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non dimenticatevi dei tifosi

Lo stallo sui diritti tv tra soldi, innovazione e nuove alleanze

La Serie A non decide ancora tra Sky e Dazn. Le ragioni di chi è per la svolta e quelle dei dubbiosi

Piero Vietti

L’assemblea di Lega  non ha dato il via libera all’offerta di Dazn per i diritti tv della Serie A del prossimo triennio. Undici voti a favore  della proposta da 840 milioni di euro avanzata dalla piattaforma streaming. Nove i presidenti astenuti, la maggioranza necessaria era di 14 voti

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Come previsto, venerdì l’assemblea di Lega  non ha dato il via libera all’offerta  di Dazn per i diritti tv della Serie A del prossimo triennio. Undici voti (Atalanta, Cagliari, Fiorentina, Hellas Verona, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Parma e Udinese) a favore  della proposta da 840 milioni di euro avanzata  dalla piattaforma streaming di proprietà del magnate di origine ucraina Leonard Blavatnik, che in partnership con Tim vorrebbe  trasmettere 7 gare in esclusiva e 3 in co-esclusiva a giornata. Nove i presidenti astenuti, la maggioranza necessaria era di 14 voti. Resta indietro l’offerta di Sky, che ha offerto 750 milioni per trasmettere tutte e dieci le partite ma non in esclusiva, lasciando la possibilità di creare un canale della Lega Serie A, un progetto che vale almeno altri 100 milioni (Eleven Sports ne offrirebbe 110) e stava a cuore a molti, ma che sembra essersi un po’ raffreddato negli ultimi tempi, dato che l’opzione Dazn non lo contempla. Il termine ultimo per decidere sui diritti è il 29 marzo, è probabile che ci sia una nuova assemblea già la prossima settimana, durante la quale si tornerà anche a discutere della possibile alleanza con i fondi CVC-Advent-FSI. Si annunciano giorni di trattative – a Dazn mancano tre voti per vincere – e di nuove offensive, come la lettera con cui Sky giovedì sera poneva l’attenzione su un possibile vulnus al principio della concorrenza nell’accordo tra Tim e Dazn, tra loro concorrenti sul mercato delle piattaforme. Questa sfida sui diritti tv del calcio italiano ha almeno due conseguenze positive: intanto, nessun altro campionato europeo ha visto infatti aumentare il valore del proprio prodotto come succederebbe invece per la Serie A – un particolare non secondario dato il periodo di crisi economica. Non solo, la concorrenza tra Dazn e Sky ha spinto entrambi a puntare di più sull’innovazione nelle loro offerte.

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Come previsto, venerdì l’assemblea di Lega  non ha dato il via libera all’offerta  di Dazn per i diritti tv della Serie A del prossimo triennio. Undici voti (Atalanta, Cagliari, Fiorentina, Hellas Verona, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Parma e Udinese) a favore  della proposta da 840 milioni di euro avanzata  dalla piattaforma streaming di proprietà del magnate di origine ucraina Leonard Blavatnik, che in partnership con Tim vorrebbe  trasmettere 7 gare in esclusiva e 3 in co-esclusiva a giornata. Nove i presidenti astenuti, la maggioranza necessaria era di 14 voti. Resta indietro l’offerta di Sky, che ha offerto 750 milioni per trasmettere tutte e dieci le partite ma non in esclusiva, lasciando la possibilità di creare un canale della Lega Serie A, un progetto che vale almeno altri 100 milioni (Eleven Sports ne offrirebbe 110) e stava a cuore a molti, ma che sembra essersi un po’ raffreddato negli ultimi tempi, dato che l’opzione Dazn non lo contempla. Il termine ultimo per decidere sui diritti è il 29 marzo, è probabile che ci sia una nuova assemblea già la prossima settimana, durante la quale si tornerà anche a discutere della possibile alleanza con i fondi CVC-Advent-FSI. Si annunciano giorni di trattative – a Dazn mancano tre voti per vincere – e di nuove offensive, come la lettera con cui Sky giovedì sera poneva l’attenzione su un possibile vulnus al principio della concorrenza nell’accordo tra Tim e Dazn, tra loro concorrenti sul mercato delle piattaforme. Questa sfida sui diritti tv del calcio italiano ha almeno due conseguenze positive: intanto, nessun altro campionato europeo ha visto infatti aumentare il valore del proprio prodotto come succederebbe invece per la Serie A – un particolare non secondario dato il periodo di crisi economica. Non solo, la concorrenza tra Dazn e Sky ha spinto entrambi a puntare di più sull’innovazione nelle loro offerte.

E se le ragioni delle undici favorevoli ad abbandonare Sky dopo anni di collaborazione sono evidenti – soldi, tanti, benedetti e subito – quelle dei nove dubbiosi non sembrano però campate in aria. Intanto  smentiscono il luogo comune per cui le società medio-piccole  sono quelle che pensano soltanto al vile denaro: sono infatti Benevento, Bologna, Crotone, Genoa, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spezia e Torino quelle ad essersi astenute. Meglio qualche soldo in meno subito, dicono, ma la certezza di continuare a fare vedere le partite sul satellite e avere le mani libere per creare con relativa calma il canale streaming della Lega (fra tre anni il mercato sarà diverso, la pay tv superata, ma oggi quanti tifosi hanno accesso a uno streaming di qualità?). Non abbandonare il certo per il  più ricco incerto permetterebbe di sviluppare meglio il prodotto-calcio italiano, cosa che per qualche big come Juventus e Inter non è comprensibilmente una priorità, tra prospettive di Superlega europea e incombenze societarie. La dirigenza della Lega Serie A sembra credere di più all’ipotesi Dazn, il voto di venerdì ha dato un’indicazione abbastanza chiara, anche se tutto è ancora possibile. In mezzo, confusi come spesso succede, ci sono i tifosi, in attesa di capire cosa inventarsi l’anno prossimo per seguire la propria squadra del cuore. 

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