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Birre al pub e calcio allo stadio. Di nuovo

Massimiliano Vitelli

Nel Regno Unito i tifosi stanno per ritrovare un minimo di normalità. Quel filo che unisce la birra al pallone che il Covid sembrava aver reciso

Un paio di pinte di birra al pub e poi allo stadio a vedere la partita. Quello che fino a poco più di un anno fa era routine per milioni di tifosi di calcio sparsi in tutto il mondo, oggi è un miraggio per moltissimi, ma non per tutti. Già, perché nel Regno Unito di Boris Johnson il sogno di ogni supporter sta per tornare a realizzarsi. Il metodo J sta funzionando, la decisione del premier britannico di inoculare la prima dose di vaccino a tutti i sudditi di Sua Maestà prima di passare al bis sembra essere stata la scelta giusta. Le terapie intensive si sono svuotate, da qualche giorno sono spariti o quasi i decessi ed è tornato invece l’entusiasmo, non quello figlio di un ottimismo a volte privo di basi sul quale poggiarsi, ma quello che arriva da dati di fatto inconfutabili e numeri che hanno valore di prove. La situazione attuale è ha spinto il Governo a fissareo le date di un ritorno alla “normalità”, a partire dal quella del 12 aprile. Sui calendari dei cittadini britannici sarà già stata segnata col circoletto rosso, perché tra le tante attività che permetteranno alla british economy di ripartire e di iniziare ad affrontare l’emozionante, difficile, ma anche affascinante sfida post-brexit, riapriranno i pub. E non è un segreto quanto questi luoghi un tempo fumosi e ricchi di mistero, oggi più politically correct ma lo stesso calamitanti, siano un vero must per tutti, dai bambini ai centenari.

 

Le Public House (questo il nome originario abbreviato poi in pub) sono un punto di ritrovo fondamentale, un vero centro della vita delle comunità. E negli anni, oltre ad accogliere uomini in cerca di conforto in un bicchiere di scura o intere famiglie pronte a confrontarsi sui più disparati temi dell’esistenza, sono diventati una tappa obbligata per gli appassionati di calcio. Così tanto che ogni tifoseria ha il suo locale di riferimento e fuori da alcuni, addirittura, c’è apposto un cartello che invita i supporter dei club rivali a fare il pieno da un’altra parte.

 

Sei giorni dopo che tornerà a suonare la campanella nei pub (quella che da tradizione avvisa gli avventori che è ora di svuotare le pinte in fretta perché il locale sta per chiudere), il mondo del calcio inglese riabbraccerà i tifosi allo stadio. Sabato 18 aprile a Wembley si disputerà la seconda delle due semifinali di FA Cup (la prima ci sarà sabato 17), ed è con questo appuntamento che il Premier Boris Johnson vuole passare all’incasso tra gli appassionati, aprendo a 4.000 persone la possibilità di tornare ad esultare per un gol o ad imprecare per un errore sotto porta. A scendere in campo, il Leicester City e il Southampton (nell’altra sfida, a porte chiuse, si affronteranno il Chelsea e il Manchester City). “Una parte dei biglietti verrà messa a disposizione del personale sanitario – si legge in una comunicazione ufficiale diramata dall’English Football League – come ringraziamento per l’incredibile servizio offerto durante la pandemia del Covid-19”. Il resto sarà diviso equamente tra i due club che provvederanno a destinali ai propri tifosi.

 

Intanto cresce l’attesa per la finale di FA Cup che, sempre a Wembley, vedrà protagonista ancora il Manchester City, stavolta a giocarsela col Tottenham Hotspurs di José Mourinho. Per questo grande appuntamento saranno ammessi 8.000 tifosi, gli altri seguiranno la sfida al pub.

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