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facce da euro 2020

Il calcio, ma gaelico, di Jack Grealish

Francesco Caremani

Il centrocampista dell'Inghilterra si porta all'Europeo un bel pezzo di Irlanda. Gioca in verticale, crea spazi dove nessuno li vede, dribbla e corre un sacco. Sarà lui il giocatore a cui si aggrappreranno gli inglesi

Faccia da guascone, sinistro sopraffino e il cuore custodito negli spogliatoi del Villa Park. Jack Grealish è uno dei giocatori più attesi di questo Europeo che fa il suo esordio a Wembley contro la Crozia, nella rivincita della semifinale di Russia 2018.

Nato a Birmingham è cresciuto a Solihull, West Midlands, con forti origini irlandesi grazie a tre nonni su quattro, il bis bisnonno, Billy Garraty, nel 1905 ha vinto l’FA Cup con l’Aston Villa. Ha iniziato a giocare con l’Highgate United, ma poi, a parte una stagione in prestito al Notts County, ha vestito sempre la maglia dei Villans, club di cui è tifoso. Squadra che nel 2019 ha contribuito a riportare in Premier League, salvandola poi con le sue prestazioni e i suoi gol: 32 in 213 partite. Tra i dieci e i quattordici anni ha praticato anche calcio gaelico, sport che secondo alcuni ne ha, positivamente, condizionato l’incedere verso la porta avversaria e irrobustito le gambe; sua compagna di squadra è stata Aoife Mannion, oggi difensore del Manchester City Women’s. L’Irlanda gli è rimasta così addosso da averci giocato fino all’Under 21 per poi sbarcare in quella inglese.

In Inghilterra i paragoni si sprecano. C’è chi vede in lui il nuovo Gascoigne, chi Beckham (con il piede ‘sbagliato’), chi addirittura un Totti albionico: “Martin O’Neill, quando ero giovane, mi ha detto che è meglio essere preso a calci vicino all’area di rigore avversaria piuttosto che nella mia metà campo. Ora capisco perché”. Bravo nelle punizioni, nelle ultime due stagioni di Premier League ha subito 277 falli, uno ogni 19,6 minuti, secondo Wilfried Zaha (Crystal Palace) con 208 (28,3). Gli piace attaccare in verticale, creare spazi dove nessuno li vede, dribblare e portare una pressione costante alla difesa avversaria. Tutte cose che lo espongono alle ruvidezze dei difensori, mentre cerca di superarli sia di sinistro, il suo piede nobile, che di destro. Nel 2018, quando tutto il Paese sognava il Mondiale, lui era a Marbella e Ibiza in vacanza, questa volta è uno dei protagonisti della nazionale e, gli inglesi sperano, pure dell’Europeo. Gareth Southgate, nelle ultime due amichevoli contro Austria e Romania, l’ha schierato al centro, dietro l’unica punta. E Jack racconta già dell’ottima intesa con Kane.

In nazionale ha il 7 di David, dice di essere un 10 e di adorare quel ruolo. Qualche tempo fa, però, ha dichiarato: “Alcune persone dicono che dovrei essere un’ala sinistra, no grazie. Odio quella posizione! Sono un numero 8. Giocherei numero 10 se richiesto, ma non ci gioco da tre anni”. In campo si muove in verticale, cercando di ricevere sempre palla tra le linee e scovando il modo migliore per colpire, in proprio o servendo il compagno meglio piazzato. Manchester United e Arsenal l’hanno cercato ma l’Aston Villa, che forse non ha un giocatore così promettente dai tempi di Gary Shaw, chiede 75 milioni di sterline. Nella sua vita c’è anche una cicatrice profonda: il fratellino, Keelan, è scomparso nell’aprile del 2000 a causa della sindrome della morte improvvisa, quando aveva nove mesi. E se lo guardate bene negli occhi scoprirete che sotto quel sorriso iconico c’è un velo di tristezza. I tanti falli che subisce rischiano di metterne a repentaglio l’integrità fisica, ma quello è il suo modo di giocare, quello che l’ha trasformato nell’eroe moderno del Villa Park e che potrebbe farlo diventare icona nazionale: “Grealish on fire”.

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