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Il foglio sportivo

Colpiscila ancora, Tiger Woods

Silvio Grappasonni

Dopo l’incidente il più grande golfista di sempre potrebbe non tornare più in campo. Così ha rivoluzionato questo sport

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Martedì scorso Tiger Woods è stato coinvolto in un grave incidente stradale a Los Angeles, tra Rolling Hills e Rancho Palos Verde, 50 chilometri  a sud dal Riviera Country Club. La sua auto si è ribaltata e nell’incidente il golfista più famoso del mondo ha riportato la frattura di tibia e perone della gamba destra. La riabilitazione sarà molto lunga, quasi certamente la sua carriera compromessa. Le immagini della sua auto distrutta, trasmesse sulle tv  e sui canali social in tutto il mondo sono terribili, ed è un miracolo che sia vivo.

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Martedì scorso Tiger Woods è stato coinvolto in un grave incidente stradale a Los Angeles, tra Rolling Hills e Rancho Palos Verde, 50 chilometri  a sud dal Riviera Country Club. La sua auto si è ribaltata e nell’incidente il golfista più famoso del mondo ha riportato la frattura di tibia e perone della gamba destra. La riabilitazione sarà molto lunga, quasi certamente la sua carriera compromessa. Le immagini della sua auto distrutta, trasmesse sulle tv  e sui canali social in tutto il mondo sono terribili, ed è un miracolo che sia vivo.

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È gia la terza volta che Tiger è protagonista di incidenti stradali. L’ ultima volta fu nel maggio del 2017, in Florida. Woods fu trovato addormentato al volante della sua auto danneggiata e parcheggiata al bordo della strada.
Questa volta però le conseguenze sono gravissime, si parla di una riabilitazione difficile e dolorosa per il 15 volte campione major per provare a tornare su un campo da golf. Tiger avrebbe bisogno di un miracolo, ma lui sa come si fa. Ne compì uno nel 2019, quando trionfò al Masters di Augusta dopo quasi due anni di stop e quattro operazioni subite alla schiena. Una vittoria incredibile quella al Masters: solo pochi mesi prima molti lo avevano dato per finito, invece Woods con una prestazione fantastica nell’ultimo giro riuscì a vincere la sua quinta “giacca verde”. Quello è stato uno dei più incredibili ritorni alla vittoria, una resurrezione sportiva come raramente se ne sono viste. 

 

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Il grande Gianni Clerici, scrittore, giornalista e commentatore di tennis, diceva che provare a definire “il più grande giocatore di tutti i tempi” è sbagliato: ogni numero uno è tale nel periodo in cui gioca, è inutile cercare una divinità che non esiste. Sono d’accordo, ma c’è un eccezione: nel golf, e solo nel golf questa divinità esiste, e si chiama Tiger Woods. Un  giocatore che è stato il numero uno del mondo per oltre cinque anni consecutivi, vincendo 82 gare solo sul PGA Tour e 15 tornei del grande Slam, deve essere considerato il più forte giocatore di tutti i tempi. Tiger sta al golf come i Beatles stanno alla musica, Federer al tennis o Maradona al calcio, è un fuoriclasse assoluto, uno che è riuscito a  cambiare il modo di giocare uno sport, un mix di fisicità e tecnica che hanno letteralmente stravolto tutti i parametri del golf. Quando arrivò sul circuito, nel lontano 1996, era già conosciuto dagli addetti ai lavori. La sua fama di predestinato lo aveva preceduto in Europa, e quando lo vidi in campo per la prima volta all’Open Championship – aveva solo vent’anni all’epoca – capii subito di avere di fronte un giocatore di un altro livello.

 

Di colpo ci siamo trovati di fronte a un golfista che con velocità e forza riusciva a colpire la palla con grande violenza, ma contemporaneamente a indirizzarla con precisione millimetrica. Tirava sempre più forte e più preciso, e lo sapeva fare ancora meglio quando era sotto pressione, nei momenti più importanti del torneo.  Si dice spesso che i grandi giocatori si vedono nei momenti decisivi. Tiger è grande proprio per questo, è un giocatore che fa sempre la cosa giusta nel momento più difficile della gara, con una capacità di concentrazione nettamente superiore alla media. Non è un caso che abbia collezionato 54 vittorie e solo 4 sconfitte nei tornei in cui era in testa dopo tre giri, un record che sarà molto difficile battere. Woods ha magnetismo, carisma, fisico, tecnica, ma la sua vera arma vincente sta nello spirito di sacrificio e nella cultura del lavoro, qualità che gli ha trasmesso suo papà Earl, vero punto di riferimento per Tiger soprattutto nei primi anni di carriera.

 

Sarà molto difficile per lui tornare al golf competitivo dopo questo incidente, ma considerarlo già fuori dai giochi è sbagliato, visto quello che è riuscito a fare nel 2019. Di campioni come lui ne nasce uno ogni 40 anni. E proprio un fuoriclasse di tanti anni fa, Ben Hogan, ebbe lo stesso grave incidente in auto, con numerose fratture alle gambe. Hogan tornò a giocare e vincere. Non sappiamo se la storia  si possa ripetere, però lo speriamo: mai uno sport è stato così legato a un grande campione come il golf con Tiger.  Woods è un fuoriclasse trasversale che ha fatto conoscere il golf in paesi dove questo gioco era  sconosciuto, almeno due generazioni di golfisti si sono ispirate a lui. Non è solo il golf che spera di rivederlo in campo, ma tutto lo sport.

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