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“Così porterò Tyson a boxare al Colosseo”. Parla Vincenzo Cantatore

Giorgio Burreddu

“Dopo l’incontro che Mike ha in programma contro Holyfield vedremo. Ne stiamo parlando, il mio staff è al lavoro e noi siamo disponibili per mettere in piedi questo evento e per onorare la boxe”

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Adesso che ha cinquant’anni, Vincenzo Cantatore ha capito cosa vuol fare davvero nella vita. “Vivere pienamente, ancora più di quello che ho fatto fino a oggi. Mi sento l’energia dei trent’anni, ho gli stessi recuperi fisici e anche le stesse ambizioni”. Ne ha diverse, ma una la sta costruendo un mattoncino alla volta. E’ l’incontro, “show-esibizione” lo definisce lui, contro Mike Tyson. E non è un caso che la location individuata sia il Colosseo, “l’arena di tutti i gladiatori, lì non si può che onorare la storia”. Roma non fu costruita in un giorno, e molto ci vorrà anche per deliberare per bene questo spettacolo che comunque ha già una data, “giugno”, ma anche diverse criticità da affrontare. “Dopo l’incontro che Mike ha in programma contro Holyfield vedremo. Ne stiamo parlando, il mio staff è al lavoro e noi siamo disponibili per mettere in piedi questo evento e per onorare la boxe”.

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Adesso che ha cinquant’anni, Vincenzo Cantatore ha capito cosa vuol fare davvero nella vita. “Vivere pienamente, ancora più di quello che ho fatto fino a oggi. Mi sento l’energia dei trent’anni, ho gli stessi recuperi fisici e anche le stesse ambizioni”. Ne ha diverse, ma una la sta costruendo un mattoncino alla volta. E’ l’incontro, “show-esibizione” lo definisce lui, contro Mike Tyson. E non è un caso che la location individuata sia il Colosseo, “l’arena di tutti i gladiatori, lì non si può che onorare la storia”. Roma non fu costruita in un giorno, e molto ci vorrà anche per deliberare per bene questo spettacolo che comunque ha già una data, “giugno”, ma anche diverse criticità da affrontare. “Dopo l’incontro che Mike ha in programma contro Holyfield vedremo. Ne stiamo parlando, il mio staff è al lavoro e noi siamo disponibili per mettere in piedi questo evento e per onorare la boxe”.

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Cantatore nella vita ha fatto molto, “non tutto perché è impossibile ma la voglia di imparare sognare rilanciare costruire è tanta”. Ha fatto la tv, è stato definito il precursore dello showman moderno, ha lavorato nel calcio, allenato manager, campioni (Sinisa Mihajlovic, per esempio) o perfetti sconosciuti. Senza mai dimenticare il sociale. “Facevo volontariato nel carcere di Rebibbia, ho lavorato con i ragazzi con problemi di salute mentale. Con Santo Rullo, che fa lo psichiatra, abbiamo messo su una squadra di calcio a 5 per pazienti psichiatrici, abbiamo giocato i primi campionati mondiali a Osaka, nel 2018, e vinto il bronzo. Alleno gente con il Parkinson”. Lo fa alla Top Rank, la palestra nel cuore di Roma. 

  

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Il Covid ha messo a dura prova anche i pugni di Cantatore. “Devo essere onesto: ora il sociale lo sto facendo su me stesso. Questa pandemia ha cambiato tante cose. I miei guadagni, per dire, sono scesi dell’ottanta per cento. Voglio ripartire”. A fare il pugilato ce lo mandò papà Pasquale. “Gli piaceva, voleva che imparassi qualcosa. Mi portò in una delle palestre più vecchie di Roma, stava in via Merulana e quando entravi c’era il circolo coi vecchietti che fumavano e giocavano a carte. E poi c’era una porticina, sembrava Chicago negli anni Trenta. Ero un ragazzo di buona famiglia, tutto pulito e caruccio. Viziato. Dietro quella porta c’era il mondo”. Una finestra sul mondo che per Cantatore è diventata tutto, “anche se all’inizio non lo apprezzavo. Invece mi ha insegnato a soffrire, resistere, ambire e sacrificare. Fino a gioire. È vita nel vero senso della parola”.

  

Campione mondiale ed europeo dei pesi massimi leggeri WBU, per Cantatore i pugni sono sempre stati l’essenza di altro. “Quando ho smesso ho sentito una parte di me chiudersi, ma era il momento giusto e quindi va bene così”. Quello che l’ex pugile romano vuole ricostruire con Tyson non è solo un chicca per i fan, per i curiosi, è anche il progetto di un uomo ambizioso. “Tyson è come Maradona, anzi è il Maradona del pugilato. È la massima espressione della potenza, dell’energia. Holyfield è un grandissimo pugile, con tanta esperienza. Umile. Capace di individuare i punti deboli. Idoli veri io non ne ho mai avuti. Ho ammirato la professionalità di Ayrton Senna, non ho mai tifato Ferrari. Ho amato Salvador Sanchez, faceva un pugilato diverso dagli altri. E nel calcio Sebino Nela, è lui che ammiravo di più”. 

  

Quello che ha imparato è stato papà a insegnarglielo, “a conquistare qualsiasi cosa volessi, come ha fatto lui”. Non tutto è andato sempre secondo i piani. “Ho raggiunto tanti successi, ma ho preso anche tante palate in faccia. Una delle ultime è stata non prendermi una pausa di riposto dopo l’Europeo nel 2005. Avevo fretta, volevo fare la tv. Ho avuto un po’ di presunzione, invece dovevo avare più pazienza”. Pazienza e dedizione, il match Cantatore-Tyson non è solo business. “Dietro c’è un sogno. Mi allenerò, questo lo vedremo. Ma soprattutto sarà uno di quegli eventi in grande stile che aiutano a pensare in grande. Ne abbiamo tutti bisogno”.

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