Euro 2020

Belgio in ginocchio, vince l'Italia. Azzurri in semifinale

Diavoli Rossi battuti 2-1 ai quarti di finale. Segnano Barella e Insigne. Lukaku non basta. Adesso la Spagna a Wembley

Piero Vietti

A Monaco una partita da grande squadra, giocata in modo intelligente e cinico quanto serve, con più botte e meno sorrisi del solito, capacità di soffrire e di colpire.

Un’Italia matura e unita alterna momenti di bel gioco a lunghe fasi di lotta, batte la-squadra-più-forte-ancora-in-corsa-all’Europeo, il Belgio, e va a giocare la semifinale a Wembley contro la sesta squadra di fila con la maglia rossa, la Spagna vittoriosa ai rigori contro la Svizzera. Un quarto di finale da grande squadra, giocato in modo intelligente e cinico quanto serve, con più botte e meno sorrisi del solito, capacità di soffrire e di colpire. Partita dai due volti, come si dice volendo essere banali. Un primo tempo da sballo in cui alla fine era arrivato anche l’alibi. Comunque finisca la partita avremmo saputo di cosa parlare: quello fischiato al Belgio al 45’ non è rigore 99 volte su 100, la panchina si innervosisce, le chat dei tifosi italiani parlano solo di quello per tutto l’intervallo. Eppure nei 44 minuti precedenti (e non solo) è un’Italia meravigliosa: prese le misure su Lukaku che sfugge un paio di volte a inizio partita, gli Azzurri manovrano bene, sono pericolosi e si vedono annullare un gol per fuorigioco di Bonucci.

Donnarumma ci ricorda per ben due volte che se il PSG lo pagherà così tanto un motivo c’è, De Bruyne e Lukaku organizzano un paio di discese che ci tagliano in due ma non ci colpiscono al cuore. Immobile sembra un Belotti minore, si batte e colpisce le chiappe avversarie tirando sbilanciato. A un certo punto cade in area, fa un po’ di scena sperando che l’arbitro fischi un rigore, Barella se ne frega e tira dopo un assist perfetto di Verratti: gol e tanti saluti a noi esperti che lo avevamo visto stanco e nervoso con l’Austria e suggerivamo a Mancini di lasciarlo riposare ai quarti. I tifosi belgi sugli spalti sono bruttissimi, non solo quelli vestiti da diavolo, fanno casino e cantano, la telecronaca Rai sottolinea che sono “incuranti di qualsiasi distanziamento”, e mentre ci chiediamo se quindi siano dei pericolosi populisti di destra Insigne azzecca il tiraggiro, gran gol e 2-0. Esultano i tanti italiani presenti a Monaco, compreso uno inquadrato poco prima che indossa una bandiera tricolore con delle clamorose nappe da ambasciata.

Siamo perfetti, ma poi Lukaku non sbaglia il rigore, si va a riposo 2-1 e incazzati con l’arbitro (siamo pur sempre italiani). Il secondo tempo è faticoso, ma i ragazzi di Mancini non sono così italiani da aspettare e ripartire, giocano e infatti rischiano il 2-2 su un contropiede belga che Lukaku fa terminare sulla natica destra di Spinazzola, talmente dura da darci l’illusione del palo. Sarà l’aria di Germania, ma Immobile sembra quello della stagione al Borussia Dortmund e a tratti è più inutile delle hostess Uefa che girano sugli spalti con cartelli che invitano i tifosi a mantenere le distanze tra loro. Spinazzola meriterebbe il gol, a un certo punto viene il sospetto che siano due, come gli Hazard del Belgio. I Diavoli Rossi si difendono e ripartono come se a vincere fossero loro, solo che quando lo fanno sono dolori, soprattutto con Doku. Al 70’ a Lukaku manca un centimetro per colpire sulla linea di Donnarumma, le squadre si allungano, Immobile perde un altro pallone e Mancini si incazza: dentro Belotti, fuori Ciro. Con il Gallo entra anche Cristante, al posto di Verratti.

Continuiamo a spingere noi, ci ripetiamo apotropaicamente che se l’arbitro non avesse regalato quel rigore ai nostri avversari sarebbe un’altra partita. Al 76’ Spinazzola chiede il cambio, piange disperato perché sa di essersi fatto molto male, e noi muoriamo un po’ dentro: tocca a Emerson. Con lui entra anche Berardi, fuori Insigne. Oriali ha un malore in panchina, e anche noi non ci sentiamo molto bene. Gli ultimi minuti sono un’apnea: Italia in difesa e Belgio che manovra. Belotti viene preso a gomitate ma l’arbitro non vede. Il recupero è un’agonia, i nostri cadono a terra e perdono tempo, i belgi tengono palla ma non tirano in porta. In semifinale a Wembley andiamo noi, non i numeri 1 del ranking Fifa. Possiamo battere anche la Spagna, non dobbiamo più nasconderci.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.