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Francia-Svizzera è stata una collezione di cliché dell'epica sportiva

Gianluca De Rosa

L'ottavo di finale di Euro 2020 tra tansalpini ed elevetici conteneva, stranamente, tutti i processi narrativi di una partita di Holly e Benji

Non sempre il calcio risponde alle esigenze del racconto. Raramente si fa leggenda o tragedia. È questione di tempi drammatici, di puntualità della trama. E spesso 90 minuti iniziano e finiscono come tutti si aspettavano. Altre volte no. Altre volte anche il calcio giocato somiglia stranamente ad Holly e Benji. Poche partite come l’ottavo serale di ieri sera, Svizzera-Francia, rispettano così rigorosamente i cliché dell’epica sportiva. E non solo per il finale.

I campioni del mondo sfidano una squadra coriacea, ma sulla carta nettamente più debole. La squadra dei fenomeni - la Francia di Benzema, Mbappé, Pogba, Kanté, Griezmann - incontra la terza qualificata del girone A (quello dell’Italia), la Svizzera di Vladimir Petkovic, eroe poliglotta della coppa Italia del 2013 che consente ancora ai laziali di sfottere i cugini giallorossi bruciati dalla “Coppa in faccia”, vinta grazie a un gol di Senad Lulic. Insomma, squadra debole, ma personaggio, Petkovic, promettente, di quelli che sanno offrire indimenticabili storie di calcio. Il finale, comunque, sembra scontato. La Francia parte a mille allora. Accelerazioni, dribbling, tiri. Poi però al 15esimo succede l’imprevisto. Zuber mette un cross da sinistra, Haris Seferovic, attaccante del Benfica, spunta e insacca. La Svizzera è avanti 1 a 0. Calma. Gli imprevisti succedono. Gli elvetici, comunque, tengono a botta e si va negli spogliatoi ancora sullo stesso parziale.

La normalità - il calcio sport, non il calcio racconto - vorrebbe che il secondo tempo sia quello della scontata rimonta dei campioni. E invece no. Non subito almeno. Al 52esimo Pavard entra male sul Zuber, l’arbitro all’inizio lascia correre, ma poi il var dice un’altra cosa: il fallo c’è. Rigore per la Svizzera. Sul dischetto va il difensore del Torino Ricardo Rodriguez. Tiro basso sul palo sinistro, Lloris para. La pallina del meccanismo narrativo perfetto comincia a rotolare sul piano inclinato. Alla Francia bastano quattro minuti per ribaltare il risultato. Al 57esimo Mbappé imbuca in area per Benzema che di sinistro pareggia la partita. È 1 a 1. Due minuti più tardi altra azione pericolosa della Francia: Griezmann mette una palla che attraversa la linea di porta, arriva Benzema che di testa fa 2 a 1. Sembra la fine. E non basta. Al 75esimo Paul Pogba s’inventa un tiro incredibile (non diversissimo da quello calciato contro il Portogallo, salvato dalla rete da un intervento straordinario del portiere lusitano Rui Patricio). A Bucarest è 3 a 1. Se lo sport non fosse in grado di farsi romanzo, saremmo ai titoli di coda. Ma alla prima trama - il rigore sbagliato dalla squadra in vantaggio della partita che, inevitabilmente, in un attimo si capovolge - se ne aggiunge un’altra dal potenziale drammatico superiore.

All’81esimo la Svizzera, mai doma, continua ad attaccare. Mbabu da destra mette un traversone al centro. Spunta il solito Seferovic che incorna di testa con forza micidiale. Incredibile, ma vero: è 3 a 2. “Vabbè è l’ottantesimo, in dieci minuti cosa vuoi che succeda”, commentano gli spettatori più scettici davanti alle tv. Poverini. All’84esimo Mario Gavranovic, attaccante della Dinamo Zagabria subentrato a Shaquiri dieci minuti, prima segna il gol del pari. Ma, attenzione, è fuorigioco. Poi, però quando la partita volge davvero al finale, il minuto è il 90esimo, sempre Gavranovic riceve da Xhaka non lontano dall’area francese, con il sinistro smarca un difensore, e con una botta di destro insacca in porta. Si va ai supplementari.

Sui volti dei calciatori francesi comincia a fare capolino un’espressione preoccupata. È la premonizione della tragedia. I 30 minuti di extra-time scorrono senza far rumore. Per un buon racconto servono i calci di rigore. 

Le squadre si riuniscono in capannello. Ci si fa forza. Per la Francia sono già usciti ottimi potenziali tiratori come Griezmann e Karim Benzema. Rimane il fenomeno, Kylian Mbappé. 

Si comincia a tirare. Per la Svizzera va Gavranovic. Poi alternati: Pogba, Schar, Giroud, Akanji, Thuram, Vargas, Kimpembe. Non sbaglia nessuno. Gli spettatori cominciano a chiederselo: ma il campione? Dove è Mbappé? La Svizzera tira il quinto rigore: Mehmedi insacca. Mbappé finalmente appare. È l’atto finale. Va sul dischetto, respira, e affonda. Tiro forte ma a mezza altezza sul palo sinistro. Il portiere della Svizzera, Sommer, si tuffa dal lato giusto e con la mano di richiamo respinge il pallone. L’esultanza degli elvetici è incontenibile. Mbappé si guarda intorno, incredulo e sperduto. L’eroe è caduto. Il sipario cala tra applausi e lacrime.

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