tokyo”

Tamberi?
“Come ha detto il padre-allenatore qui l’obiettivo è vincere i Mondiali di Eugene visto che è l’unico oro importante che gli manca dopo Olimpiadi, Europei e Mondiali indoor. Lui vinceva già prima di Tokyo, si motiva da solo e ha grande personalità. Bisogna solo lasciarlo lavorare in pace”.

Tortu e la staffetta?
“Filippo ha la capacità di sintetizzare in poche parole concetti importanti, come quando dice di guardare i suoi allenamenti prima di giudicarlo. Io ho totale fiducia in lui e nel passaggio ai 200: non tanto a Eugene ma agli Europei di Monaco e all’Olimpiade 2024 di Parigi. Sa che deve migliorare il passaggio dei 100 e ‘pensare che la curva sia una donna sexy’ come diceva Berruti, per avvicinarsi a 19”70 nei 200. Desalu ora è un’altra persona, Patta continuerà a lavorare in Sardegna. Per il resto mi fido del responsabile dello sprint Filippo Di Mulo che ha a disposizione otto velocisti sotto i 10”28”.

La marcia?
“Ci sarà questa rivoluzione tecnica: a Eugene e Monaco sono previste 20 e 35 km per uomini e donne, a Parigi due 20 e una 35 mista a squadre. Dobbiamo adeguarci: Stano e Palmisano non faranno la coppa di marcia a inizio marzo in Oman per riposarsi. Onestamente dietro di loro c’è solo Francesco Fortunato mentre la Giorgi è alle prese con gli infortuni”.

Fra le seconde linee la prima a gareggiare sarà Larissa Iapichino che ha saltato Tokyo per infortunio.
“Purtroppo il binomio tecnico con Cecconi non funzionava più, adesso col papà-allenatore la situazione è sotto controllo. Larissa ha una maturità incredibile. Partendo dal record mondiale juniores indoor di 6.91 sono sicuro che diventerà la nostra rockstar dal 2022 al 2028, quando all’Olimpiade di Los Angeles guiderà la squadra di giovani che stanno già dominando l’Europa. Al suo fianco ci sarà Nadia Battocletti che non farà i Mondiali indoor perché, dopo il clamoroso settimo posto nei 5.000 a Tokyo, l’aspettano anche gli Europei di cross a Torino”.

Con dieci finali conquistate a Tokyo come vede gli altri?
“A Tokyo la vera sorpresa è stato il pesista sudafricano Zane Weir con il quinto posto: grazie al tecnico Dal Soglio e all’ingresso nelle Fiamme Gialle servirà anche da stimolo per Fabbri che ha vissuto una stagione difficile. Sibilio nei 400 hs è uno dei leader del futuro e verrà affiancato come tecnico dal campione mondiale Fabrizio Mori. Al suo livello vedo anche il triplista Andrea Dallavalle, arrabbiatissimo per il nono posto di Tokyo, e il lunghista-velocista Filippo Randazzo che secondo Jacobs, che se ne intende, può arrivare a 8.40.  Oltre alla grintosa ostacolista Bogliolo, non dimentichiamoci nel mezzofondo Gaia Sabbatini che è una mia scommessa personale. Dobbiamo cercare sponsor esterni perché con i giovanissimi stiamo già lavorando per l’Olimpiade 2036: sarà un’Italia 4 punto 0”.
 

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