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Il cialtronismo di Dazn, Chiellini e Djokovic

Jack O'Malley

Dopo due giorni di panico tra amici, conoscenti e parenti che si erano divisi la spesa dell’abbonamento alle partite della Buffering Serie A, nulla cambia. Intanto alla Juventus si riparla di Superlega e il tennista serbo si dedica al complottismo

Nella settimana in cui il capitano della Juventus, Giorgio Chiellini, dice di volere la Superlega perché “un giocatore di livello della Juve vuole giocare quelle partite, con tutto il rispetto” – e comprensibilmente lo dice poche settimane dopo avere perso contro Empoli, Sassuolo e Verona, che in una Superlega europea non rischierebbe di incontrare mai – ho visto che è diventato un caso politico il tentativo cialtronissimo di Dazn di arrotondare gli scarsi guadagni che gli scontenti tifosi di calcio italiani le stanno facendo fare da inizio stagione.

Due giorni di panico tra amici, conoscenti e parenti che si erano divisi la spesa dell’abbonamento alle partite della Buffering Serie A, governo che convoca i dirigenti della piattaforma streaming e poi la retromarcia con un comunicato-pezza in cui per giustificare la scelta di non fare più guardare le partite in contemporanea su due device diversi si fa la morale sulla segretezza delle password: “È chiaramente indicato che il servizio Dazn e tutti i contenuti visualizzati attraverso lo stesso, sono ad esclusivo uso personale e non commerciale. Inoltre: la password deve essere mantenuta al sicuro, i codici di accesso non devono essere condivisi con nessuno o essere in altro modo resi accessibili ad altri. Dall’inizio del campionato di calcio di Serie A abbiamo constatato un considerevole incremento di comportamenti non corretti che non può essere ignorato. Tuttavia, nel rispetto di coloro che usano in modo corretto la condivisione e con l’obiettivo di tutelare l’interesse dei nostri abbonati, nessun cambio verrà introdotto nella stagione in corso”. E ci mancherebbe pure, dico io. Già spendere 15 euro al mese per vedere un campionato mediocre è un furto, buttarne il doppio sarebbe come offrire un giro di birre analcoliche agli amici del pub: oltre il danno della spesa, la beffa della mancata sbronza. A sto punto meglio spenderle in champagne e cibo cinese. 


A proposito, vorrei brindare al nostro capitano Harry Kane, personaggio ahinoi perfetto per questi tempi in cui la fragilità vende più del successo: l’attaccante del Tottenham ha spiegato in conferenza stampa di avere pagato un tributo mentale allo stress della sconfitta in finale all’Europeo (maledetti voi) e alle voci di mercato durante l’estate. Povero Harry a pezzi, con i fantasmi di Wembley che lo tormentano e la certezza che l’Inghilterra – lo sappiamo tutti, qui – non vincerà più nulla.

 

L’altro brindisi di oggi lo faccio a Novak Djokovic, ormai maestro indiscusso di complottismo. L’Agamben del tennis ha detto che “non leggo giornali, edizioni online o cartacee, non guardo notizie in tv da diversi anni. Il sistema dell’informazione sta andando in una direzione che si allontana molto dalle basi oneste del giornalismo”. Non fatevi ingannare, non è un claim pubblicitario del New York Times o un tweet del public editor della Stampa. Il serbo numero uno al mondo ha spiegato che “c’è sempre meno informazione libera e giornalismo indipendente. Sempre più testate sono controllate da una o due società. Così facendo, riescono a far passare la loro propaganda in favore dell’élite e di certi gruppi sociali. Di sicuro mi pesa questa cosa, ma non mi fermerà dall’esprimere la mia opinione su ciò che penso sia giusto”. Aspettate che inizi a perdere qualche partita, e lo vedrete appeso per le palle sulle prime pagine di tutti i giornali.              

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